);

Mr. Corman 1×06 – FuneralTEMPO DI LETTURA 3 min

/
()

Per Mr. Corman, arriva il momento in cui vengono scoperte le carte e si riesce a capire quanto in fondo Josh è sprofondato nella sua depressione. E tutto il mondo insieme a lui.

LEGGERMENTE, QUASI SUSSURANDOLO, SI SPROFONDA


In maniera ovvia ma senza essere scontata, ci voleva l’arrivo al funerale di Dax, dopo la sua morte improvvisa nell’episodio scorso, della ex di Josh per capire la sua reale condizione psicologica. Probabilmente nessuno spettatore si immaginava così Megan. Fragile, ironica, profonda, in pratica molto più umana della “stronza” raccontata da Josh per spiegare a sé stesso le cause dei suoi dolori.
La morte dell’amico d’infanzia, Dax, deux ex machina del loro incontro e quindi della loro storia d’amore e artistica, scatena gli animi di entrambi, travolti dal dispiacere per la sua morte, più di quanto pensassero. Se di primo acchitto Dax era sembrato una personalità fatua, fondamentalmente da evitare, è proprio grazie a lui che tutto ha avuto inizio, causa della nascita di quel duo artistico (e non solo) che tanto sembrava promettere prima che Josh decidesse di lasciare per crearsi una vita più “regolare”.

UNA VITA NORMALE


Così, nel finale si capisce fin dove arrivi il pessimismo di Josh. Nessuno può farcela. Nessuno. Né Megan, né lui. Il mondo va alla deriva e tutto è in preda al caos. Dai crackers Ritz al vomito della madre di Megan (un bel cameo di Lucy Lawless), dalle notizie del telegiornale sentite dal padre di Megan, alla distesa di lapidi disordinate intorno all’agenzia funebre dove si svolge il funerale di Dax. Tutto continua ad andare alla deriva e Josh sembra quasi impaziente che la meteora travolga tutto e tutti, tanto da avercela con lei per la sua lentezza.
Mai come in questo episodio si fatica a trovare qualche appiglio, qualche speranza a cui aggrapparsi. Tutto è senza senso tanto da essere quasi normale. Forse solo il ricordo di quello che poteva essere rimane la cosa a cui aggrapparsi. Fosse anche un brano straziante composto insieme, tanto struggente quanto insopportabile per entrambi, simbolo di quello che si poteva essere e non si è stato. O scelto di essere.

FANTASTICHIAMO SU DI NOI MA NON CI CREDIAMO VERAMENTE


Dagli episodi traspare quanto Gordon-Levitt ci tenga a raccontare questa storia senza trama. E’ una storia tremendamente dolorosa, legata a doppio filo alla paura che si ha di deludere l’aspettativa che ognuno di noi crea su di sé. Josh ha scelto, codardamente, di non seguire fino in fondo i suoi sogni e ha trascinato con sé tutto il resto, fidanzata e carriera musicale. In un’epoca dove tutto deve essere fatto in funzione della crescita personale, ed esprimere il proprio potenziale è l’unico modo di essere accettati da una società intollerante verso chi si rifiuta di “performare”, Josh decide di fare la vittima, addossando i suoi fallimenti sui comportamenti, certamente discutibili, degli altri, che siano amici, parenti o amori.
Attenzione però che la chiave di lettura non può essere solo questa, poiché il lavoro di scrittura cerca di indagare i diversi aspetti della condizione depressiva di Josh (e di conseguenza del mondo accanto a lui). Sicuramente la sensazione che si prova è insopportabile, tanto da desiderare l’arrivo di una meteora che spazzi via tutto anziché cercare di trovare un’altra via. Al momento quest’ultima non sembra esserci. Posto che non sia il primo passo in quella direzione ammettere a sé stessi quello che si prova. Quasi a liberarsene come se fosse un pianto. O un vomito.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La recitazione di Juno Temple si integra perfettamente con quella di Joseph Gordon-Levitt
  • Non c’è molto a cui aggrapparsi per trovare un po’ di positività ma non è detto sia un difetto

 

Continua l’ottimo lavoro di Gordon-Levitt all’interno della depressione dell’umanità dove è sprofondato il signor Corman. Vale la pena seguirne gli sviluppi essendo ben coscienti che le risposte potrebbe non arrivare mai.

Quanto ti è piaciuta la puntata?

Nessun voto per ora

Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

Rispondi

Precedente

Brooklyn Nine-Nine 8×07 – Game Of Boyles

Prossima

Nine Perfect Strangers 1×05 – Sweet Surrender

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.