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Greenland

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John Garrity (Gerard Butler), ingegnere edile in crisi con la moglie (Morena Baccarin), viene raggiunto da un’allerta presidenziale al telefono con l’ordine di recarsi presso un aeroporto militare in Georgia per essere trasferito insieme alla famiglia in un rifugio sicuro in Groenlandia. A scatenare l’allerta è la minaccia di una cometa diretta verso la Terra, considerata inizialmente innocua, e che invece finirà per devastare lo stato della Florida con uno dei suoi frammenti, grande quanto uno stadio di football. Il viaggio verso l’aeroporto non sarà comunque facile e la famiglia dovrà affrontare, oltre alla furia della natura, anche le conseguenze disastrose dell’isteria di massa esplosa in seguito all’impatto della cometa.

 

Distribuito in anteprima in alcuni paesi del mondo proprio mentre la cometa Neowise solcava effettivamente i nostri cieli, Greenland è il nuovo disaster movie diretto da Ric Roman Waugh e con protagonista Gerard Butler, alla loro seconda collaborazione dopo Attacco Al Potere 3 – Angel Has Fallen. Il film sembra tentennare costantemente sulla propria natura, spaziando dall’action puro al family drama in maniera visibilmente incerta, finendo col scimmiottare altre deboli opere di genere quali 2012, The Day After Tomorrow, Dante’s Peak – e tutti i colleghi del “Ciclo Alta Tensione” di Canale 5 – o il recente Geostorm (sempre con Gerard Butler nel ruolo di protagonista) e terminando la sua corsa ben lontano dalla “zona cult”.
Il primo problema sta nella cattiva gestione del minutaggio a disposizione. Caratteristica fondamentale di un disaster movie è sicuramente la valorizzazione di tutta quella parte dedicata a brutti presagi e affermazioni divinatorie che di solito precedono la catastrofe vera e propria. Il tentativo qui è stato fatto, anche se timidamente, col classico stormo di uccelli in fuga e l’ancor più classico disegno profetico fatto dal figlio del protagonista. Una ventina di minuti scarsi, durante i quali comunque Greenland mostra di voler attuare un approccio differente, dedicando buona parte del minutaggio alla componente family drama e alla crisi di coppia dei Garrity; una scelta che fin da subito mostra i propri limiti facendo virare il film in direzione di un sentimentalismo che gli è del tutto estraneo e che termina inoltre col collocare il personaggio interpretato da Butler a metà tra l’uomo di famiglia e l’uomo d’azione, in un continuo indugiare che non gli permette di costruirsi un’identità ben delineata all’interno della narrazione.
Il secondo problema, invece, è legato ai protagonisti e alla percezione spettatoriale delle loro figure all’interno della narrazione. Sebbene l’intento finale sia quello di promuovere una rinnovata integrità familiare, nel corso del loro viaggio i Garrity si ritrovano ad abbandonare al proprio destino i loro amici, a mettere in pericolo altre persone innocenti e perfino a fare leva sull’emotività degli ufficiali per scavalcare le regole dettate dal governo. Tutta una serie di comportamenti che in qualche modo conferiscono ai protagonisti quest’aura da privilegiati, autorizzati a fare qualsiasi cosa soltanto perché selezionati dal governo. Un bel quadretto che di certo non porta lo spettatore a tifare, né tanto meno ad empatizzare con loro nei momenti più tragici ed emozionanti del film.
Il terzo problema, quello forse più grande, è l’estrema prevedibilità della trama. Il susseguirsi degli eventi non lascia spazio a scelte coraggiose o incredibili plot twist: le situazioni pensate dallo sceneggiatore Chris Sparling (Buried – Sepolto) ricadono spesso e volentieri nel cliché di genere (il contrattempo che separa i protagonisti, la coppia di “buoni samaritani”, ecc.) e molto spesso ci si attarda sull’analisi delle motivazioni alla base delle azioni di insipidi comprimari che di fatto non aggiungono nulla alla narrazione. Una serie di situazioni quasi al limite del caricaturale che finiscono per spogliare il film di qualsivoglia messaggio di speranza, prediligendo invece la spettacolarizzazione della tragedia e la riflessione circa la volubilità del comportamento umano in situazioni di panico collettivo.


My friend Teddy says your life flashes in front of your eyes when you die. I think it would be better if it did that while you lived. That way, you could see all the good memories and be happy.

Nonostante si possa discutere sul tempismo del film, rilasciato in un momento storico durante il quale lo spettatore forse non è troppo interessato ad ulteriori storie riguardanti un’imminente apocalisse, è innegabile come la messa in scena del lato più meschino dell’essere umano nei momenti di estremo pericolo risulti ulteriormente significativa se vista in relazione all’attuale situazione mondiale. Un solo aspetto positivo, comunque, non basta a salvare la baracca se sull’altro piatto della bilancia ci sono protagonisti antipatici, comprimari insipidi ed una narrazione eccessivamente stratificata su più livelli (action, family drama, governativo, ecc.) che non comunicano propriamente tra loro e risultano accomunati solo da una visione d’insieme più intimista e meno catastrofica. In altre parole, ci si trova di fronte al più comune dei Butler-movie, in questa occasione però zavorrato da una scrittura claudicante e da personaggi privi di spessore. Il tutto condito dall’assenza di una vera e propria morale al termine del film, che probabilmente porterà lo spettatore a chiedersi quale fosse lo scopo di quanto appena visto.
Non esattamente il film da consigliare agli amici.


Senza dubbio Greenland riesce a far centro dal punto di vista visivo, soprattutto tenendo conto del budget a disposizione (35 milioni di dollari) ben sotto la media dei blockbuster di genere catastrofico (tanto per fare un paio di esempi, ben al di sotto dei 200 milioni di 2012 o dei 175 milioni di The Day After Tomorrow); il vero problema sta nello sviluppo della narrazione, focalizzata più sulla componente intima che sul disastro sullo sfondo. E per di più infarcita di cliché di genere.
Un disaster movie “dei tanti” che probabilmente lascerà indifferenti. Davvero nulla di più.

 

TITOLO ORIGINALE: Greenland
REGIA: Ric Roman Waugh
SCENEGGIATURA: Chris Sparling
INTERPRETI: Gerard Butler, Morena Baccarin, Roger Dale Floyd, Scott Glenn, David Denman, Hope Davis
DISTRIBUZIONE: Lucky Red, Universal Pictures
DURATA: 119′
ORIGINE: USA, 2020
DATA DI USCITA: 29/07/2020

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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