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The Good Fight 5×04 – And The Clerk Had A Firm…TEMPO DI LETTURA 3 min

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The Good Fight 5x04Non si può non apprezzare quando, durante la visione di 50 minuti abbondanti di episodio, si riesce a tenere le fila dell’intero attuale parco personaggi, così come delle trame che si vanno sviluppando. Quasi a dimostrare che nulla sarà lasciato al caso e quello che finora è stato promesso sarà potenzialmente mantenuto.
“And The Clerk Had A Firm…” è un episodio ricco che al suo interno vede una rapida successione dell’intero campionario che The Good Fight, così come i King in generale, ha messo in scena.

DIANE E KURT


Esempio della scelta narrativa sopra citata è la modalità con cui, ad inizio episodio, si viene introdotti a quello che poi rappresenterà la vicenda principe dell’intero episodio: la vicenda giudiziaria che riguarda Kurt in particolare e le sommosse del 6 gennaio alla Casa Bianca più in generale.
La scelta di far introdurre la vicenda ad un’altra storyline effettivamente meno battuta in questo episodio (Carmen Moyo e Oscar Rivi) contribuisce ad alimentare quella coralità di cui si parlava, aiutando il pubblico a mantenere il punto su tutto quanto.
Come al solito le divergenze politiche tra la coppia Lockhart-McVeigh portano anche ad inevitabili divergenze coniugali contraddistinte in scena dal gran potenziale drammatico. Nello specifico, era prevedibile come il “tradimento” di Diane, ovvero la soffiata anonima, spinta più da un furore civile che dalla considerazione per il marito, non fosse destinato a perdersi nel nulla. Considerando che alla “pugnalata alle spalle” si deve aggiungere una buona fetta di ingenuità nel non pensare che la telefonata potesse essere registrata e la sua voce riconosciuta.
Certo, non è cosa nuova il conflitto tra i due coniugi, in cui uno dei due in qualche modo tradisce l’altro, basti pensare al finale della serie madre. Ciò che continua a rubare la scena è il contrasto tra le due personalità: una Diane più progressista agisce in maniera inquieta e reazionaria, un Kurt dichiaratamente conservatore mantiene un’evangelica calma anche di fronte ad una palese delusione. Non si può dire che gli autori non abbiano fatto centro in quanto a scrittura dei personaggi, tanto da potersi permettere di ripresentare schemi già visti.

NARRARE LA BIZZARRIA


The Good Fight, in questa stagione, sembra voler aumentare nettamente il grado di bizzarria che più o meno a piccole dosi era sempre stato presente. Il filone narrativo inerente il falso giudice e il falso tribunale prende sempre più piede. Viene da chiedersi se si voglia puntare fortemente sull’effetto simpatia del giudice Wackner, o se invece si ha un piano ben preciso su dove portare l’intera vicenda.
Certo è che si sta insistendo troppo su quanto la formula del tribunale all’interno della cartoleria rappresenti il futuro, mentre l’arrivo del finanziatore lascia pensare che questo spazio di trama sarà destinato a crescere e ad avere una sua importanza. Per ora si può sorridere a mezza bocca osservando come i King attingano da un repertorio specifico di personaggi peculiari, sempre fortemente efficaci, ma inevitabilmente marchio di fabbrica ben riconoscibile.

IL POLITICAMENTE CORRETTO


Non poteva poi mancare il “caso del giorno”, ben inserito e amalgamato all’interno del frastagliato scenario sopra descritto. L’imposizione del classico schema stilistico degli autori non poteva prescindere da una tematica di natura sociale, con sfondo artistico e con derivazione etica. Peggio censurare o toccare il politicamente scorretto rischiando di offendere una qualsiasi categoria/nazione/popolazione?
Da un lato l’ambigua risata finale della cabarettista rende efficacemente l’idea di come il tentativo di manipolare l’arte con una finalità vada a snaturare e ad inquinare quest’ultima.
Peccato per tutta la porzione dedicata ai bigliettini con la libertà di prendere in giro. Un’idea inizialmente simpatica arriva poi a palesare la scusa di creare un momento di “leggerezza”, quasi da comedy, all’interno dello studio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Kurt e Diane
  • La scrittura dell’episodio permette di mettere tutte le sotto-trame sul tavolo
  • La tematica della censura
  • Wackner inizia a diventare un po’ stereotipato
  • La sotto-trama dei bigliettini dura troppo

 

The Good Fight va apprezzato per quello che è: un ulteriore strumento per sfogare la fantastica vena creativa dei King di narrare l’attualità. Si rimarrebbe delusi cercando una storia ben delineata come capitò con The Good Wife, ma immergendosi in episodi ricchi come questo non si può non respirarne ancora l’atmosfera.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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