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Doctor Who 10×05 – OxygenTEMPO DI LETTURA 6 min

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“Bill, I’ve got no Tardis, no sonic, about ten minutes of oxygen left and now I’m blind. Can you imagine how unbereable I’m going to be when I pull this off?”
 
Ovviamente, non poteva mancare per Bill la trasferta in una stazione spaziale. Nel processo di “normalizzazione” di questa decima stagione, il promo di “Oxygen” della scorsa settimana aveva dato l’impressione dell’ennesimo punto pit-stop necessario alla presentazione del repertorio di viaggi standard del Tardis. Avventura che fa conoscere Dottore e companion, avventura nel futuro, avventura nel passato, avventura nel quotidiano e infine lo spazio.
Ennesimo Save Them All in fase di valutazione? Neanche per idea.
Che “Oxygen” fosse un episodio ben più ispirato degli altri era possibile comprenderlo già in fase di apertura. Il monologo del Dottore, ad introdurre la sequenza iniziale, nonché la ripresa post-sigla con la lezione sulla rotazione delle colture sullo spazio, attivano il campanello d’allarme sul valore dell’episodio. Basti pensare a “Listen” o a “Before The Flood” (per certi versi, anche all’indimenticabile “Heaven Sent“), episodi del recente passato dove, prima di presentare la storia verticale, il Dottore mette in scena un monologo, qualcosa che riconnetta lo spettatore con la filosofia dell’episodio stesso, come una morale anticipata. In linea però con la maggiore (migliore?) basicità di questa decima stagione, non vengono esposti concetti profondi come il paradosso temporale su Beethoven nella 9×04 o l’introspezione sulla paura della 8×04. Si parla di come il vuoto, l’assenza di ossigeno, quindi lo Spazio possa uccidere. Una descrizione cruda, essenziale, fedelissima alla nuova linea narrativa e forse alle aspettative che sin dall’inizio si avevano sul Dottore interpretato da Peter Capaldi.
“Oxygen” funziona alla grande proprio per questa commistione di elementi: si ha l’ennesimo episodio interamente (o quasi, come vedremo più in là) verticale, dove però, a differenza dei precedenti, non viene lasciato troppo spazio al dialogo a discapito della storia in sé. La qualità della scrittura e delle battute è ridotta a una brillante essenzialità, favorendo di molto il ritmo, ma anche l’approfondimento sull’ambiente presentato. All’interno di una claustrofobica stazione spaziale, in 44 minuti di episodio (meno, se si escludono i momenti iniziali e finali sulla Terra, oltre a sigla, titoli di coda e promo del prossimo episodio) viene data una soddisfacente panoramica sulla società dell’epoca – notevole la denuncia sul capitalismo portato all’eccesso, tanto da mettere l’ossigeno in commercio – oltre alle accurate spiegazioni sul funzionamento delle tute. Spiegazioni che contribuiscono ad una delle specialità di Doctor Who: giustificare con la fantascienza la presenza di stilemi classici dell’horror. Le tute “intelligenti”, con all’interno materiale organico disattivato (i cadaveri dell’equipaggio), catapultano a dimensione di Doctor Who una classica trama zombie.
 
Abby: “Who are you?”
Doctor: “I’m the Doctor, I will do everything in my power to save all your lives and when I do, you will spend the rest of them wondering who I was and why I helped you.”
 
Può apparire naturale l’alleggerimento nei dialoghi tra il Dottore e Bill, in favore di un maggiore sviluppo della trama, se si considera la presentazione di Bill a 360 gradi già presente nei precedenti episodi. Ciò non deve trarre in inganno: nella 10×05 vengono comunque inseriti diversi elementi riguardanti la nuova companion (oltre a battute, dialoghi e monologhi dall’altissimo tasso di epicità, presenti malgrado l’assenza dei lunghi dialoghi tra i due, presenti soprattutto nella 10×02 e 10×03). La presenza di Nardole garantisce un valore aggiunto e un segnale di discontinuità (il doppio companion non è stato proprio frequentissimo negli ultimi tempi, senza considerare che è interessante vedere il Dottore interagire con un personaggio in atteggiamento oppositivo nei suoi confronti e non propriamente terrestre). Ciò che però sembra essere veramente importante è ciò che traspare da Bill, grazie anche alla recitazione di una sempre più convincente Pearl Mackie. Vediamo per la prima volta una companion che ha una paura vera. Degna di nota la preghiera colma di angoscia di disattivare la tuta del primo cadavere incontrato.
La continua esposizione al pericolo e l’illusione di vederla già morire in questo episodio catalogano Bill non come alter-ego umana del Dottore (tanto da far considerare l’accoppiata come un “ibrido”), bensì come figura da proteggere in tutta la sua umanità.
Appare interessante in questo senso come vi sia un effetto visibile dell’amnesia del Dottore che non ricorda nulla di Clara. L’astinenza da viaggi con il Tardis e l’assenza prolungata di persone con cui viaggiare sembrano ri-catapultare il protagonista verso un’incoscienza progressiva. In “The Pilot” e in “Smile” sembrava predominare un istinto di protezione. Istinto già in dissolvenza con le gite subacquee di “Thin Ice”.
 
“I’m still blind.”
 
Occorre ritornare un momento al concetto di verticalità e orizzontalità. “Oxygen” regala una serie di elementi utili a segnare la prossima continuità. A partire dal cacciavite distrutto, con conseguente ritorno degli occhiali da sole della scorsa stagione, fino al momento chiave dell’intero episodio: il Dottore diventa cieco.
La continua esposizione di Bill al pericolo e, in generale, tutta la situazione estremamente pericolosa dell’episodio, portano il Dottore a compiere un sacrificio perfettamente attinente al personaggio. Lui stesso, ad inizio episodio, aveva parlato dei rischi che si correvano esponendosi al vuoto cosmico, anticipando quindi il plot twist: l’assenza del Tardis nelle vicinanze porta così a una mancata protezione e all’ebollizione del liquido oculare con – apparentemente – provvisoria cecità. Facile pensare, a quel punto, ad una scelta narrativa momentanea, utile esclusivamente a rendere più spettacolari i momenti risolutivi capitanati dal Dottore (la citazione di inizio recensione ne è una testimonianza). Per questo il colpo di scena finale appare particolarmente riuscito, grazie all’inserimento di un collegamento verso il prossimo episodio. Un segnale di continuità, da un lato coerente con l’andamento di questa stagione (si è visto come risulti classico il legame tra i primi tre episodi), dall’altro una novità grazie alla presenza di una “problematica comune” – novità assoluta nel mondo narrativo di Doctor Who – tra più episodi.
Forse un primo cambio di marcia di questa comunque soddisfacente decima stagione.
 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Neanche a dirlo, la recitazione di Peter Capaldi
  • Interessanti aspetti del personaggio di Bill
  • Apporto oppositivo di Nardole
  • Storia ben riuscita, con la giusta dose di approfondimento sulle trame presentate
  • Atmosfera claustrofobica vecchio stile
  • Cecità
  • La morte/non-morte di Bill è forse elemento di troppo, sbrigativo nella sua risoluzione

 

Jamie Mathieson si conferma, in questi ultimi anni, braccio destro ideale di Steven Moffat. I suoi precedenti hanno sempre registrato ottime valutazioni (“Mummy On The Orient Express“, “Flatline“, “The Girl Who Died” e ora “Oxygen”). Nel caso della 9×06 e di questa 10×05 è ancora più lampante la collaborazione con lo showrunner. Nel primo caso l’episodio era scritto a quattro mani. Per quanto riguarda “Oxygen”, come visto, viene messo in moto un espediente narrativo (la cecità del Dottore) che a quanto pare caratterizzerà l’intero prossimo episodio, scritto proprio da Moffat.

 

Knock Knock 10×04 4.32 milioni – ND rating
Oxygen 10×05 3.57 milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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