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Ash VS Evil Dead 3×01 – FamilyTEMPO DI LETTURA 3 min

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Si riparte. Ash VS Evil Dead ritorna prepotentemente nelle nostre esistenze e lo fa entrando a gamba tesa sullo spettatore, con una premiére in pieno stile Ashy Slashy che non si preoccupa minimamente di risultare originale o innovativa ma che, invece, decide di puntare tutto sulle sue componenti classiche, allo scopo di catapultarci nuovamente nell’atmosfera tipica del telefilm.
Ed ecco quindi che, senza troppi fronzoli, il Necronomicon torna a catapultare demoni nelle strade di Elk Grove, riesumato da una ragazza qualunque e sfogliato da un altro uomo qualunque: zero fatica, zero inventiva, forti del principio secondo il quale “squadra vincente non si cambia”. In qualsiasi altra serie si sarebbe gridato allo scandalo, insultato il team di sceneggiatori e bocciato la serie marchiandola come ripetitiva e noiosa ma, come ben si sa, Ash VS Evil Dead non è una serie come un’altra e, senza che vi sia una ragione precisa, il “già visto” funziona, risultando addirittura coerente con la natura stessa del franchise, che ha basato la sua fortuna proprio sulla riproposizione delle medesime dinamiche strutturali.
Se si dovesse trovare uno “scopo” dietro la visione di questa serie sarebbe senza dubbio quello di offrire una mezz’ora di leggerezza allo spettatore, leggerezza che ovviamente comporta litri e litri di sangue finto, umorismo demenziale, effetti speciali e props volutamente poco credibili, squallide allusioni sessuali e improbabili modelli genitoriali. Un tipo di leggerezza difficilmente riconducibile ad altre serie contemporanee e forse, proprio per questa ragione, raggiungibile tranquillamente senza stare troppo a spezzarsi la schiena sulla ricerca del colpo di scena o di una maggiore complessità narrativa.
Nonostante la suddetta leggerezza nella visione, Ash VS Evil Dead propone degli interessanti spunti narrativi da cui partire per sviluppare questo terzo arco narrativo, iniziando dalla riproposizione di Ruby come villain di stagione, passando per la comparsa della figlia di Ash, per poi concludere con l’introduzione di un nuovo character, finora soltanto presentato come Dalton dell’ordine dei Cavalieri di Sumeria ed estimatore delle imprese del grande El Jefe.
Piccole novità che in realtà rappresentano soltanto un flebile accenno di trama orizzontale in una puntata che, chiaramente, nasce con l’intento di ricordare con quale spirito approcciarsi alla serie, evitando così di prendere troppo seriamente un’opera che non ha alcuna pretesa in tal senso e che, semplicemente, vuole divertire la sua modesta fetta di pubblico nell’unico modo che sa fare: mettendo in campo tanto black humour, tanto sangue e tantissima ignoranza.
E quando una serie arriva a partorire una perla di questo genere, che anche il buon Duccio Patané etichetterebbe come un “piccolo capolavoro di 30 secondi che puoi mandarlo a un Festival”, beh, diventa chiaro a chiunque quanto sia superfluo spendere ulteriori parole d’elogio nei confronti di questo esordio stagionale. Solo: grazie Ashy.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Squadra vincente non si cambia
  • Lo spot iniziale
  • La moglie di Ash che dura 10 minuti scarsi
  • La lotta con la mascotte
  • Forti valori genitoriali
  • Ruby torna a fare il villain
  • 25 minuti settimanali di pura ignoranza
  • Poco spazio a Kelly
  • Non tutti naturalmente apprezzeranno questa semplicità di scrittura nelle dinamiche che portano al ritorno del Necronomicon

 

Un inizio senza dubbio in linea con la natura del prodotto. Questa terza stagione riparte senza troppi complimenti e regala la consueta dose settimanale di trash, tra battute squallide, orrende morti splatter e cose completamente a caso tipo improbabili combattimenti con mascotte della scuola possedute da demoni malvagi. E noi non possiamo far altro che ringraziare Ash e colleghi per l’ottimo lavoro svolto in questa scoppiettante premiére stagionale.

 

Second Coming 2×10 0.27 milioni – 0.1 rating
Family 3×01 0.23 milioni – 0.1 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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