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The Late Night With Recenserie 1×03 – L’Era Del Binge-WatchingTEMPO DI LETTURA 9 min

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Buona notte a tutti.
Torna anche questa settimana il Late Night Show, l’appuntamento bimensile più atteso dagli appassionati delle serie tv e dagli stessi recensori di Recenserie, finalmente chiamati a dire la loro con opinioni non richieste al di fuori delle “restrizioni” delle recensioni.
Così come i famosi Late Night Show americani da cui traiamo apertamente ispirazione, anche questo appuntamento, previsto ogni due giovedì notte, è necessariamente costituito da alcuni “ospiti” che in quest’occasione portano il nome di Martin, Diana e Stefano.
Il tema di questo terzo appuntamento riguarda la nuova battaglia seriale dei giorni nostri: binge-watching vs serie a cadenza settimanale. La rivoluzione delle piattaforme streaming avrà cambiato in meglio o in peggio il modo di fruizione delle serie tv? La parola ai nostri esperti… 

 

  • Cosa preferisci: serie a cadenza settimanale oppure il rilascio in blocco e conseguente binge-watching? Perché?

    MARTIN: Personalmente, e credo di andare controcorrente, preferisco quelle a cadenza settimanale perché, pur bramando con ansia l’episodio successivo, trovo molto più bello sentir crescere il desiderio dentro di me piuttosto che avere già tutto pronto. E citando Gotthold Ephraim Lessing: “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere“.

    DIANA: Il rilascio in blocco lo preferisco nettamente rispetto all’uscita settimanale e alla conseguente pausa stagionale che alcune serie tv ancora applicano. Il perché è una pura questione di tempo: scegli tu quando vederle, se vederti una stagione in un unico giorno o metterci un mese; mentre seguendo la scadenza settimanale per completare la visione di una stagione in media si impiegano un paio di mesi. Non sono una persona molto paziente e sebbene è raro che una serie mi prenda talmente tanto da vedere tutti gli episodi di seguito, preferisco nettamente vederne un paio al giorno e finire la stagione in poco tempo.

    STEFANO:
    Preferisco il binge-watching per la grande maggioranza delle serie che seguo. Per quanto riguarda i prodotti rilasciati settimanalmente, ad esempio, accade spesso che io faccia accumulare le puntate, per poi guardarle tutte al termine della stagione. Un’eccezione è rappresentata da un genere che è molto classico (e spesso qualitativamente non eccelso), ma che a me è sempre piaciuto molto: i polizieschi con trama quasi interamente verticale – vale a dire con il caso del giorno. In questo caso, mi piace guardare un episodio a settimana e ritengo che il binge-watching non sarebbe molto efficace.
    Un’altra eccezione, secondo me, può essere rappresentata da show particolarmente impegnativi dal punto di vista emotivo e della narrazione (mi viene in mente il mio adorato The Knick). Non so cosa ne pensiate voi, ma guardare The Knick in binge-watching non deve certo essere facile. Inoltre, potrebbe anche essere controproducente: con puntate così dense di significato e di carico emotivo, lo spettatore ha bisogno di qualche giorno per assimilare pienamente il tutto.

 

  • L’esplosione di Netflix e la conseguente espansione del fenomeno del binge-watching a tuo parere ha influito in meglio o in peggio sui prodotti televisivi?

    MARTIN: Netflix ha dato una scossa al modo di creare ed usufruire serie tv, il che è un bene perché in genere ci vuole sempre qualcuno che sia pronto a rivoluzionare con nuove idee una qualsiasi area. Nello specifico caso di Netflix, questo ha portato da un lato ad un aumento spasmodico del numero di serie tv prodotte per aumentare il catalogo e l’offerta, dall’altro all’aumento degli episodi in cui il cliffhanger finale, che serve a trascinare lo spettatore (stanco) al prossimo episodio, si rivela essere l’unico punto degno di nota in 50-60 minuti. Detto ciò posso riassumere il mio pensiero così: idea molto bella, esecuzione non perfetta.

    DIANA: Credo sia difficile dare una risposta netta a questa domanda. Direi sia in peggio che in meglio. Alcuni prodotti televisivi indubbiamente hanno giovato di questo nuovo metodo di visione, avvicinandosi di più ad una struttura e ad un’estetica che ricordano maggiormente la sceneggiatura e la fotografica cinematografica, ampliando così il bacino di utenza e abituando gli spettatori ad un altro tipo di serialità. Credo che serie come Breaking Bad o Mindhunter non avrebbero trovato un largo pubblico se fossero state prodotte ad inizi anni 2000. Idem per quanto riguarda il discorso che si sta affrontando nell’ultimo periodo sulla rappresentazione di minoranze, che credo sia indissolubilmente legato all’avvento di Netflix et simili. Queste nuove case di produzione si sono ritrovate a produrre serie tv che sarebbero state viste da target completamente differenti (persone appartenenti a sessi differenti, di varie fasce d’età, diverse religioni, Paesi, etc) e che invece di ignorare il problema hanno deciso di cambiare il modo di scrivere le sceneggiature. Anni fa al massimo c’era il personaggio gay stereotipato buttato a caso in qualche serie comedy o la rappresentazione piena di cliché del nero di turno che mangia pollo fritto e gioca a basket. L’idea che una serie potesse occuparsi di certe tematiche era fantascienza. Basta mettere a confronto serie come The L World e Sex Education per vedere il divario che c’è a distanza di una manciata di anni.
    Il risvolto della medaglia è che invece serie tv di dubbio gusto hanno trovato il loro spazio nei cataloghi delle piattaforme streaming, complici gli utenti che utilizzando le serie tv come se fossero delle stazioni radio da ascoltare mentre si fa altro.

    STEFANO:
    Netflix iniziò alla grandissima con House of Cards e Orange Is The New Black, le quali hanno mostrato tutte le potenzialità di questo nuovo formato. Ora, purtroppo, la qualità degli show di Netflix – con le dovute eccezioni – si è molto ridotta, ma la colpa non è certo del formato. La ragione va piuttosto ricercata nella scelta di accontentare un segmento di mercato ben preciso, il quale preferisce show diversi rispetto a quelli originariamente proposti su quella piattaforma. Come mostrato da alcuni casi più o meno recenti (Dark su tutti), Netflix non ha certo dimenticato come si realizzano show di alta qualità. Semplicemente, sta perseguendo una strategia diversa.
    Prime Video, d’altro canto, sta continuando a proporre show di buon livello (tra i meno noti, io consiglio sempre Patriot, che è una piccola perla ed è perfetto per il binge-watching).
    È vero che serie tv come i capolavori di HBO sono difficili da vedere in binge-watching, ma ciò non vuol dire che le serie rilasciate tutte insieme debbano necessariamente essere di livello inferiore. Se chiedete a me, le prime stagioni di House of Cards non hanno nulla da invidiare a (quasi) nessuno.

 

  • Questa differenza tra binge-watching e cadenza settimanale come influisce dal punto di vista del recensore?

    MARTIN: Viviamo tutti con l’ansia, non ce la facciamo più! Siamo tutti presi a guardare più episodi possibili per recensire quello che ci siamo scelti ma è una fatica incredibile perché, tra le varie difficoltà, il binge-watching ti fa fondare i ricordi degli episodi precedenti, quindi spesso devi fare mente locale mentre scrivi. L’episodio a cadenza settimanale è perfetto perché ti lascia respirare e ti dà il tempo di scrivere la recensione con gusto facendo un po’ di ricerche. Credo che nessun recensore preferisca scrivere serie rilasciate per intere rispetto al classico episodio settimanale.

    DIANA: Anche qui il fattore temporale ha la sua rilevanza. Si è più veloci a recensire una stagione uscita tutta in blocco perché, per non frenare l’uscita delle recensioni successive, si deve essere abbastanza veloci a vedere (e scrivere) la puntata per far sì che la catena di montaggio non si fermi per troppo tempo. Per le uscite settimanali il risvolto della medaglia, personalmente, è il ricordarsi cosa sia successo nelle puntate precedenti; non tanto a livello di trama – quello sarebbe grave – quanto i dettagli che possono essere utili per arricchire la recensione. Anche qui: preferisco vedere le puntate in meno tempo e visionare l’episodio che devo recensire a poco distacco rispetto a quelle precedenti.

    STEFANO: Recensire una serie rilasciata interamente nello stesso momento è sicuramente più complesso per un recensore. Ognuno ha impegni lavorativi e personali e deve cercare di conciliare questi aspetti con la passione per la scrittura e le serie tv. Nel caso del rilascio di un episodio a settimana, la gestione delle tempistiche è relativamente facile. Nel caso del binge-watching la situazione è diversa: per essere competitivi rispetto agli altri siti, le nostre recensioni devono essere non solo qualitativamente valide, ma devono anche essere pubblicate in un lasso di tempo abbastanza breve rispetto alla messa in onda. Dunque, se devi recensire l’ottava puntata di una serie Netflix, vuol dire che devi guardare tutte e 8 le puntate in 3-4 giorni, e poi devi scrivere la recensione. Ciò può risultare impegnativo nei periodi in cui il lavoro è intenso e si torna a casa tardi (e stanchi).
    Per quanto riguarda la scrittura della recensione, guardando le serie in binge-watching c’è il rischio di avere un po’ di confusione in testa e di non riuscire più a ricordare in quale episodio sia accaduta una determinata cosa. Per avere le idee più chiare possibili, non guardo mai la puntata che devo recensire nello stesso giorno in cui guardo le precedenti (o successive). Scorporandola dalle altre, riesco a focalizzare meglio ogni suo aspetto.

 

  • Pensi che lo sviluppo di piattaforme come Netflix abbia reso il pubblico più pigro, abituandolo ad avere tutto pronto, rispetto ai tempi in cui si era “costretti” alla ricerca quasi disperata degli episodi?

    MARTIN: Assolutamente si! Ormai la gente si basa solo su quello che esce su Netflix, non guarda più i canali generalisti e se qualcosa non è su Netflix allora non è degna di considerazione. Ormai solo Amazon Prime e forse, in futuro, Disney+ possono fare qualcosa per avere lo stesso livello d’attenzione. C’è solo un lato positivo in tutto ciò: con l’acquisto dei diritti di alcune serie tv “locali” il concetto di “Europa” si sta allargando anche oltre le mere barriere britanniche ed italiche.

    DIANA: Decisamente. Netflix&co hanno indubbiamente molti pregi – o che almeno io considero tali – che hanno cambiato il modo di vedere una serie tv. Ci sono fin troppi elementi che rendono le piattaforme streaming comode: buona qualità dell’immagine, possibilità di vedere la puntata in lingua originale con i sottotitoli in varie lingue, possibilità di visione su diversi dispositivi. Personalmente mi rendo conto di far parte della categoria dei pigri. Se c’è un prodotto televisivo che mi interessa ma non è presente in nessun catalogo di piattaforme da me utilizzate rimando la visione.

    STEFANO: Sicuramente ora è più facile seguire un numero più alto di serie tv perché non si deve più “faticare” nel trovarle. Non penso che lo spettatore sia più pigro, anzi, penso che l’esposizione ad una quantità maggiore di prodotti televisivi possa avere effetti positivi (a patto che non si tratti solo di roba da 3 in pagella, è chiaro).

Grazie e buona notte a tutti.

 

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