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The Eddy 1×03 – AmiraTEMPO DI LETTURA 3 min

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Un innegabile pregio di questa miniserie è quello di far sentire lo spettatore come se si trovasse tra amici, mentre avvengono i vari fatti della vita. Le sovrastrutture ci sono, ma quasi non si vedono. Questo crea la sensazione di fare poca fatica a seguire le vicende narrate.
L’effetto è rinforzato dalla sequenza iniziale dell’episodio, proposta come se fosse una ripresa assolutamente amatoriale, realizzata con un telefonino. Aiuta anche a spiegare, senza parole, i sentimenti di Julie nei confronti del padre, trattenuto alla centrale di polizia mentre girava di notte per cercarla. Il tutto facendo quasi dimenticare come Elliot sia ancora sotto interrogatorio.
A questo proposito, si aggiungono nuovi tasselli alla rappresentazione di Parigi: una città dove, andando nottetempo per le strade, è facile trovare erba da fumare, ma non cocaina come a New York e dove non si vede la Tour Eiffel da ogni finestra, ma può capitare di imbattersi in una manifestazione di ecologisti nudi in bicicletta. La suddetta manifestazione, inoltre, è un simpatico espediente per fare entrare “il mondo esterno” nella narrazione, per quanto con echi ovattati, evitando almeno in parte l’effetto “cinema francese” nel suo senso peggiore, quello dei film in cui, ad esempio, c’è una coppia la quale non ha altro da fare che sedersi sul sofà e chiedersi a che punto sia il loro amore.
Al centro della narrazione, comunque, c’è il funerale di Farid, o meglio, il bel contrasto tra il rito islamico tradizionale, voluto dalla famiglia, e la commemorazione organizzata successivamente dagli amici, ovviamente ricca di musica e nel segno dell’improvvisazione, da bravi jazzisti. In particolare, nella seconda parte la vedova Amira si può liberare dei veli, esprimere nella danza e dare voce alle sue preoccupazioni per il futuro del figlio. Parallelamente, i membri della band hanno un’occasione per accantonare, almeno momentaneamente, le preoccupazioni riguardanti la temporanea chiusura del The Eddy, causa indagini in corso.
Dialoghi e rievocazioni sono un ottimo mezzo per fare luce sulle vicende precedenti l’inizio dei fatti narrati. Così come nella puntata scorsa Julie aveva raccontato la sua difficile storia, in questa vengono ricordati gli inizi del locale da cui lo show prende il titolo e, in generale, il pubblico può iniziare a conoscere meglio i personaggi e ad avere un punto di vista più completo sulla situazione, anche se regia e sceneggiatura hanno deciso di non ricorrere a flashback, restando sempre fedeli all’ordine cronologico.
Nel finale shock, Elliot accetta la proposta del malavitoso da cui è stato contattato e accusa, come colpevole dell’aggressione subita, l’altro malvivente da lui indicato. Non è piacevole apprenderlo, per quanto si capiscano le legittime preoccupazioni del poveretto per se stesso, per la figlia e per la sua attività. Un colpo di scena che lascia l’amaro in bocca, dunque, ma spinge sicuramente a voler vedere l’episodio successivo. L’ispettrice che sta seguendo il caso, infatti, sembra aver mangiato la foglia oltre che decisa a non voler credere alla versione sostenuta da Mr. Udo per salvarsi, economicamente e non solo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sequenza iniziale “stile telefonino”
  • Improvvisa comparsa di nudisti ecologisti
  • Buon contrasto tra il rito funebre tradizionale e la commemorazione degli amici
  • Elliot accetta la proposta indecente del malavitoso 

 

Giunti alla terza puntata su otto, la miniserie ha definitivamente ingranato. Dimostra di non essere solo un’occasione per proporre buona musica, ma sta costruendo i personaggi e una trama orizzontale solida, per quanto sempre tenuta come cornice, per così dire, al “momento presente” vissuto dalla band che sta suonando piuttosto che da Julie in cerca di se stessa. Si sente inoltre un apprezzabile tocco “europeo” nel proporre figure e situazioni non particolarmente patinate e altisonanti, con un ritmo piano e una semplicità che non è mai faciloneria o sciatteria. Questo deve essere frutto della cooperazione internazionale, anche se Damien Chazelle resta sempre il regista di quella perfetta celebrazione dello spettacolo hollywoodiano chiamata La La Land.

 

Julie 1×02 ND milioni – ND rating
Amira 1×03 ND milioni – ND rating

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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