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Hunters 1×04 – The Pious ThievesTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da gioco e la scacchiera,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d’una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un’aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno più in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.”

(“Las Cosas” – Jorge Luis Borges)Ciò che il poeta spagnolo Borges voleva esprimere con questa sua poesia è il concetto di “memoria dell’oggetto”. Ogni oggetto è infatti testimone di una specifica storia (o più di una). Nonostante i suoi protagonisti prima o poi cessino di esistere, l’oggetto permane e porta avanti tale racconto racchiuso in sé. Questo è il pensiero cardine alla base di “The Pious Thieves”.

“Every piece, every single token, has a story.”

Come espresso da Murray, ogni oggetto ha una sua storia e questo episodio ripercorre proprio il racconto e l’esperienza di una coppia di ebrei ad Auschwitz racchiusa nella memoria di un semplice anello.
“The Pious Thieves” alterna abilmente tre piani temporali nelle sue scene: il primo è quello presente, in cui i Cacciatori pianificano e attuano un’infiltrazione nella banca di Zurigo; il secondo, che scopriamo solo alla fine essere collocato temporalmente dopo gli eventi del colpo, vede il confronto tra Meyer e il proprietario della banca Frederic Hauser; infine il terzo, e apparentemente più distaccato dal resto della narrazione ha come protagonisti Jakob e Helen, due ebrei innamorati in un campo di concentramento ad Auschwitz.
I flashback riguardanti Jakob e Helen vengono inizialmente mostrati in bianco e nero, lasciando a colori solo qualche dettaglio (qualcuno ha detto Schindler’s List?), in particolare proprio gli oggetti che custodiscono l’essenza della loro esperienza: l’anello di Jakob, ricevuto dalla madre morente; un pezzo di stoffa su cui è ricamato il nome di Helen; il ritratto che Jakob fa alla sua amata…
In questa prima fase la musica sovrasta le parole, accentuando ancor di più la distanza di questo flashback e la sua volontà di raccontare una storia passata. Le immagini riprendono colore e le parole tornano udibili solo nel momento in cui i due amati si prendono per mano e rivelano di avere un piano per fuggire.
Attraverso il racconto dell’anello, lo spettatore viene a conoscenza della nascita dell’amore trai due, del loro tentativo di fuga e di come Jakob sia morto prima di poter dare tale oggetto a Helen, proprio per permettere almeno a lei di scappare sana e salva. Una storia di cui Jonah non è a conoscenza nel momento in cui tiene tra le mani quell’anello, ma di cui sente il peso terribile.
Questo racconto sembra totalmente sconnesso dalla narrazione dei Cacciatori, salvo poi trovare una sua logica alle battute finali dell’episodio, quando Jonah e gli altri trovano appunto il caveau con tutti gli averi rubati agli ebrei durante l’Olocausto, tra cui appunto il gioiello.

“That ring belonged to someone who lived, who dreamed. One moment alive, one moment gone. No more. And it was one ring in one room. Imagine how many other stories there are.”

Continua inoltre il percorso di crescita di Jonah (anche se è ancora da vedere se questo sia verso una direzione positiva o negativa), che dopo essere stato testimone di un omicidio e aver perso nell’arco di poco tempo sua nonna e il suo migliore amico, torna a cacciare nazisti con fin troppa determinazione.
Particolarmente interessante è anche il confronto tra lui e Millie, durante il quale il ragazzo mette in discussione il fatto che i buoni debbano sempre fare la cosa giusta. Jonah si riconferma un protagonista dai tratti estremamente umani e perennemente al confine tra bene e male. E’ strano vedere un personaggio principale che incarni così profondamente il concetto di giustizia tanto da rischiare lui stesso di diventare un malvagio. Il percorso di crescita di Jonah si dimostra uno dei più interessanti e credibili (nonostante il contesto relativamente surreale attorno a lui) mostrati su piccolo schermo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Giochi tra suoni e colori eccezionali
  • Flashback e flashforward gestiti con maestria
  • Jonah protagonista complesso e in continua crescita
  • Viene analizzato un ulteriore aspetto della Shoah, quello della privazione dei propri averi e dello sfruttamento delle disgrazie altrui per arricchire se stessi
  • Nonostante l’episodio riesca nell’intento di coinvolgere lo spettatore, la durata eccessiva rimane un difetto palpabile

 

Un altro episodio essenzialmente di transizione, se non per alcuni piccoli passaggi, ma che non viene affatto percepito come inutile. Un problema costante di Hunters rimane la lunghezza che si mantiene sui 60 minuti (e oltre) a puntata, ma nonostante ciò il prodotto finale risulta estremamente ben fatto sotto ogni punto di vista. Se una serie tanto lunga riesce comunque a prestarsi così bene al bingewatching, si può dire abbia colpito nel segno.

 

While Visions Of Safta Danced In His Head 1×03 ND milioni – ND rating
The Pious Thieves 1×04 ND milioni – ND rating

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