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Documentary Now! 1×05 – A Town, A Gangster, A FestivalTEMPO DI LETTURA 5 min

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Il primato di “A Town, a Gangster, a Festival” è quello di proporre un documentario completamente originale, senza nessun modello verso cui ispirarsi. Volendo, il paragone lo si potrebbe fare con alcuni documentari di stampo geografico che vanno ad esplorare usanze e costumi in paesi più o meno esotici. Arborg, paese fittizio (si spera, almeno) in Islanda, ogni anno festeggia un giorno dedicato ad Al Capone, da quando alcuni abitanti del luogo si paragonarono al famoso gangster italo-americano, alla vista di alcuni tifosi svedesi. In continua espansione, tale fenomeno di costume coinvolge gran parte degli ambienti della cittadina, dalla scuola, agli esercizi commerciali. Per non parlare poi dell’accesissimo contest in cui viene eletto il sosia più fedele di Al Capone.
Inutile dire come l’assurdità pervada i 21 minuti di episodio, in uno stile totalmente meno invasivo dei precedenti episodi. Non essendoci un vero modello base da imitare, viene ovviamente meno la caricatura. L’intero episodio è costellato da una situazione surreale, ma non esistono momenti sguaiati e sopra le righe (in senso positivo). Lo scenario dipinto è sì pazzesco, ma totalmente verosimile. Ci stupiremmo tutti se sapessimo della passione di un villaggio islandese per Al Capone, ma basta leggere alcune rubriche de “La Settimana Enigmistica” per trovare situazioni reali molto più bizzarre.
Si è già detto come Documentary Now! sia caratterizzato da un umorismo sottile, atto più a provocare il sorriso che la fragorosa risata. La sottigliezza, però, non va confusa con la “gentilezza” e il politically correct. L’umorismo di questo quinto episodio nasconde una sua grandissima irriverenza e “scorrettezza”. Nei precedenti 4 episodi, ci si andava a burlare di epoche e stili, in questo caso, invece, si prende di mira una popolazione. Il risultato riesce comunque a non essere offensivo grazie alla raffinatezza di cui sopra. La caratterizzazione degli islandesi ricorda moltissimo certe raffigurazioni dei canadesi presenti in How I Met Your Mother, puntando quindi sul contrasto tra un popolo così pacifico e uno dei criminali più feroci della storia.
Caratteristica comune con i precedenti appuntamenti di DN! è la presenza di Armisen. Nel caratterizzare il popolo islandese, l’inserimento del brillante comico e autore aumenta l’impatto umoristico. Per giustificare la sua diversità di carnagione, Armisen in questo caso interpreta un negoziante iraniano, in corsa e co-vincitore per il contest sopra descritto. Ciò che funziona veramente è il suo sguardo costantemente spento ed impassibile. Ottimo nel raffigurare un’anziana signora in “Sandy Passage“, perfetto nell’ottuso eschimese Pipilok, meglio ancora nell’insopportabile presunto assassino di “The Eye Doesn’t Lie“. Inutile dire che l’immigrato iraniano, sosia di Al Capone, non poteva che rivelarsi ulteriore scelta azzeccata (esilarante lo scambio di battute tra i giovani islandesi che abbozzano un segno di xenofobia, salvo scusarsi immediatamente, manifestando ottimi esempi di politicamente corretto).
Come accennato ad inizio recensione, “A Town, a Gangster, a Festival” presenta un tipo di situazione comica ad andamento costante, senza l’ondulare continuo costellato da picchi di demenzialità, tipici dei precedenti episodi. Questa diversa proposta conferma la concezione dell’idea che sta dietro il lavoro degli autori: il diverso soggetto di ogni episodio dà la possibilità di rendere i 20 minuti settimanali un microcosmo in cui estendere l’intera storia, sotto forma di documentario. I suddetti 20 minuti rappresentano cerchi chiusi su se stessi dove l’obiettivo primario è illustrare un particolare e comico contesto. Ma la costante è e deve essere il documentario: non si guarda l’episodio per ridere ma per farsi trasportare in un ritmo realista e illustrativo. Le scelte potranno far abbozzare sorrisi, ma la vera comicità, durante la visione, si sta ancora depositando nella nostra memoria. Le singole “gag” di questo quinto episodio, ad esempio, hanno una vis comica non indifferente, ma sempre diluita in un contesto, come detto prima, ad andamento costante e verista. Per questo motivo, sarà il ricordo successivo dell’episodio a suscitare il riso vero e proprio. Provate a raccontare a qualcuno di una città islandese con il culto di Al Capone dove tutti vincono il contest come sosia per non deludere nessuno e vedrete che vi scoprirete più divertiti che durante la visione stessa. Per non parlare del nuovo sindaco che non sa e non ha nessun interesse per le storie di gangster degli anni venti. Tutto questo cosa vuol dire? Oltre a sottolineare ulteriormente il tipo di comicità tutt’altro che sguaiata di questa particolare serie, ci mostra come, dietro l’intenzione di far ridere, ci sia una vera e propria sapiente documentazione sulla storia dei documentari. Spirito ironico e sapienza tecnica si fondono, dove la seconda prende il sopravvento sul primo. E’ indubbio, infatti, come autenticità e fedeltà nella riproduzione video sfidino il ritmo necessario al dipanarsi delle risate, le quali si manifesteranno solo a mente fredda, a episodio terminato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Al Capone in Islanda
  • Contest per sosia
  • Ennesima grande interpretazione di Armisen
  • Il sindaco
  • Insegnamento di Al Capone nelle scuole
  • La rivalità con la festa per Jimi Hendrix
  • Le pizze
  • Stile perfettamente riuscito anche in un mockumentary senza una base originale verso cui ispirarsi, come negli altri episodi
  • Mancanza di picchi comici
  • Negli USA c’è lo stereotipo di rappresentare gli abitanti di paesi freddi come sempliciotti
  • Per il piccolo canale IFC gli ascolti non sono mai stati altissimi; si però sono ulteriormente abbassati

 

Seguendo gli standard e i criteri delle precedenti valutazioni, continuiamo a basarci sull’effetto comico. Una realizzazione come quella di questo quinto episodio non può non essere applaudita ma due fattori spingono ad una valutazione maggiormente contenuta. Intanto l’elemento novità che poteva esservi nei primi 3 episodi si è andato attenuando, poi, commentando una serie di base comica, pur riconoscendo la raffinatezza di quanto proposto, un paragone oggettivo non potrà che basarsi sulla quantità di risate suscitate durante la visione. Ciò non esclude il riconoscimento per l’originalità del tutto. Ma di quella se ne sta parlando ininterrottamente da 5 settimane. Sarà chiaro agli spettatori/lettori di come Documentary Now! si sia guadagnata l’onere di altissime aspettative.

 

The Eye Doesn’t Lie 1×04 0.09 milioni – ND rating
A Town, A Gangster, A Festival 1×05 0.16 milioni – ND rating

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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