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La Fiera Delle Illusioni – Nightmare Alley

Stan, giovane e piacente imbonitore da fiera, carpisce i segreti del mestiere a Zeena, compagna di un vecchio mago, e se ne serve per sbarcare il lunario con finti esperimenti di spiritismo.

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Stan, giovane e piacente imbonitore da fiera, carpisce i segreti del mestiere a Zeena, compagna di un vecchio mago, e se ne serve per sbarcare il lunario con finti esperimenti di spiritismo.

 

Nightmare Alley, distribuito in Italia con il titolo La Fiera Delle Illusioni, è l’ultimo film di Guillermo del Toro, remake dell’omonima pellicola del 1947, adattamento cinematografico del romanzo del 1946. Si tratta di un noir-thriller che risente dei cliché del genere, occupato a predisporre tutto affinché crolli al momento opportuno addosso al protagonista piuttosto che tentare di intrattenerlo con qualcosa di imprevisto. Una produzione corale con ampio cast di nomi importanti (Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Toni Collette, Willem Dafoe, Richard Jenkins, Ron Perlman), ma con una storia traballante.
All’interno della trama vengono disseminati moniti verso Stan (Bradley Cooper) affinché non compia determinate azioni e scelte. Tutti, ovviamente, passati inascoltati e che condurranno progressivamente il protagonista verso il più tetro e meschino dei finali.

Sono nato per questo!

Ambientato nel 1939, Stan viene inizialmente mostrato intento a nascondere un corpo all’interno di una casa che successivamente viene abbandonata dall’uomo in balia delle fiamme. Un’introduzione che verrà lentamente svelata lungo il film, ma che solo nel finale verrà richiamata in maniera più corposa giusto per tentare di chiudere il cerchio narrativo (senza riuscirci).
Stan, nel blando tentativo di lasciarsi il passato alle spalle, mentre viene dilaniato dai propri demoni interiori, si unisce ad un circo e affianca Pete e Zeena nel loro spettacolo mentalistico. L’uomo viene progressivamente ammaliato dal “potere” dei due, ma viene fin da subito messo in guardia rispetto a questa abilità. Si tratta, per l’appunto, di un trucco che sfrutta un determinato sistema di linguaggio codificato, quindi non bisogna per alcun motivo creare false speranze nelle persone facendo credere di avere poteri oltre l’umana conoscenza. Stan, come è facile immaginare, non ascolta il monito e una volta messo in piedi uno spettacolo tutto suo (con l’aiuto di Molly, Rooney Mara, la donna di cui si innamora e con cui inizia una relazione) finirà per farsi inghiottire dalla percezione di essere davvero in possesso di poteri paranormali finendo per rovinare non solo la sua carriera, ma la sua stessa vita.
La prima ora del film risulta abbastanza piatta: lo spettatore si ritrova a dover famigliarizzare con meccanismi e legami all’interno del circo di Clem (Willem Dafoe). Nonostante alcuni aspetti siano importanti per lo sviluppo della storia (l’uomo-bestia, le bottiglie di metanolo, come Clem controlla i vari giostrai), la prima ora risulta a ben vedere un prologo eccessivamente diluito ed allungato.

Stan, questo libro può essere usato in modo improprio. Capisci? È per questo che ho smesso di recitare. Mi sono ritirato. Quando un uomo crede alle proprie bugie, inizia a credere di avere un potere, non vede più la realtà. Perché crede sia tutto vero. E le persone si fanno male. Persone buone, timorate di Dio. E poi menti, menti. E quando le bugie finiscono, eccolo. Il volto di Dio, che ti fissa dritto. Non importa dove ti giri. Nessun uomo può superare Dio, Stan.

Molto più coinvolgente risulta la seconda parte del film quando Stan, ormai stella del mentalismo, entra in contatto con Lilith Ritter (Cate Blanchett), una spietata psicologa che decide di entrare in affari con l’uomo procacciandogli informazioni e clienti a cui prestare servizio di chiaroveggenza in cambio di una quota sulle prestazioni. Un’attività illecita che cozza con tutti gli avvertimenti che Stan riceve (Zeena, Pete, Clem, Bruno, Molly) e che finirà con il trascinare Stan in disgrazia, in fuga a causa del suo stesso “potere”. Un predestinato, volendo ben vedere, della sventura.
Il tentativo di rincorrere la ricchezza e di entrare in uno status quo dal quale è sempre stato escluso, portano Stan ad allontanarsi dalla moglie avvicinandosi a Lilith. La donna, infatti, si insinua nei pensieri di Stan riuscendo a portarlo alla convinzione di avere un vero e proprio dono, facendolo crollare anche sotto altri punti di vista (quello sentimentale e quello legato all’alcolismo, entrambi fatali per l’uomo). Interessante, da questo punto di vista, la scelta del nome, Lilith, per il personaggio della Blanchett: Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte. Una figura carica di devastazione che si ripercuote sulla vita di Stan e Molly costringendoli ad allontanarsi.
L’allontanamento tra Molly e Stan coincide con il fatidico momento in cui l’uomo crolla nel baratro della disgrazia: ritenendo i sentimenti di Lilith reali, Stan cerca rifugio dalla donna tentando di accordarsi per la fuga. In realtà l’avvicinamento era stato fatto per un puro motivo di interesse personale e visto che Stan è intenzionato a non ripetere più quei servizi di chiaroveggenza, il rapporto può tranquillamente decadere.

Quando leggerai questo biglietto sarò diretta a est. Non farò quello che vuoi che faccia. Non posso. Ti ho amato al meglio che potevo e per quanto ho potuto, ora so che non sarà mai abbastanza. Qualunque cosa ti manchi, di sicuro non sono io. È difficile accettarlo, ma per quanto la verità faccia male, devo farlo. E forse col tempo lo farai anche tu. Molly.

Così come la prima ora del film aveva messo in mostra, in maniera decisamente diluita, tutti i meccanismi del cinema di Clem, a velocità opposta il finale riporta Stan lì dove tutto era iniziato (al circo di Clem, gestito però da una persona diversa). Tuttavia il ruolo da mentalista sembra non interessare al nuovo proprietario, forse più per lo stato fisico con cui si presenta Stan (ubriaco, sporco, allucinato, vestiti bucati e rovinati) che per altro. In alternativa, però, l’uomo sembra volergli proporre un lavoro “temporaneo” senza far precisa menzione della mansione. Ma il dialogo, i chiari richiami e la costruzione lasciano adito a pochi dubbi: Stan verrà ingaggiato come uomo-bestia, reso succube dalla miscela di alcool ed oppio che gli sta venendo offerta. Un film che riesce a chiudere il proprio cerchio, presentando al pubblico una chiara morale per cui il facile arricchimento dovrebbe essere visto di cattivo auspicio, soprattutto se ricercato sfruttando le sciagure e le debolezze delle persone che ripongono troppa fiducia negli altri.
Dettaglio interessante da segnalare, il leggero cambiamento rispetto alla pellicola del 1947: nel film di Goulding, infatti, Stan una volta diventato fenomeno da baraccone viene soccorso da Molly che accorre in suo aiuto salvandolo dal circo e decidendo di prendersi cura di lui.
Del Toro, quindi, toglie quella flebile speranza e positività adattando il finale su canoni decisamente più amari rispetto alla pellicola originaria. Una scelta interessante che non debilita il racconto ma che, anzi, amplifica il senso di spaesamento dello spettatore nel finale, lasciato intontito dalla trama che riesce a richiudersi su sé stessa.

Ti ho sempre odiato.


La valutazione del film, per quanto sufficiente, risente di varie problematiche. A non convincere è il tono della storia che, messa da parte la prima ora circa di monotonia e introduzione eccessivamente diluita, si ritrova a dover fare i conti con una prevedibilità narrativa estenuante.
Alcuni dettagli sono volutamente disseminati all’interno della pellicola e funzionano (come il passaggio da mentalista e uomo-bestia di Stan), altri no: il principale è sicuramente la storia stessa di Stan che, predestinato, viene avvertito per l’intero film di cosa gli sarebbe successo se non fosse stato in grado di controllare la sua smania di ricchezza. Consiglio che puntualmente l’uomo non ascolta e quanto inizialmente predetto, ovviamente, si avvera sotto gli occhi non sorpresi del pubblico. Urla di gioia strozzate in gola.

 

TITOLO ORIGINALE: Nightmare Alley
REGIA: Guillermo del Toro
SCENEGGIATURA: Guillermo del Toro, Kim Morgan; soggetto William Lindsay Gresham
INTERPRETI: Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Toni Collette, Willem Dafoe, Richard Jenkins, Ron Perlman
DISTRIBUZIONE: Searchlight Pictures
DURATA: 150′
ORIGINE: USA, 2021
DATA DI USCITA: 17 dicembre 2021 (USA); 27 gennaio 2022 (Italia)

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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