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Grey’s Anatomy 17×01 – All Tomorrow’s PartiesTEMPO DI LETTURA 4 min

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“I’ve heard that when tidal waves hit, there are often people watching on shore. They see the disaster coming, see the horizon disappearing. They don’t really see until it’s too late. There’s a lecture we take in residency that’s meant to prepare us for such surprises. It’s called Disaster Ethics…Where future surgeons imagine what they would do when the unimaginable happens. But it’s imperfect. Because while it’s good to plan for the worst, you can’t really know how you’ll handle it until you’re smack dab in the middle of it, under the wave, trying not to drown.”

 

Molte obiezioni si potranno rivolgere alla produzione di Grey’s Anatomy relativamente a molti aspetti della narrazione: la mancanza di originalità; il continuo ripercorrere vecchi schemi (e casi clinici) con love story tirate per i capelli e rese insopportabili con il passare del tempo; uscite di scena non motivate o motivate malissimo (l’ultimo in ordine di tempo, giusto la passata stagione, era stato Alex). Eppure quando c’è il desiderio di mettere in piedi un episodio convincente il risultato riesce sempre e comunque a sbalordire. Come lo era stato, per esempio, l’episodio “Silent All These Years” (Grey’s Anatomy 15×19), con tematica principale la violenza sulle donne. Esattamente come per This Is Us, anche Grey’s Anatomy ha la pretenziosità di raccontare la quotidianità del mondo, la vita ordinaria di una serie di medici all’interno di una società e di un mondo in continua evoluzione, nel bene o nel male. A volte questa “vita ordinaria” sfiora l’assurdo più incredibile, ma per una volta Krista Vernoff (showrunner) riesce a far coincidere alla perfezione quotidianità e serialità battendo addirittura This Is Us nella messa in scena. D’altra parte chi meglio di un medical drama per poter raccontare più da vicino la pandemia globale (che ha addirittura costretto la produzione a ridurre gli episodi della passata sedicesima stagione)?
Questa prima parte della premiere riparte da aprile 2020, in piena emergenza, andando a raccontare come il Grey Sloan Memorial Hospital si stia interfacciando sia con la pandemia, sia con i nuovi protocolli anti COVID-19. La puntata viene costruita in maniera sapiente: sequenze odierne vengono intervallate da veri e propri flashback (probabilmente materiale già pronto dalla scorsa stagione, come per esempio le sequenze tra Jackson e Jo) utili a far raccapezzare lo spettatore con ciò che sta avvenendo. Ed il risultato è più che sufficiente nonostante alcune evoluzioni facciano abbastanza dubitare della propria genuinità come, per l’appunto, l’avvicinamento tra Jackson e Jo anche se strettamente correlato ad una necessità della donna di dimenticare Alex. Nel mentre DeLuca continua la sua personale battaglia psicologica; Owen è diventato lo zimbello di un intero ospedale considerato il delicatissimo messaggio vocale ricevuto da Teddy (a meno di grossi sconvolgimenti una sopravvivenza di entrambi nello show risulta difficile da credere); Richard completamente ristabilito si trova a doversi mettere in pari con i nuovi protocolli e con i cambiamenti occorsi dall’inizio della pandemia all’interno dell’ospedale; Miranda capo autoritario in grado di mantenere un ordine ferreo, nonostante i consueti problemi (casi clinici o organizzativi, come il mancato recapito delle mascherine chirurgiche per il personale medico). Un episodio recap utile, che fa il proprio dovere, e che permette allo spettatore di essere informato correttamente della situazione in cui verte l’ospedale giusto in tempo per poter vedere il secondo episodio (andato in onda nella stessa serata sulla ABC) e, di conseguenza, la seconda doverosa parte di questa ripartenza.
Le premesse sono addirittura ottime, ma come si appuntava nella recensione è scontato il gioco facile sulle emozioni nel momento in cui un medical drama si presta ad un racconto così odierno. Una scelta obbligata, ma in un certo tal senso coraggiosa e che ripaga in coinvolgimento durante la visione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La pandemia al Grey Sloan
  • Quotidianità raccontata dall’interno di un ospedale
  • Piccolo recap con immagini “di repertorio”
  • Ripartenza degna di questo nome
  • Jackson e Jo, ma veramente?

 

Un Grey’s Anatomy moderno, quotidiano e che si lascia guardare. Pensare che si sta parlando di uno show che va in onda da quasi quindici anni aiuta a mettere in prospettiva una produzione che (quando vuole) riesce a portare in scena qualcosa di veramente degno di essere guardato.

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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