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American Horror Stories 1×07 – Game OverTEMPO DI LETTURA 4 min

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AMERICAN HORROR STORY 1x07 recensioneRory: “I think I’ve spent enough time in the Murder House

Questa frase pronunciata da colui che si può definire il protagonista dell’episodio finale di American Horror Stories racchiude il pensiero della maggior parte dei fan di AHS. Il finale di questa serie spin-off, infatti, conduce ancora una volta (e si spera a questo punto che sia anche l’ultima) lo spettatore all’interno della Murder House.
Se l’intento della serie era quello di presentare 7 episodi autoconclusivi legati all’universo della serie madre, si può affermare che il tentativo é fallito miseramente: 3 episodi su 7 sono legati e hanno un proprio arco narrativo, mentre 4 sono storie a sé stanti.
L’episodio finale non offre nulla di nuovo, se non un meccanismo narrativo di scatole cinesi ben costruito, degno della mente abile di Ryan Murphy.
“Game Over” é infatti noiosamente e allo stesso tempo deliziosamente consapevole di sé.

 

UN MECCANISMO DI SCATOLE CINESI


Ryan Murphy decide di tornare a Murder House e lo fa utilizzando un meccanismo decisamente originale che è probabilmente l’unica vera ragione che salva l’episodio.
Oltre al ritorno di Dylan McDermott (del quale non si sentiva realmente la necessità), vengono aggiunti nuovi membri ai fantasmi intrappolati all’interno della casa e non si capisce davvero il motivo di questa ridondanza infinita.

Ruby: “The repetition is the point. The endless nothing filled with pain is the purpose. The only thing that we need is more souls to feed the suffering.

Tuttavia, per la prima volta, in “Game Over” viene esplorato il modo in cui realtà e finzione si intersecano, anche se poi l’epilogo banalizza tutto quanto riducendo l’intero episodio a una partita di videogame. C’è la realtà di American Horror Story, la realtà dei videogiochi legati alla serie, la realtà in cui il pubblico guarda la serie e poi anche la realtà autonoma di American Horror Stories. Con questo meccanismo, Murphy e Falchuk fanno centro: dall’autocitazionismo iniziale, in cui una coppia (conosciutasi al Comic-Con travestendosi rispettivamente da Suor Jude e da figlio di Piggy Man) decide di visitare la celebre Murder House vista nella prima stagione di American Horror Story, passando per il realismo della madre di Rory che ne approfitta per un binge-watching di AHS su una piattaforma streaming in cui si vedono tutte le locandine delle diverse serie, si approda poi alla fusione tra finzione e realtà quando la madre di Rory si ritrova faccia a faccia con il Dr.Harmom.

RUBY E SCARLETT


Si può affermare con certezza che questo finale possa essere la “Part Three” di “Rubber (wo)man Part One and Two” considerando che anche l’epilogo è interamente incentrato sul destino di Ruby e Scarlett. L’episodio sembra essere interamente destinato a porre una fine a Murder House. Nonostante ci si trovi inconsapevolmente all’interno di un videogioco, la casa viene bruciata e tutti gli spiriti desiderosi di evadere hanno finalmente trovato la pace. Tutto sembra essere arrivato a un punto definitivo. Per questo motivo, la decisione di far sì che Ruby sia ancora presente come spirito nel nuovo complesso condominiale risulta forzata e fuori luogo. Pare che Ryan Murphy non riesca proprio a dire addio a quello che é stato il solo e unico punto di partenza di AHS.
“Game Over” promette dunque un lieto fine a due personaggi appena conosciuti, anche se potrebbe trattarsi solo di uno scherzo, essendo avvenuto interamente all’interno di un videogioco. La conclusione della puntata lascia intendere che le vicende di Murder House non saranno mai finite definitivamente e che gli spiriti della casa potranno sempre tornare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il meccanismo di scatole cinesi
  • Realtà e finzione mischiate in modo delizioso
  • L’autocitazionismo di Murphy e Falchuck
  • Cameo inutile di Dylan McDermott
  • Ennesimo ritorno a Murder House
  • Perdita del senso della serie spin-off concepita come episodi autoconclusivi

 

La prima stagione di American Horror Stories si conclude con l’ennesimo omaggio a Murder House. L’episodio é autocelebrativo, ridondante e pieno di autocitazionismo. Murphy sceglie addirittura di insinuare che la sua pupilla Sarah Paulson non abbia gradito la stagione di Roanoke. Il meccanismo di scatole cinesi funziona ed è senza dubbio affascinante. A livello di contenuti, purtroppo, ci si trova davanti all’ennesima minestra riscaldata. Riuscirà la seconda stagione a staccarsi dai vecchi schemi e a regalare solamente episodi autoconclusivi?

 

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