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How To Get Away With Murder 6×15 – StayTEMPO DI LETTURA 7 min

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“I’m professor Annalise Keating and this is Criminal Law 100, or as I prefer to call it… how to get away with murder.”
(Pilot – 1×01)

Cosa definisce la buona riuscita di un series finale? Non sono di certo i colpi di scena casuali e irrazionali, o le carneficine per il solo gusto di mietere vittime a qualificarne l’esito positivo o negativo. A nessuno piace veder finire sul trono il personaggio più impensabile, al contrario, la morte del protagonista viene accettata e apprezzata di buon grado se presentata come naturale conseguenza della storia. Questo perché, per ritrovare un finale che possa farsi ammirare, oltre ad avere senso, il culmine della storia dovrebbe avere al suo interno un elemento fondamentale: rimanere fedele alla propria caratterizzazione e a quella dei suoi personaggi.
Dopo un viaggio durato sei anni, iniziato il 25 Settembre del 2014, How To Get Away With Murder arriva al suo atto finale, mettendo fine ad una serie che per sei stagioni si è ritagliata uno spazio importante nel palinsesto della ABC, raggiungendo l’apice con la consacrazione della sua protagonista assoluta Viola Davis.
Nel corso di questi anni, la serie creata da Peter Nowalk non si è mantenuta di certo in maniera impeccabile, anzi. Dopo una prima stagione che aveva convinto tutti grazie alla sua innovativa formula e l’ottima costruzione di un mistero capace di attirare, incuriosire e sorprendere fino alla fine, già dal secondo anno di messa in onda i problemi riguardo una continuità di qualità si erano fatti sentire; nel corso delle altre stagioni, questi problemi hanno continuato a manifestarsi a fasi alternate, passando da nuovi colpi di scena di assoluta caratura (la morte di Wes) a situazioni incommentabili di cui l’ultimo assaggio si è avuto appena due settimane fa.
Nonostante la forte predisposizione al caos facile di cui la serie ha dato spesso prova, il finale messo in scena da How To Get Away With Murder è stato uno di quegli epiloghi che ben rientrano nella descrizione presentata poc’anzi: messi da parte tutti gli intrighi, i sotterfugi e i misteri, la serie è riuscita nel non facile intento di salutare ogni personaggio rimanendo, nel bene o nel male, fedele alla loro caratterizzazione.

“[…] That’s the only thing keeping us together. Death, murder and trauma. And that’s gonna follow us, always…”

Si potrà a lungo discutere riguardo l’insoddisfacente risoluzione di alcune situazioni (la morte di Jorge Catillo e della Governatrice Birkhead sono apparse frettolose e quasi di disturbo), ma questo rientra maggiormente tra i problemi da ricercare nei passati episodi (e di cui si è a lungo disquisito nelle scorse recensioni); prendendo il finale a sé invece, è giusto che l’attenzione sia stata tutta voltata verso i protagonisti principali della serie, permettendo a ognuno di loro di chiudere il proprio percorso.
Partendo dai ragazzi Keating, ciò che emerge è un gusto dolce amaro; il gruppo che si era stretto in condizioni estreme, non regge alla pressione finale e ne esce totalmente distrutto nell’insieme. Ma se il rapporto di amicizia si spezza, nell’individualità esce l’essenza di ognuno. E la scelta dei percorsi intrapresi si fa apprezzare proprio perché mantiene fede alla loro caratterizzazione: Connor, l’unico che finisce a scontare una pena detentiva, si ritrova nella sua voglia di giustizia quasi sollevato a pagarne il prezzo; Michaela presentatasi sin dall’inizio forte e decisa, rimane sola perseguendo la carriera, primo punto d’interesse del suo personaggio; Laurel da sempre ambivalente finisce divisa tra il figlio, la scelta giusta nei confronti di Annalise e la “liberazione” dal padre. E anche Oliver, nel suo piccolo, mantiene fede con i suoi atteggiamenti all’intimo del personaggio. Unico punto a sfavore, in questo caso, è l’assenza totale di un riferimento maggiore al povero Asher, solo menzionato e che finisce senza infamia e senza lode nel dimenticatoio. Ma forse, anche qui, vi è una riproposizione fedele di ciò che è stato il percorso del suo character, spesso messo da parte in favore di tutti gli altri.
Un percorso simile viene presentato anche per gli altri personaggi. A parte un Nate che dopo tanta insensatezza finalmente rinviene e ritrova in un colpo solo senno e utilità per la trama, al centro di tutto non possono non esserci Frank e Bonnie. I Bonnie e Clyde della serie sono i protagonisti assoluti degli attimi più agitati dell’intero finale, quelli che aggiungono il giusto pepe all’intero episodio e lo portano prepotentemente verso un risultato più amaro. Anche in questo caso, però, la loro morte non riesce a risultare fuori luogo: i due character più tormentati della serie trovano la loro giusta conclusione in un mix di distruzione e rimpianto che rende il tutto, proprio per questo, ancora più d’impatto.

“Who I am is a 53 year old woman from Memphis, Tennessee, named Anna Mae Harkness. I’m ambitious, black, bisexual, angry, sad, strong, sensitive, scared, fierce, talented, exhausted. And I am at your mercy.”

Naturalmente, così come tutta la serie, anche il finale è mirato essenzialmente sulla figura della protagonista Annalise Keating. Come sottolineato nella scorsa recensione, la scelta di lasciare alla professoressa la sua stessa difesa è stata un’arma ben giocata dagli autori che hanno permesso così alla donna di prendersi il suo ultimo giusto spazio. L’arringa finale è stata così la platea perfetta per la performance di Viola Davis che, ancora una volta, ha lasciato un segno profondo come attrice. L’assoluzione del suo personaggio, invece, oltre ad essere il verdetto più giusto a livello narrativo, si avvale di quel retrogusto romantico che vede al centro l’intera essenza della serie che girava proprio sulla capacità di “get away with murder”.
Ma per un finale che ha reso il giusto commiato a tutti i personaggi, non sono di certo mancati i colpi di scena. Restando fedele alla sua caratterizzazione da plot twist inaspettato, il drama ha messo in atto la sua ultima presa in giro nei confronti degli spettatori. E va detto che in questo caso ci si era cascati in pieno. I flashforward più fuorvianti della storia hanno permesso allo show di chiudere con un bel colpo inatteso: la morte di Annalise (fatta credere anche ad inizio episodio negli attimi concitati della sparatoria) nel corso della stagione lasciava in realtà aperti ancora molti dubbi riguardo la sua veridicità, tuttavia nessuno immaginava un risvolto del genere nascosto dietro il sorprendente colpo di scena mostrato nello scorso mid season finale. Così, quegli attimi di flashforward vengono localizzati in un futuro molto più avanti di quello che si pensava e al funerale di un’anziana Annalise Keating non è Wes ad apparire, bensì suo figlio Christopher. Un colpo davvero ben gestito e mostrato, che aggiunge quel senso di sbalordimento imprescindibile per un series finale.
Il ruolo che si trova a svolgere Christopher Castillo sul finale serve a chiudere perfettamente il cerchio della storia, forse in modo un po’ troppo “romanticizzato”, ma appare impossibile non apprezzare quei richiami al passato guidati da un sano omaggio al pilot. E poi, in questo modo gli insegnamenti di Annalise Keating sono destinati a durare.

“I’m professor Christopher Castillo. This is Criminal Law 100 or as my mentor liked to call it… how to get away with murder.” 

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le scelte prese per la gestione del finale 
  • Tutti i personaggi rimangono fedeli alla loro caratterizzazione ottenendo, nel bene o nel male, un finale adeguato…
  • Il triste destino di Frank e Bonnie 
  • Annalise Keating: dall’assoluzione al resto della sua vita 
  • Viola Davis 
  • Il plot twist finale: Cristopher Castillo è l’ultimo veicolo della serie che chiude perfettamente il cerchio 
  • Alcune storyline chiuse troppo frettolosamente come se “infastidissero” troppo 
  • …rimane fuori solo Asher
  • Con svariate situazioni esasperanti in meno nel corso della sua storia, lo show ne avrebbe giovato maggiormente 

 

How To Get Away With Murder si è presentata sei anni fa come una serie imprevedibile, dal colpo di scena inaspettato e capace di sconvolgere con i suoi continui capovolgimenti di fronte. Il finale ha confermato la tendenza: l’ultimo inganno della serie, partito nel midseason, ha preso in giro gli spettatori con arguzia e brillantezza. E alla fine è stato perfetto così.

 

Annalise Keating Is Dead 6×14 2.69 milioni – 0.5 rating
Stay 6×15 3.20 milioni – 0.7 rating

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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