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The Rook 1×01 – Chapter 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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The-Rook-1x01“Dear you, if you’re reading these words but don’t remember writing them, then I’m afraid I’ve failed. You’ve survived several immediate threats, but you are still in danger. Right now, you must find a safe place, alone, somewhere no one will ask any questions. Avoid the cameras, they can see you everywhere. Go now.”

Con una serie spy-drama in uscita come Counterpart, Starz sembra essere intenzionata a trovare la giusta sostituta già durante lo stesso anno della dipartita della prima.
The Rook, basato sull’omonimo libro di Daniel O’Malley, sembra essere la serie prescelta: pathos, un plot di sicuro interesse, un nucleo ben rifornito di personaggi principali e l’elemento investigativo che in questa tipologia di serie tv permette alla storia di procedere abbastanza spedita.
La vera differenza tra Counterpart e The Rook che balza subito all’occhio è sicuramente il contesto storico: niente universi paralleli e soprattutto niente distopia in scena, bensì si predilige un racconto ai giorni nostri relativamente ad una agente dei servizi segreti che, ritrovatasi su di un ponte circondata da cadaveri, pare abbia perso in maniera definitiva la propria memoria. The Rook sopperisce alla mancanza del contesto distopico con l’introduzione dell’elemento sci-fi all’interno della sua storia: Myfanwy, l’agente prima citata interpretata da Emma Greenwell (già apparsa in The Path), sembra infatti essere dotata di un potente e mortale potere (le bruciature sulle mani suggeriscono una qualche capacità di gestione del calore, ma sono soltanto supposizioni a questo punto della serie). Ma anche gli altri membri della Checquy (la sezione dei servizi segreti di cui fa parte Myfanwy) posseggono delle capacità innate che dovranno sicuramente essere svelate in maniera più dettagliata via via con il progredire della stagione.
L’incipit e la storia in sé calamitano l’attenzione rappresentando un perfetto drama in stile puzzle in cui la protagonista si troverà di fronte alla ricostruzione, pezzo per pezzo, della sua vita passata cercando non solo di sopravvivere nel presente (avvertita dai numerosi messaggi che sembra essersi lasciata), ma anche di capire chi (o cosa) le abbiano provocato la perdita di memoria da cui tutto ha avuto inizio. Il leit motiv, che non può non richiamare alla mente dello spettatore The X-Files, è “trust no one” e così sicuramente sarà fino ad un certo punto quando Myfanwy si troverà costretta ad un vero e proprio salto nel vuoto per cercare di dipanare la matassa in cui sembra ritrovarsi bloccata.

“Time is short, so we’ll focus on the essentials. I’m writing these letters because I received a warning from a reliable source. And now I’m going to be attacked though I don’t know by whom. I know I’m going to survive, though I don’t know how. And I know that my memory is going to be lost…erased…forever. So I’ve decided to give you a choice. In this envelope, you’ll find two keys.
The blue key opens a box containing the tools to build a new identity. You can walk away from my life and start one of your own. The red key opens a box with everything you need to return to my old life. That life is dangerous. It’s what landed you here.
But whichever path you take, I wish you luck. Regardless of your decision, know that your real name is Myfanwy Alice Thomas. ‘Myfanwy, ‘ rhymes with ‘Tiffany.'”

Il clima cupo e le soundtrack scelte per la puntata (unitamente ad una a dir poco perfetta Greenwell) amplificano la sensazione di claustrofobia nello spettatore che, empatizzando con la protagonista, si ritrova oppresso dalla non conoscenza di luoghi, di fatti e di situazioni. Tuttavia è possibile riscontrabile, ed è da appuntare, un certo schema The Handmaid’s Tale: la bellezza scenica, i primissimi piani volti a catturare il volto contratto di Myfanwy sono stilisticamente inattaccabili, ma oscurano l’intrigante plot narrativo che viene lasciato, così facendo, in completa disparte. Consci di quanto avvenuto per la serie di casa Hulu, quindi, c’è solo da sperare che The Rook non commetta lo stesso errore (preferire lo stile alla narrativa), cercando di mantenere entrambi gli elementi sullo stesso piano di importanza episodio dopo episodio.
Anche perché c’è da considerare che The Handmaid’s Tale ha cominciato questo pedantismo narrativo dopo una stagione pressoché inattaccabile sotto il punto di vista narrativo, mentre invece The Rook è al primo episodio.
Lo stile e l’unicità delle riprese ha sicuramente la sua importanza, ma lo ha anche la storia. Cerchiamo di non dimenticarlo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Emma Greenwell
  • Il lato sci-fi della serie
  • Il plot ed il punto di partenza della serie stessa
  • Trust no one
  • Myfanwy, Checquy: ma chi li ha scelti i nomi? Sicuramente avranno dei significati particolari, altrimenti non si spiega la scelta di questi scioglilingua
  • Pericolo schema The Handmaid’s Tale
  • Lato sentimentale che già inizia a prendere eccessivo spazio… e siamo solo al primo episodio

 

Una narrazione abbastanza lenta (anche se c’è da considerare che si tratta pur sempre di un pilot), dei personaggi potenzialmente molto interessanti ed un plot che attrae anche solo leggendolo. I motivi per seguire The Rook ci sarebbero tutti, ma ne varrà davvero la pena? Ai prossimi episodi l’ardua sentenza.

 

Chapter 1 1×01 0.31 milioni – 0.1 rating

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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