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Let Them All Talk recensione
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Let Them All Talk

Meryl Streep è una scrittrice di successo alle prese con la propria carriera e vecchi rancori nell'ultima commedia dolceamara di Soderbergh

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Meryl Streep è Alice Hughes, scrittrice di successo vincitrice del Premio Pulitzer che deve tutta la sua popolarità a “You Always/You Never”, romanzo incentrato sulle vicende di una donna alle prese con il fallimento del proprio matrimonio. La sua agente Karen (Gemma Chan) la porta fuori a pranzo per convincerla a partecipare ad una premiazione in suo onore che si terrà a Londra ma soprattutto per sincerarsi che il suo ultimo manoscritto, che tutti si augurano possa essere un sequel del suo primo grande successo, sia pronto per tempo.
Alice accetta di partire, ma a due condizioni: niente viaggi in aereo e tre biglietti in più per suo nipote Tyler (Lucas Hedges) e le due amiche dell’università Roberta (Candice Bergen) e Susan (Dianne Wiest), con le quali la donna ha perso i contatti ormai da anni. La scelta ricade quindi su una nave da crociera, a bordo della quale Roberta accusa Alice di averle rovinato l’esistenza utilizzando la sua vita come fonte d’ispirazione per il suo primo romanzo. Inoltre, a complicare la situazione, arriva anche Karen, intrufolatasi a bordo della nave per tenerla d’occhio a sua insaputa.

 

C’è qualcosa di estremamente disorientante nella rappresentazione di questi luoghi ostinatamente opulenti, e quasi del tutto deserti, mostrati da Soderbergh all’interno della sfavillante nave da crociera Queen Mary 2 nel suo Let Them All Talk – a.k.a. The Fall Of 2019.
La staticità, solamente di facciata, percepita a causa della particolare ambientazione (il film è quasi interamente girato all’interno della nave sopracitata) ha il pregio di creare un’atmosfera molto intimistica che spesso e volentieri porterà lo spettatore – erroneamente – a pensare di avere a che fare con la solita commediola frizzante costruita attorno ad attrici anziane. Il film nasconde invece una natura molto più profonda che verrà fuori pian piano nel corso del secondo, ma soprattutto terzo atto del film.
Una commedia ingannevolmente leggera che offre una critica di classe molto più tagliente di quanto ci si aspetterebbe dalla sua semplice premessa. Inutile dire che coloro che si aspettavano una commedia leggera costruita attorno ad attrici più anziane (una sorta di Book Club in barca) rimarrà molto deluso.

Betrayal. I think that you perhaps betray the people that you love the most because you know that you have the expectation of forgiveness. The people that you don’t know very well, trying to seduce or impress, you treat them much more tenderly. That’s my experience.

SODERBERGH, UN BOLSCEVICO A HOLLYWOOD


Gran parte dell’analisi sui film di Soderbergh si concentra sul fatto che si tratti di uno dei registi più camaleontici dell’attuale panorama cinematografico. Giusto per fare qualche esempio, nella filmografia del regista statunitense ci sono titoli come Intrigo A Berlino, Ocean’s Eleven (e i due sequel), Erin Brockovich, Traffic, Magic Mike, Contagion e, per la tv, serie come The Knick (interrotta dopo due stagioni nel 2015 ma con una terza stagione in cantiere). E sebbene i critici riconoscano a Soderbergh temi più profondi anche rispetto alle sue opere più mainstream, è stato scritto ben poco in merito a come questi prodotti così diversi tra loro riescano in realtà a legare nel momento in cui si osserva questa improbabile filmografia guardandola da lontano, nella sua interezza, tra veri e propri guilty pleasure e pellicole più intime e profonde come quest’ultima.
Uno degli aspetti più noti e visibili del lavoro di Soderbergh è certamente la sua natura anticapitalista: sempre eclettico ed innovativo, ma al contempo profondamente schierato contro il potere costituito che opprime i più deboli. Un tema, quello della divisione sociale e del divario economico tra classi, presente anche in Let Them All Talk e mostrato qui attraverso l’espediente del transatlantico di lusso con le sue divisioni in “classi” relative alle diverse tipologie di passeggeri, spesso mostrate, banalmente, attraverso le stanze sfarzose che soltanto i più abbienti possono permettersi (“There are two floors, so she could be upstairs.” / “There’s two floors?“). Una continua analisi del divario economico e sociale che separa un gruppo di ex compagne d’università, che rimane perennemente sullo sfondo, allo scopo di mostrare come i diversi percorsi di vita intrapresi dalle protagoniste abbiano portato a questo sentimento di alienazione che puntualmente emerge nei brevi e sporadici momenti in cui trascorrono del tempo insieme.
Giunti però all’atto finale del racconto, grazie ad una svolta narrativa che sicuramente dividerà il gusto degli spettatori, Soderbergh svela il trucco, puntando un faro su quella critica effettivamente presente fin dall’inizio ma ben celata dalla staticità che permea l’ultimo lavoro del regista. Staticità che finisce così per rappresentare alla perfezione quella ricchezza e quell’influenza, solamente di facciata, che Alice indossa soltanto per mascherare il conflitto centrale, ammantato dietro anni di tradimenti e parole mai dette. Roberta e Susan non sono proprio grandi amiche di Alice, a malapena si parlano. E proprio questa discrepanza di valore che le donne attribuiscono alla loro amicizia diventa il punto di partenza per questo pittoresco dramedy in barca.

IN CROCIERA CON MERYL STREEP


Let Them All Talk si muove seguendo due specifici registri emotivi. Per le generazioni più anziane, si tratta del linguaggio piuttosto debole ma divertente del rimpianto mondano, che sfrutta le ansie e le delusioni ascrivibili al periodo della vecchiaia. Alice e Susan, nonostante i loro risultati in termini di realizzazione personale e lavorativa, non sono comunque esenti da ciò.
Il caso più evidente è però quello di Roberta: al verde e costretta a lavorare in un negozio di abbigliamento dove la manager potrebbe avere l’età di sua figlia e che presa dalla frustrazione cerca addirittura di abbordare qualche riccastro single a bordo della nave. Un risentimento all’inizio appena visibile ma che, gradualmente, diventa sempre più evidente all’occhio dello spettatore, rivelando così la sua reale insidiosità. Nascosta da toni mai eccessivi e da un’atmosfera che la rende niente più di un semplice pettegolezzo tra donne anziane, la questione personale tra lei ed Alice occuperà via via un posto sempre più importante all’interno delle vicende, rivelando tutto il suo potenziale soltanto nei minuti finali del film.
Le generazioni più giovani vengono invece rappresentate da Karen, l’agente di Alice e da suo nipote Tyler, al centro di questa farsesca parentesi romantica che ha il pregio di conferire un certo ritmo alla narrazione e che va quantomeno apprezzata per la sua innocenza e profonda amarezza.
Inutile dire che, nonostante la struttura corale del film, tutto orbita attorno ad Alice. Un personaggio molto difficile da inquadrare, in continua oscillazione tra due ruoli ben distinti, quello di cinica donna in carriera e di anziana sola e nostalgica, che si alternano – talvolta sovrapponendosi – regalandoci una figura sfuggente, volutamente tenuta a distanza per non essere letta dallo spettatore. L’interpretazione di Meryl Streep tanto per cambiare è perfetta sotto questo punto di vista e finisce col consegnare al pubblico una performance molto genuina (la sceneggiatura di Deborah Eisenberg era più un progetto, una bozza approssimativa con le scene chiave del film, e quindi molte battute sono state improvvisate) che oscilla sempre tra comico e drammatico, per un character che in conclusione rappresenta più un’idea che un personaggio vero e proprio.


L’impressione che si ha una volta terminata la visione di Let Them All Talk è quella di aver assistito ad un esperimento, all’ennesimo esercizio di stile di Soderbergh per mettere alla prova se stesso. Un film che forse non farà felice chi si aspettava un divertente boat-trip movie dal ritmo incalzante, ma nel complesso una piacevole commedia dolceamara, esteticamente curata ma dal sapore autentico e con un cast che non ha bisogno di presentazioni.

 

TITOLO ORIGINALE: Let Them All Talk
REGIA: Steven Soderbergh
SCENEGGIATURA: Deborah Eisenberg
INTERPRETI: Meryl Streep, Candice Bergen, Dianne Wiest, Gemma Chan, Lucas Hedges
DISTRIBUZIONE: HBO Max
DURATA: 113′
ORIGINE: USA, 2020
DATA DI USCITA: 10/12/2020

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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