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Who Killed Sara? 1×01 – It Wasn’t A MistakeTEMPO DI LETTURA 4 min

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Che-fine-ha-fatto-sara-1x01Netflix decide di mettere in campo una nuova tipologia di produzione e messa in onda tentando la via del rilascio sdoppiato.
Who Killed Sara?, produzione messicana e crime drama con note positive interessanti, si presta proprio a questa tipologia. Dopo essere stata rilasciata la prima stagione il 24 marzo 2021, a maggio dello stesso anno verrà resa disponibile sempre su Netflix la seconda stagione. Due mesi di distanza utilizzati dalla piattaforma streaming per raccogliere dati, informazioni e feedback sia da parte della critica, sia (molto più importante) da parte del pubblico, cercando di capire quanto il prodotto fosse riuscito ad attecchire e convincere.
Un feedback che ha evidentemente fatto felice l’azienda di Los Gatos visto e considerato che con poco più di due mesi di distacco, Who Killed Sara?, si ritrova online con ben due stagioni. Una scelta questa sicuramente presa a tavolino, ma che potrebbe prendere maggiore spazio ed utilizzo nelle future produzioni Netflix. Un particolare, questo, che andrà tenuto d’occhio da qui in avanti.

CHE FINE HA FATTO SARA?


Traduzione, quella italiana, che getta più di un dubbio sulla serie stessa: pessima scelta in parole oppure puro e semplice spoiler? Sara Guzman, la giovane ragazza oggetto della storia a cui tutto ruota attorno, muore tragicamente durante la prima puntata, nei primissimi minuti che fanno da ponte per il resto della vicenda. Morte inscenata, quindi, se si considera quel “che fine ha fatto”? Difficile dirlo, ma si tratta sicuramente di una traduzione più che discutibile e che danneggia lievemente una produzione tutto sommato sufficiente.
Who Killed Sara? non è sicuramente un thriller al cardiopalma capace di incollare il pubblico dall’inizio alla fine e non riesce ad intrigare nemmeno troppo. Mischia una buona dose di crime-drama a diverse sottotrame puramente soapoperistiche che fanno da contorno e che in più frangenti, i vari flashback giovanili dei personaggi in scena, finiscono per prendere il sopravvento.
La storia parte dall’incidente occorso a Sara, sorella di Alex che rappresenta di fatto il protagonista principale, e fidanzata di Rodolfo. La giovane, occupata a fare parapendio trainata dalla barca a motore guidata dai giovani ragazzi, precipita nel lago e viene rinvenuta esanime e dichiarata morta all’ospedale. Da qui si susseguono i rimbalzi di colpe, le intromissioni familiari ed i possibili sabotatori (la strumentazione di Sara per fare parapendio era danneggiata) che finiscono per condannare Alex a 30 anni di prigione successivamente ridotti per buona condotta a 18. Il ragazzo, diventato ormai uomo, esce con l’unico dichiarato obbiettivo di vendicare se stesso e la sorella.
Alex in prigione è diventato un mix di Liam Liam Neeson di Taken ed Ethan Hunt (Mission Impossibile). A dargli manforte una montagna di denaro senza alcun senso logico, lasciatagli in eredità, che gli permetterà di mettere fin da subito sotto strettissima osservazione l’intera famiglia Lazcano (la famiglia di Rodolfo).
I buchi di trama sono abbastanza evidenti, ma colmati da un action che potrebbe far ricredere ma che purtroppo rimane bloccato ai soli ultimi concitati momenti del finale di puntata quando l’abitazione di Alex viene presa d’attacco a suon di colpi di fucile e proiettili.
La serie non ha evidente interesse di risultare logicamente ineccepibile o non attaccabile dal punto di vista della trama e già questo rappresenta un punto a favore, a differenza di molti altri prodotti che sembrano volersi prendere molto più sul serio rispetto a quanto in realtà dovrebbero. Rappresenta sotto tutti i punti di vista il guilty pleasure in salsa messicana che il pubblico di Netflix potrebbe concedersi in attesa di prodotti crime-thriller ben più sofisticati o ingegnosi (l’ultima stagione di Ozark o quella di Better Call Saul, per esempio). Ma in definitiva si tratta di puro e semplice tempo libero: Who Killed Sara? meriterebbe una visione solo e soltanto se il tempo a disposizione fosse veramente tanto e le altre opzioni rimaste nel catalogo Netflix fossero già state sondate e/o magari già viste. Diversamente, meglio rimanere lontani da una produzione che a parte il non volersi prendere troppo sul serio ed una parte action solamente accennata, non è riuscita a regalare altro in un primo, tutto sommato corposo, episodio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Parte action e thriller che movimenta un po’ la storia, ma si tratta di elementi da andare a ricercare con “il lumicino” e per nulla sufficienti per intraprendere la visione di questo nuovo show di Netflix
  • Recitazione e personaggi nel complesso
  • Predisposizione di tutto affinché Alex, una volta uscito di prigione, possa vendicarsi in santa pace: soldi, casa, capacità mentali e fisiche
  • Soap opera di basso livello

 

Un guilty pleasure direttamente dal Messico che mette in campo una sequela di cliché narrativi che non bastano per stuzzicare l’interesse, soprattutto se messi in contrapposizione ad una storia che fa acqua da tutte le parti. Oltre al rischio di ritrovarsi a guardare una scadente soap opera spacciata per serie tv action-thriller.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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