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Halt And Catch Fire 3×03 – Flipping The SwitchTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Don’t smile. We might fail.”

Giunta alla terza puntata di questa stagione, Halt And Catch Fire soffre ancora della mancanza di una storyline veramente forte che regga le sorti dell’intera stagione. Il fatto di avere ben quattro protagonisti “forti” più le new entry di questa terza annata(il programmatore Ryan e la nuova finanziatrice della Mutiny, Diane Gould) che hanno sempre più peso nella narrazione non aiuta in questo senso.
Dopo la parziale presentazione (nei precedenti due episodi) di Joe McMillan (Lee Pace) nella sua nuova veste di villain, fino a questo momento solo accennata, in questo episodio ci si aspettava un rientro in grande stile, in cui si vedesse all’opera Joe con tutte le sue doti di ammaliatore e affabulatore. Questa ovvia e scontata scelta non rientra minimamente nei piani degli sceneggiatori che, invece, scelgono di rallentare la narrazione per dare spazio ai personaggi secondari concentrandosi sulle dinamiche relazionali tra di essi, condendo questo terzo episodio di dialoghi di alto livello e parecchi spunti interessanti che sono il vero punto di forza di questo period drama dove veramente nulla è lasciato al caso.
Il teaser iniziale è certamente un ottimo esempio di questa scelta: fin da subito viene presentata la problematica relativa a questo episodio ovvero la condivisione. In un’epoca dove tutto è “social” e condiviso (allora ma soprattutto adesso), avviene il confronto impietoso tra una tecnologia ritenuta ormai morta (una vecchia radio fatta in casa), ma che si rivela molto più famigliare e accogliente come una specie di confessionale, e Internet, la nuova frontiera della tecnologia dove ci stanno veramente tutti ma che, proprio per questo motivo, risulta più “soffocante” delle altre. Con questa metafora, perciò, viene presentato il tema portante che prosegue anche nella scena successiva dove viene mostrata la nuova classe dirigente degli anni ’80 (i cosiddetti yuppies), più dedita ai party che al lavoro e interessata all’apparenza più che alla sostanza. Un affresco generazionale che non è dato tanto dalla musica disco o dalla ricostruzione di ambienti e abiti, elementi lasciati quasi in secondo piano e non esibiti eccessivamente, come invece accade di solito in questo tipo di serie tv, ma dai dialoghi, pieni di significato, tra i personaggi. Questo perché Halt And Catch Fire non è tanto interessata a strizzare l’occhio allo spettatore cresciuto a pane e Wall Street o a creare simpatiche cartoline d’epoca per la gioia dei nostalgici, quanto piuttosto a far ragionare più sul presente che sul passato. E allora ecco che, nonostante un ritmo lento e rallentato, il cliffhanger finale sposta l’attenzione sul prossimo obiettivo: la condivisione libera e gratuita (il Web 2.0), una vera e propria rivoluzione che Joe annuncia a un’entusiasta Ryan (Manish Dayal) e che cambierà (ha già cambiato) il corso della storia. In questo modo lo show si dimostra ancora vitale e lascia una certa curiosità per quanto riguarda le vicende di questi informatici-visionari che stanno per fare la storia.
A costo di un parziale rischio di annoiare lo spettatore, dunque, lo show sceglie di differenziarsi dagli altri e di osare qualcosa in più. Scelta che non lo premia in termini di pubblico, abituato a programmi più tradizionali (che comunque cresce leggermente nel “live” rispetto alle prime due puntate), ma certamente in termini di qualità della scrittura e della rappresentazione.
Basti pensare alle scene alternate in cui vengono mostrate le rispettive riunioni aziendali (quella della Mutiny, caotica e chiacchierata, e quella della McMillian Utility, dove lo sguardo e i silenzi dei protagonisti dicono molto di più delle parole) con un diverso stile di rappresentazione che ne evidenzia le caratteristiche e le differenze (di filosofia e di lavoro soprattutto). Oppure all’uso della telecamera dall’alto per inquadrare i luoghi di lavoro e l’uso della steady cam che, con il suo ritmo a tratti convulso, ci mostra il rapporto teso e contrastante tra Gordon (Scott Mcnairy), Cameron (Mackenzie Davis) e Donna (Kerry Bishè).
Si tratta di piccoli accorgimenti e trovate registiche che però contribuiscono a rafforzare la coerenza stilistica della serie e a far capire meglio allo spettatore le dinamiche relazionali dei personaggi. Una scelta che potrebbe funzionare se si sceglie di continuarla anche nei prossimi episodi, cosa, a questo punto, non così scontata.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interpretazioni di Lee Pace e Manish Dayal
  • Teaser iniziale
  • Cliffhanger finale
  • Le rispettive riunioni aziendali
  • Ritmo un po’ troppo lento
  • Ancora non si è vista una storyline veramente forte
Puntata a tratti lenta ma con un buon cliffhanger che lascia adito a tanti interrogativi e buone speranze per le prossime puntate. Compare finalmente Joe Mcmillan, più Steve Jobs che mai, con un ruolo ancora di secondo piano (per il momento) ma molto importante per le dinamiche che si vengono a creare tra i personaggi. Vengono approfonditi temi importanti, oltre a dare maggiore spazio a personaggi secondari che però avranno sicuramente molto peso da ora in poi.
Valley Of The Heart’s Delight 3×01 0.36 milioni – 0.1 rating
One Way Or Another 3×02 0.33 milioni – 0.1 rating
Flipping The Switch 3×03 0.39 milioni – 0.1 rating

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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