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The Crown 4×10 – WarTEMPO DI LETTURA 6 min

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The Crown si chiude con un episodio perfetto, che conclude una stagione perfetta, confermandosi la miglior serie tv di stampo storico mai realizzata.
Sin dalla prima stagione lo show di casa Netflix si era contraddistinto per la sua grande qualità, tuttavia anno dopo anno si è deciso di alzare l’asticella ed il risultato è visibile a tutti, vista la perfezione di questa quarta stagione.
Nonostante le rimostranze dei Reali Inglesi – sono di questi giorni le ennesime pubbliche accuse di William e Harry contro la serie – gli autori non si sono fatti scoraggiare e hanno trattato quasi tutti gli argomenti scottanti che ci si sarebbe potuti aspettare.
L’attesa per questa stagione era altissima visti i nuovi personaggi, tra i più discussi e amati di sempre, ma considerato il risultato finale si può dire che gli spettatori siano stati ampiamente ripagati.

UN BUDGET ENORME E SI VEDE


Il comparto tecnico di questo decimo appuntamento è decisamente degno di nota, con fotografia e regia perfette, impreziosite ulteriormente dai costumi, elemento fondamentale per una serie storica, che si confermano il fiore all’occhiello della serie, semplicemente strepitosi.
Il ritmo narrativo è perfetto, senza andare mai oltre le righe e con una cadenza naturale inframezzata dalle liti coniugali e un montaggio alternato che rende quanto mai distanti le vite di Diana e Carlo, sia a livello visivo che emotivo.
Ma a fare veramente la differenza in questa stagione è stato un cast semplicemente mastodontico: prima di parlare dei pezzi da 90, è giusto menzionare le ottime performance di Tobias Menzies e Helena Bonham Carter, che nonostante il ridotto screen time a disposizione hanno reso al meglio i propri personaggi. Due grandi attori che solo una grande serie come The Crown può permettersi di tenere in panchina.
Unico neo della puntata è la completa assenza delle lotte politiche dell’Irlanda del Nord, importantissime negli anni rappresentati, una questione affrontata nel primo episodio e poi completamente tralasciata.
Visto la delicatezza della tematica, che ancora oggi suscita un forte scontro ideologico e una violenza politica, e non solo, non trascurabile, ben si comprende la scelta narrativa degli autori. Rimane tuttavia un peccato aver tralasciato completamente questa parte importante della storia del Regno Unito.
Questo episodio finale si chiude con uno splendido monologo di Filippo sul ruolo della Regina e della famiglia reale, destinata a supportarla a ogni costo, che ricorda allo spettatore come la Monarchia inglese sia un’entità astratta e impenetrabile ben al di sopra anche di Elisabetta stessa.

“THE BITCH IS DEAD”


Questo lo slogan che recitavano centinaia di cartelli portati da cittadini in festa dopo la morte dell’odiatissima Margaret Thatcher, il personaggio politico britannico più divisivo di sempre. In questo episodio si assiste non alla sua morte fisica, ma a quella politica, con la fine della sua parabola politica dopo undici anni e mezzo consecutivi al potere e ben tre elezioni vinte. Osannata a livello internazionale, in Gran Bretagna generò fortissimi scontri, venendo amata dagli ambienti ultraliberal e odiata visceralmente dai suoi oppositori politici, The Iron Lady riuscì a conquistare una grande popolarità grazie alla vittoria nella guerra delle Falkland, avviando il suo progetto di ripresa economica, obiettivamente raggiunto, ma a un costo sociale elevatissimo, scaricandone i costi sui ceti meno abbienti della società, creando un solco, già presente nella classista società britannica, incolmabile tra classi sociali e tutt’ora presente. La prima donna della storia di Downing Street subì anche un attentato da parte dell’IRA, movimento per l’indipendenza della Irlanda del Nord con cui entrò in forte tensione.

“Nessuno ricorderebbe il Buon Samaritano se avesse avuto solo buone intenzioni. Aveva anche soldi”

 

Il Thatcherismo rimane oggi molto controverso, generando sempre forti reazioni opposte e non basterebbe un poema omerico per parlarne, tuttavia su una cosa tutti gli spettatori concorderanno: la strepitosa interpretazione di Gillian Anderson. L’attrice americana è protagonista di una performance attoriale egregia, sicuramente da nomination agli Emmy, che ricostruisce al meglio l’ex Prime Minister, dalla postura all’acconciatura, dal modo di parlare trascinato e saccente alla rigidità fisica durante i discorsi in pubblico. La contrapposizione tra la politica conservatrice e la Regina Elisabetta, meravigliosamente interpretata da Olivia Colman, è stata raccontata in maniera magistrale e con due interpreti di tale portata il risultato non poteva che essere ottimo.

“I LOVE YOU DIANA”


È la frase che più spesso si sente dire dalle folle adoranti che la Principessa del Galles incontra duranti i vari episodi: tutti amano Diana, tranne il marito. Per una Emma Corrin strepitosa, che nonostante il debutto sul piccolo schermo è autrice di una performance eccelsa, bisogna anche segnalare l’egregio lavoro di Josh O’Connor, che è riuscito a interpretare in maniera perfetta un personaggio strano e complesso come il Principe Carlo. Complimenti.

“Mi piacerebbe essere regina nei cuori delle persone, ma non mi vedo come regina di questa nazione”

Questa semplice frase detta da Diana Spencer chiarisce ancora una volta come la Principessa non fosse tagliata per la fredda e asettica vita di corte, avendo però un fortissimo impatto emozionale sul popolo. Non è un’esagerazione affermare che Diana è stata uno dei personaggi più amati di sempre e la storia dedicatole è veramente scritta in maniera ottimale, anche se gli autori forse si sono eccessivamente schierati dalla parte della Spencer, sottolineando molto di più gli errori di Carlo che della giovane. Al di là delle interpretazioni, in questo episodio finale Lady D si conferma il personaggio più interessante di questa quarta stagione, grazie a una fragilità e complessità caratteriale con cui lo spettatore facilmente empatizza, finendo poi per prenderne le parti.

IL FUTURO DI THE CROWN


Questa stagione abbraccia un arco narrativo molto ampio, che comprende l’intero arco politico della Thatcher e quasi tutto il matrimonio di Carlo e Diana, una scelta molto coraggiosa visti gli importantissimi personaggi subentrati in questo nuovo ciclo stagionale. Il materiale a disposizione degli autori è ancora enorme, tuttavia se si vorrà mantenere la promessa di non raccontare fatti accaduti meno di 20 anni fa, elemento importante per conservare un’adeguata obiettività storica, allora la situazione cambia radicalmente. Certo che con la caduta della Thatcher e la guerra legale in arrivo per la separazione tra Carlo e Diana, la sensazione è che non ci sarà da annoiarsi. Non resta che aspettare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Date un Emmy a Gillian Anderson
  • Josh O’Connor, Olivia Colman e Emma Corrin strepitosi nei loro ruoli, per un cast mastodontico
  • Comparto tecnico di altissima qualità
  • I costumi
  • Il ritmo narrativo è perfetto
  • Il monologo dei Principe Filippo sulla Regina
  • Poco spazio per le questioni nord-irlandesi, ma è una scelta narrativa facilmente comprensibile

 

“Everyone in this system is a lost, lonely, irrelevant outsider, apart from the one person, the only person, that matters. She is the oxygen we all breathe. The essence of all our duty. Your problem, if I may say is you seem to be confused about who that person is.”

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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