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Better Call Saul 6×08 – Point and ShootTEMPO DI LETTURA 4 min

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Better Call Saul 6x08 RecensioneCiò che viene in mente guardando un episodio di Better Call Saul è il meccanismo di azione e reazione. Vince Gilligan ha creato le sue fortune basando i suoi show su questa verità: ad ogni azione corrisponde una reazione. Una regola fin troppo spesso dimenticata dagli showrunner moderni, che prediligono mettere i personaggi al servizio della trama e non viceversa. Qui sono i personaggi, con le loro reazioni agli eventi, a decidere volta per volta dove si spingerà la narrazione.
A suggellare tutto ciò, la solita fotografia eccellente, abbinata a trovate registiche ad effetto. La camera attaccata alla sedia, la composizione a dir poco teatrale di Gus che sviene dopo aver assassinato Lalo, sono tutte tecniche visive efficaci per comunicare volta per volta il giusto mood allo spettatore. Si potrebbe parlare allo sfinimento anche solo della scena d’apertura, il flashforward dell’inscenato suicidio di Howard. Una sequenza deliziosa, con una camera che indugia su numerosi dettagli, rivelando pian piano il tremendo spettacolo a cui lo spettatore sta assistendo.

Mike:You happy with the way things went down tonight? Because I’m not.

DIREZIONE BREAKING BAD


La pausa da mid-season ha portato con sé molte responsabilità. Una piccola fetta di pubblico si è detta infatti delusa dalla prima metà di quella che è l’ultima stagione di Better Call Saul. AMC ha saputo intanto approfittare del break per fornire agli spettatori un utile recap riguardante la “trama in bianco e nero”, ovvero le piccole scene che vanno a comporre il futuro di Jimmy McGill (ora Gene Takovic) post-Breaking Bad. Un video che sa anche un po’ di promessa, di rivedere presto il bianco e nero abbinato a Bob Odenkirk con i baffi.
Intanto però, con la prima puntata di quella che è stata ribattezzata come stagione 6B, Better Call Saul fa un grande balzo in direzione di Breaking Bad. Ci sono morti eccellenti, evoluzioni dei personaggi, tutto in funzione di raggiungere quello status quo mostrato nel lontano 2008. In tal senso la citazione di Mike appare quasi come meta-referenziale, un tentativo di rottura della quarta parete per chiedere un parere allo spettatore su uno degli snodi di trama forse più attesi dello show.

IL PIANO DI LALO


Qualcuno avrà notato il pattern nella scelta dei titoli per gli episodi di questa stagione. Due sostantivi uniti dalla congiunzione “and”, capaci di descrivere, spesso in maniera duplice, gli avvenimenti della puntata in merito. Stavolta le due parole sono “Point and Shoot”, ovvero “Punta e spara”: le indicazioni semplici e precise fornite da Lalo a Kim. Sì perché, dopo aver freddato Howard, Lalo Salamanca ha messo in moto il suo piano, anche abbastanza intricato, per liberarsi una volta per tutte di Gus Fring. Saul riesce a convincere Lalo nell’assegnare a sua moglie tale compito, con la speranza di salvarle la vita, mentre Kim pur di salvare suo marito accetta il compito presentandosi con la pistola al campanello di Fring.
Una narrazione guidata dall’amore dei due protagonisti, alle prese con situazioni tremende e grottesche. Tuttavia il piano di Salamanca non era così banale, e solo un calcolatore come Gus poteva accorgersene. “Point and Shoot” ha un handicap nel mettere in scena un thriller di cui lo spettatore già conosce l’esito. Gilligan lo sa e decide di giocare questa carta a suo favore, scegliendo di mostrare Lalo a un passo dalla vittoria, creando una tensione altrimenti inesistente, prima di usufruire comunque della plot armor di Fring, ben giustificata e anche deliziosamente sottolineata nel dialogo con Mike.

VINCITORI E VINTI


La recensione di “Point and Shoot” porta con sé anche la responsabilità di una doverosa ode ad uno dei migliori villain del panorama televisivo: Lalo Salamanca. È assurdo guardarsi indietro e notare come Gilligan e Gould abbiano scritto un personaggio così affascinante a partire da una linea di battuta così estemporanea e abbozzata. Lalo è morto, chiudendo una delle storyline più interessanti dello show, andandosene con il bel sorriso di Tony Dalton stampato sulla faccia.
Qualche tempo fa in un’intervista Gilligan affermava come, una volta conclusa Better Call Saul, Breaking Bad avrebbe avuto tutto un altro sapore. Tutto ciò è vero, in quanto al primo rewatch sarà impossibile dimenticare i corpi seppelliti di Howard e Lalo mentre Walt e Jesse “cucinano” per Gus. C’è anche chi già teorizza sulla mosca e strampalate reincarnazioni. Fatto sta che “Point and Shoot” ha consegnato uno dei momenti più importanti della storia della televisione, con la vittoria dell’istinto di sopravvivenza di Gus Fring sullo spirito di vendetta di Lalo Salamanca.

Saul:Lalo said he was coming back.
Mike:He’s not coming back.
Saul:No, he said he was. He told me!
Mike:You understand me. He is not coming back.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Cold open
  • Fotografia eccellente
  • Grande salto verso Breaking Bad
  • Showdown finale tra Lalo e Gus
  • La morte di Lalo e il lavoro di Tony Dalton
  • La meta-referenzialità con cui i personaggi parlano degli eventi accaduti
  • Le scelte di Kim e Saul
  • L’umanità di Mike
  • I dettagli, ogni inquadratura ha un senso, nulla è lasciato al caso
  • La gestione della continuity col non detto di Mike
  • Nulla da segnalare

 

Lalo fuori dai giochi e cinque puntate al termine. C’è ancora la questione Kim Wexler e il futuro di Gene Takovic prima di concludere Better Call Saul, per poi iniziare un rewatch, da un inedito punto di vista, di Breaking Bad.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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