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Vikings 6×18 – It’s Only MagicTEMPO DI LETTURA 4 min

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Vikings 6x18 recensioneFinalmente qualcuno racconta la prima vera scoperta del Nuovo Mondo, visto che è ormai noto come siano stati i Vichinghi i primi ad arrivare in America del Nord.
A Terranova (Canada), chiamata all’epoca dai Norreni Vinland, ancora oggi è possibile visitare L’Anse aux Meadows, sito archeologico scoperto nel 1960 da un archeologo norvegese, dove vi sono i resti di un intero villaggio vichingo, prova inconfutabile del loro passaggio in quelle terre.
Ma non è tutto, visto che nel 2016 a Point Rosee, diverse centinaia di miglia a sud da L’Anse aux Meadows, sono stati ritrovati ulteriori resti di un villaggio vichingo, con gli archeologi che sono tutt’ora al lavoro per completare gli scavi.
In questo contesto si inserisce l’arrivo di Ubbe e soci nella mitica terra canadese, la parte migliore dell’episodio e sicuramente la più affascinante, anche se arriva in netto ritardo, ma come si suol dire, meglio tardi che mai.

VINLAND


Non è dato certo, ma da diversi studi fatti sembra che gli esploratori norreni arrivarono in Canada passando per l’inospitale Groenlandia, vista la difficoltà nel colonizzare l’isola deserta, per poi stabilirsi lì nel lungo periodo, salvo poi scomparire per cause ignote, anche se molti esperti del settore ipotizzano che vennero semplicemente sconfitti dagli indigeni, numericamente molto superiori.
Certo la storyline riguardante Greenland rimane comunque pessima, ma vista con l’arrivo finale in America Settentrionale almeno acquisisce un minimo di senso, consci del fatto che avrebbe meritato molto meno tempo, tempo prezioso visto il finale di serie ormai alle porte.
La scoperta di Terranova finalmente attribuisce un senso alla storyline di Ubbe, per troppo tempo intrappolato tra isole insignificanti e infiniti viaggi in drakkar, per una porzione di episodio veramente degna di nota: le location scelte sono meravigliose, con una splendida fotografia che le impreziosisce ulteriormente,  senza dimenticare l’immancabile sacrificio a Odino, Thor e Freya per la nuova terra ricevuta.
La comparsa dei nativi del luogo non può che fare immensamente piacere, ma aumenta il rammarico per il poco tempo che inevitabilmente si potrà dedicare a tale storyline, anche a causa dell’eccessivo screen time dedicato alle follie di Ketjil, ma questa è un’altra storia.

RITORNO ALLE ORIGINI


La scelta di tornare nel Wessex è stata sicuramente frettolosa e in parte prevedibile, ma diversamente non poteva essere visto che il regno ha sempre rappresentato il vero cuore pulsante di Vikings, epicentro dello scontro tra la civiltà vichinga e quella cristiana, così irrimediabilmente in conflitto.
Certo sono lontani anni luce gli incredibili rapporti ambivalenti tra Ragnar e Athelstan, Ragnar e King Ecbert, pieni di significati ben al di là del semplice legame umano, ma lo splendido monologo di King Alfred comunque rappresenta in maniera ottimale la visione demoniaca che i cristiani hanno della cultura e della società norrena. Al contrario non si comprende a pieno il senso della malattia del Re cristiano, proprio mentre si prepara l’ultima grande battaglia, salvo improvvisi risvolti mistici che ne potrebbero variare il significato, cosa non da escludere essendo Alfred il figlio di Athelstan.
E’ evidente come questa porzione di trama sia interamente in stand-by, con i due eserciti che si stanno preparando al grande scontro finale che dovrebbe consumarsi nell’ultimo episodio stagionale.
Nel frattempo le apparizioni del Veggente, nonostante la brevità, bucano sempre lo schermo, con il personaggio ormai defunto che, ancora una volta, fa visita ad Ivar, ulteriore segno di come The Boneless probabilmente sia arrivato alla fine della sua storia.

LA NUOVA REGINA DI KATTEGAT


Rispetto all’inizio di questa seconda metà di stagione, senza dubbio l’evoluzione di Ingrid come personaggio è notevole e non può che far piacere, anche se sopraffare Erik non era certo l’impresa più ardua del mondo.
Certo il fatto che Kattegat sia governata da un cieco e da una strega, entrambi personaggi di secondo rango a voler essere generosi, è un colpo al cuore per gli spettatori, visti gli illustri precedessori che hanno occupato il trono, Ragnar e Lagertha giusto per fare due nomi a caso, emblema di quanto in questa parte finale dello show, le vicende interne alla città rappresentino in realtà una storyline minore rispetto alle altre.
Sicuramente si poteva fare meglio a riguardo, ma Micheal Hirst in questo finale di stagione ha scelto di concentrare la narrazione su altri fronti e non resta che prenderne atto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Buona l’evoluzione di Ingrid in questa parte finale di stagione…
  • Il monologo di Re Alfred, sintomatico del grande scontro tra la civiltà pagana e quella cristiana
  • Finalmente Vinland: splendida fotografia, location bellissime e nativi, la storia di Ubbe infine acquista un senso
  • Anche se brevi, le apparizione del Veggente bucano sempre lo schermo
  • …ma vederla regnare su Kattegat è un colpo al cuore visto gli illustri predecessori
  • La malattia di Re Alfred prima dello scontro finale non è proprio il massimo, salvo risvolti mistici last minute

 

Un ottimo episodio per Vikings che muove tutte le pedine per il gran finale, tra guerre in arrivo e terre da scoprire e soprattutto da conquistare. Anche se la gestione delle questioni interne a Kattegat certo non entusiasma, la valutazione non può che essere ottima, aspettando il bagno di sangue finale.

 

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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