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The Flight Attendant 1×06 – After DarkTEMPO DI LETTURA 3 min

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E’ probabile che gli sceneggiatori di The Flight Attendant abbiano letto la recensione del precedente episodio pubblicata su Recenserie, in cui la serie era stata criticata per aver superato il limite che serviva a contenere il nonsense e il trash.
Con il sesto appuntamento, lo show compie un’inversione di rotta e abbandona le teorie cospirative e le investigazioni di Cassie degne di un improbabile James Bond per fermarsi e riflettere su sé stesso.
In seguito al cliffhanger della scorsa puntata, in cui il “non-fidanzato” di Annie ha pagato le conseguenze per aver ficcato il naso dove non avrebbe dovuto, Cassie fa mea culpa e decide che forse è arrivato il momento di fermarsi prima che sia troppo tardi. Ci sono voluti ben cinque episodi per riportare lei (e gli spettatori) con i piedi per terra. Questa scelta è stata probabilmente la migliore fatta finora: se ne sentiva la necessità, per evitare una deriva senza ritorno della serie.
Lo show era infatti partito “in difetto”, penalizzato soprattutto dalla discutibile e altalenante interpretazione di Kaley Cuoco e dalla poca credibilità di alcune scelte narrative azzardate al limite dell’assurdo. Tutto questo era però stato controbilanciato dalla tinta da black comedy e dal murder mystery che era (ed è, a tutti gli effetti) la componente più intrigante dell’intreccio.
In “After Dark”, Cassie affronta i fantasmi del suo passato nell’episodio più introspettivo visto finora. Emergono dettagli importanti legati alla sua storia e alla conseguente spirale autolesionista in cui si ritrova, dopo essersi allontanata da tutto e tutti. Quello che prima era solo un sospetto ora spinge prepotentemente per venire a galla, attraverso i dialoghi con Alex all’interno del proprio inconscio. Si tratta di ricordi repressi, della visione distorta di una realtà che Cassie credeva essere quella corretta, di un’infanzia rubata: Cassie è di fatto alcolizzata, ma lo è stata fin dall’infanzia, come compagna di bevute di suo padre. Ecco quindi spiegato il suo perenne vivere senza pensare alle conseguenze e il non ricordare buona parte della sua intera esistenza.
Questa volta Kaley Cuoco si rivela all’altezza della situazione ed è credibile nel rappresentare la drammaticità del suo character, soprattutto durante la telefonata finale al fratello, quando ha finalmente la piena consapevolezza del suo passato distorto. Non è certo un’interpretazione da Oscar, ma è decisamente il meglio visto finora e supera gli standard che aveva fissato la Cuoco nel corso dei precedenti episodi.
Altra attrice degna di nota è Zosia Mamet, la più convincente dello show e che, puntata dopo puntata, si è guadagnata sempre più minutaggio con il personaggio di Annie/Anie. La Mamet convince nel suo ruolo di supporting della Cuoco, riuscendo a mostrare tutte le sfumature di un’amica combattuta, a volte titubante, altre più convinta ma certamente credibile nella parte.
Anche T.R. Knight è credibile nella sua semplicità e chiarezza, interprete di un character spesso lasciato da parte e che meriterebbe invece più scene.
Continua purtroppo, contro ogni senso logico e spiegazione, la storyline di Megan Briscoe, di cui non si sente davvero la necessità. Ci si aspetta che tutto ciò acquisti un significato legato intrinsecamente a “who killed Alexander Sokolov?”, ma si teme anche che questa risposta quando arriverà, se legata a Megan, non potrà essere che assurda e sulla falsa riga delle scelte esagerate delle ultime puntate.
Finora lo show ha sempre avuto del potenziale per la trama accattivante, le tinte comedy, le musiche da spy-movie anni ’50, ma questo episodio ha aggiunto anche un ben riuscito dramma psicologico all’elenco.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Episodio introspettivo e dramma psicologico
  • Buona interpretazione della Cuoco
  • Zosia Mamet
  • T.R. Knight
  • Storyline di Megan Briscoe
  • Preoccupazione che i prossimi episodi ricadano nell’assurdo

 

Con “After Dark”, lo show con Kaley Cuoco alza l’asticella e lascia ben sperare per i prossimi due episodi finali. Tuttavia, questa parentesi “introspettiva” potrebbe lasciare spazio alla necessità di proseguire con l’intreccio e rivelare più informazioni, scelta che potrebbe far piombare nuovamente la serie nella “fiera dell’assurdo” inciampando nelle buche dei precedenti episodi. L’ardua sentenza va lasciata alle due puntate conclusive.

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