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Grey’s Anatomy 17×06 – No Time For DespairTEMPO DI LETTURA 4 min

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Grey's Anatomy 17x06 recensione“I have never seen anything like this.” 

 

Negli ultimi anni Grey’s Anatomy ha ormai abituato il proprio pubblico alle sue stravaganti ed esagerate storyline, con i personaggi spesso vittime di situazioni al limite. Gli eventi che hanno sconvolto questo 2020 sono stati linfa vitale per il medical drama della ABC, che ha potuto così raccontare una pandemia senza virare nell’assurdo, dato che gli autori hanno dovuto semplicemente prendere spunto dalla realtà.
Nelle precedenti recensioni si è sottolineato più volte come questi primi episodi della 17esima stagione siano stati abbastanza ambivalenti per quanto riguarda la qualità della narrazione, dividendosi tra momenti ben gestiti e descritti (quelli appunto che prendono spunto dalla realtà) e altri ancora fin troppo artificiosi e mal proposti (qualsiasi storyline personale dei protagonisti). Una differenza che mette fortemente in mostra come lo show di lunga data sia sempre più in difficoltà nel raccontare le storie dei suoi character, ormai sempre più logore ed usurate, mentre riesce a dare il meglio di sé ponendo sotto i riflettori gli eventi reali, brillando attraverso i messaggi sociali che riesce ad elargire nel mentre.
“No Time For Despair” è appena il sesto episodio di questa stagione ma assume già il ruolo di winter finale, dando inizio ad una pausa lunghissima, con il ritorno previsto il 4 marzo 2021, per far sì che autori, cast e crew abbiano il tempo di preparare il resto della stagione inevitabilmente a rilento a causa delle tempistiche da Covid. E’ tuttavia un mid-season che si presenta sotto forma di crossover con Station 19, con la trama verticale riguardante i pazienti che si sviluppa in entrambe le serie, partendo proprio dal team dei pompieri di Seattle per poi giungere al Grey-Sloan.

GA PER IL SOCIALE


Come già ampiamente evidenziato sin dall’inizio di questa stagione, Grey’s Anatomy si è prefissato come compito principale di questi episodi di regalare una descrizione cruda e dannatamente reale della pandemia dal punto di vista degli operatori sanitari. Un lavoro encomiabile, che dovrebbe avere come scopo quello di smuovere alcune coscienze e rendere tutti più consapevoli della gravità della situazione. Stesso motivo che ha spinto gli autori a scegliere Meredith come agnello sacrificale rendendola positiva al Covid con tutte le conseguenze del caso. E, come si diceva, questa parte della narrazione continua a rivelarsi decisamente apprezzabile, ponendo anche l’ospedale nuovamente sotto una luce attiva nell’economia della serie.
Ma lo sguardo al mondo reale che lo show offre non è solo quello rivolto alla pandemia, bensì si rifà alla situazione globale che in questo momento, soprattutto in America, racconta anche dei gravi problemi di razzismo purtroppo sempre attuali. Così, come già fatto da altre serie in questo periodo (This Is Us ad esempio, aveva utilizzato il personaggio di Randall), Grey’s Anatomy utilizza Maggie come veicolo per dar voce a pregiudizi troppo spesso sottovalutati ma sempre presenti e lanciare così attraverso le storyline un messaggio ben definito.
Va detto anche che questo ruolo affidato a Maggie già dallo scorso episodio, quando ha consolato la Bailey per la situazione della madre, sta migliorando un personaggio finora troppo spesso incatenato in storie ripetitive e fastidiose, lasciando emergere una parte più utile del cardiochirurgo.

 

…E LE SOLITE ESAGERAZIONI


Covid e razzismo a parte, però, il resto delle trame continuano nella loro inesorabile discesa. Ciò che appare è uno show privo di qualsiasi fantasia per quanto riguarda lo sviluppo dei propri personaggi, incatenati in situazioni statiche e senza un’apparente via di fuga. Certo, nello specifico caso di quest’anno l’attenuante di essersi dedicati quasi totalmente alla storyline della pandemia ha un certo peso, tuttavia si tratta pur sempre di uno show televisivo che necessita di andare avanti e, pur continuando nella rappresentazione del virus, sarebbe opportuno far smuovere finalmente anche qualche trama personale.
Non si può infatti prolungare oltre il tira e molla tra Teddy e Owen, che ad ogni confronto portano la situazione a scadere sempre più nel patetico, rovinando due personaggi già sull’orlo del baratro.
Il tutto mentre il resto dei protagonisti in alcuni casi appaiono solamente come mere comparse, in altri si ritrovano alle prese con situazioni assurde solo per il semplice scopo di comparire in scena. E ovviamente l’apice di questa situazione viene raggiunta in questo episodio con il materiale destinato a DeLuca. Un conto è accettare la trama riguardo i problemi mentali e il suo repentino miglioramento, un altro è vedere Andrew e Carina intraprendere una missione di spionaggio degno delle peggiori serie crime. Senza contare che così si rischia di rovinare una storia potente come il traffico di minori che invece meriterebbe molta più attenzione e serietà.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ancora una volta, la dura rappresentazione della realtà del Covid
  • I messaggi sociali che spaziano dalla salute al razzismo sempre ben portati in scena 
  • Torna in voga la centralità dell’ospedale 
  • Storyline personali inesistenti e personaggi senza uno scopo
  • Teddy e Owen: anche basta 
  • I fratelli DeLuca in versione investigatori privati 

 

Dare voce alla pandemia e a tutte le sue conseguenze è la miglior scelta che Grey’s Anatomy abbia fatto negli ultimi anni. Ma guai ad usarla come attenuante per la mancanza di sviluppo di tutto il resto.

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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