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Game Of Thrones 8×04 – The Last Of The StarksTEMPO DI LETTURA 6 min

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Game Of Thrones 8x04 - The Last Of The StarksÈ fuori di dubbio che, al di là dell’impressionante messa in scena nel precedente episodio – una vera e propria opera titanica in termini di budget e produzione, mai vista prima sul piccolo schermo – il destino di “The Long Night” sarà quello di essere ricordato come un momento estremamente divisivo per il pubblico di Game Of Thrones. Il problema è che, come spesso succede in questi casi, la ragione non è mai univoca, ma anzi appartiene in uguale misura sia a chi si lamenta di una sceneggiatura in costante declino, sia a chi invece ricorda che in un prodotto audiovisivo la trama non è tutto, e decide di conseguenza di apprezzare il più che egregio lavoro della regia, degli attori, degli scenografi, degli effetti speciali e via dicendo.
“The Last Of The Starks” prosegue lungo questa traiettoria, ma il primo passo falso che compie è quello di non offrire alla prima fazione alcuna giustificazione per le scelte operate, lasciando (a questo punto definitivamente?) una delle evoluzioni più importanti sviluppata lungo tutte le otto stagioni con un’amara sensazione di non finito. Non solo gli obiettivi del Night King e il ruolo di Bran vengono inspiegabilmente ignorati in toto, ma per di più, quello che doveva essere (in una stagione canonica) il momento di raccoglimento dopo le perdite nella battaglia di Grande Inverno, si ritrova ad essere il quarto di sei episodi totali: la necessità impellente di iniziare a raccontare l’ultimo scontro tra i sopravvissuti e Cersei fa così convivere all’interno degli stessi ottanta minuti due anime completamente diverse e tra di loro dissonanti.

Jon: “We are here to say goodbye to our brothers and sisters, to our fathers and mothers. Our fellow men and women who set aside their differences, to fight together and die together, so that others might live. Everyone in this world owes them a debt that can never be repaid. It is our duty and our honor to keep them alive in memory for those who come after us and those who come after them, for as long as men draw breath. They were the shields that guarded the realms of men, and we shall never see their like again.

Il solenne funerale che apre la puntata, così come pure in misura diversa il banchetto, sembrano liberare temporaneamente Benioff & Weiss dalla schiavitù della narrazione. Come doveva essere, l’incipit è totalmente anticlimatico e immerge il freddo Nord in un momento di stallo in cui a rubare la scena sono gli attori, a cominciare dall’ultimo saluto che Arya – Sansa – Daenerys rivolgono rispettivamente a Beric – Theon – Jorah. Ancora più emblematici però sono i festeggiamenti della vittoria, che portano in un unico luogo ristretto gran parte del cast ancora in vita, dando vita a diverse interazioni sostenute quasi interamente dai soli sguardi ed espressioni, sfruttando a pieno regime la familiarità che in questi anni gli interpreti hanno raggiunto tra di loro e con i loro personaggi.
Dopo aver sviluppato ulteriormente il cammino di Jaime e Brienne, così come quello di Gendry; dopo aver posto, in attesa degli spin-off almeno in questa serie, la parola fine sull’evoluzione di alcuni come Tormund, per gli altri lo spettacolo deve proseguire e il viaggio verso sud deve riprendere. Come ben intuisce Tyrion nel suo dialogo con ser Davos – “We may have defeated them, but we still have us to contend with“: da un punto di vista narrativo non c’è niente di meglio di un conflitto per far procedere la narrazione. La seconda parte dell’episodio diventa allora una continua caratterizzazione degli attriti che attraversano i vari schieramenti, con l’idea di riportare sotto i riflettori i villain di sempre (Cersei e Euron), ma al tempo stesso di cogliere l’occasione per creare nuovi antagonismi.

Varys: “I’ve served tyrants most of my life. They all talk about destiny. Perhaps that’s the problem: her life has convinced her that she was sent here to save us all.

Se c’è una cosa a cui la serie ci ha ormai tristemente abituato è che, quando decide di premere l’acceleratore, la trama si allarga forzosamente, creando inevitabili buchi di sceneggiatura. Nonostante l’abitudine, non è facile riuscire a digerire gli spostamenti nel continente senza alcun riferimento temporale, così come insensato risulta l’agguato ai draghi in pieno oceano, o l’abilità di Daenerys in versione Neo di schivare i successivi proiettili con facilità. Questi veri e propri plot-hole sono ormai da parecchio tempo parte integrante del DNA della serie (per la precisione da quando non c’è più una Bibbia da seguire) e si possono denunciare con fermezza, ma allo stesso tempo, arrivati a così poco dal finale, bisogna valutarli anche in funzione della storia da raccontare.
Da quando il Re della Notte è stato sgominato, il rischio di limitarsi a una semplice battaglia per il trono di spade è ben presente, con il rischio di risultare manichei e suddividere Westeros tra buoni e cattivi. Le perdite inflitte in “The Last Of The Starks” a Daenerys invece riaccendono una flebile speranza. La morte di Raeghal e quella di Missandei, insieme alla voce che si sparge rapidamente della vera identità di Jon Snow, preludono a un drastico, ma al contempo sufficientemente motivato, cambio di rotta per la regina dei draghi, che creerebbe così una situazione speculare a quella tra Jaime e Cersei, tra lei ed il nipote. Anche in questo caso è necessario chiudere un occhio e non domandarsi sia perché Euron si ritiri dopo averla catturata, sia perché Cersei non affronti l’avversaria Targaryen nel suo momento di maggiore difficoltà…
Se si riuscisse a proseguire su questa direzione anche negli ultimi due episodi, potrebbe essere una vera occasione per Benioff e Weiss di salvare il salvabile, mantenendo allo stesso tempo quel finale dolceamaro da tutti agognato: seguendo il filo del discorso di Varys, queste otto stagioni di Game Of Thrones diventerebbero infine il crollo di un sogno ideale, il sogno di una ragazzina rimasta sola al mondo di riportare pace e libertà per tutti i popoli, in nome di un malaugurato destino, ma in realtà indifferente ed estraneo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lena Headey e Sophie Turner
  • Incipit
  • Jaime-Brienne
  • Il ritorno ai fasti di un tempo di Varys
  • Daenerys sempre più sola
  • La sceneggiatura crolla a pezzi sempre di più
  • Jon Snow finora troppo marginale
  • Nessun approfondimento sul Night King e Bran

 

A ridosso della fine dei giochi, Game Of Thrones sforna quello che è sia un episodio di raccordo, che un episodio di nuovi fiammeggianti inizi. Nell’attesa di scoprire se diventare la “mad queen” sarà la conclusione che aspetta Daenerys, l’unica certezza è che ancora una volta non si sarà riusciti a mettere tutti d’accordo.

 

The Long Night 8×03 12.02 milioni – 5.3 rating
The Last Of The Starks 8×04 11.80 milioni – 5.1 rating

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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