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Origin 1×03 – Bright StarTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Bright Star” decide di mettere già in mostra, dopo solo tre episodi, pregi e difetti di Origin. La struttura della storia appare ormai consolidata: se da un lato la trama cerca di presentare allo spettatore una vera e propria lotta contro il tempo, in cui i passeggeri da poco risvegliatisi all’interno della nave cercano di capire cosa esattamente sia andato storto durante il viaggio, dall’altro tramite un focus su un personaggio alla volta, si cerca di colmare il gap con il presente tramite un consolidato strumento come il flashback.
Non risultano esserci tempi morti tra una puntata e l’altra dal momento che la narrazione riprende esattamente dove era avvenutolo stacco nel finale di “Lost On Both Side”, almeno per quanto riguarda la trama relativa al presente. Per quanto riguarda invece la porzione di puntata relativa alla consueta analisi di uno dei personaggi in scena, dopo Shun e Lana tocca ad Evelyn Rey portata in infermeria proprio in conclusione della scorsa puntata.
Dopo aver avuto modo di addentrarci nel passato di due personaggi che sono passeggeri sulla nave, in questo terzo episodio lo spettatore ha modo di addentrarsi oltre che nella vita passata di Evelyn (potendone quindi valutare l’integrità morale) anche sui concitati attimi precedenti al risveglio del gruppo di personaggi avvenuto in “The Road Not Taken”.
Ed è proprio nella fase di ricostruzione di questa porzione di storia (dalla navigazione al risveglio) che Origin sembra iniziare ad avere qualche piccolo problema, giusto per usare un eufemismo.
Appare corretto focalizzarsi su questo specifico punto della puntata visto e considerato che il resto del minutaggio, fatta esclusione per le scene finali, rappresenta una fotocopia delle due precedenti puntate con il gruppo di passeggeri alla ricerca di cose e persone ed il personaggio chiamato in causa nei flashback (Rey) che viene minuziosamente analizzato nei suoi affetti più cari e nelle sue debolezze.
Il fulcro centrale, della serie così come della puntata, diventa quindi l’evento che ha scatenato tutto ciò che il gruppo di sopravvissuti sta ora affrontando.
Tra un viaggio alla velocità della luce e l’altro, una scia di detriti inizia a colpire in maniera rovinosa la navicella. Inizialmente il mezzo pare essere equipaggiato con un forte campo di forza in grado di resistere alla violenza dei colpi, ma ad un certo punto la tecnologia difensiva fa cilecca e tutto precipita.
La produzione della serie decide quindi di inserire in un dialogo la giustificazione a tutto: nel sistema solare deve essere accaduto un evento distruttivo, un qualcosa che sarebbe stato imprevedibile prevedere. In definitiva, con questa blanda giustificazione rifacendosi ad un “evento distruttivo” causale gli sceneggiatori vanno a trovare il casus belli da cui questa serie trova inizio e che ha dato in pratica il là alla storia. Totalmente assurdo ed allucinante, se ci si ferma a riflettere.
E’ ancora più assurdo il fatto che tra tutti i detriti sparsi nello spazio da questo “evento distruttivo” solamente uno vada a colpire la nave, causando problemi ad un unico anello, quello dove era collocata la cella 50, all’interno della quale si scatenerà poi il caos.
Che cosa esattamente abbia intaccato la cella non è dato saperlo dal momento che la serie sembra non concedere troppe teorie in merito, ma d’altra parte siamo pur sempre solo alla terza puntata quindi è possibile che maggiori sviluppi vedano la luce in futuro.
È possibile che si tratti di una sorta di parassita (in stile Venom, per rimanere in tema di film recenti come si era fatto nella prima recensione) che abbia intaccato capsula dopo capsula in cerca di un ospitante adeguato. Oppure di qualcosa di differente.
Vengono ritagliati solo pochi minuti conclusivi alla rivelazione di un superstite della cella 50 che si è effettivamente infiltrato nel gruppo di personaggi presentatoci nel primo episodio: si tratta di Eric, interpretato da quel dolce visino di Jóhannes Haukur Jóhannesson (The Innocents).
La cadenza narrativa e la costruzione della storia (come se fosse un lunghissimo film spezzato semplicemente in tanti parti) rende congeniale la serie alla modalità di binge watching. Almeno qualcosa di apprezzabile c’è, quindi. Anche se Origin inizia leggermente a vacillare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Costruzione della puntata
  • I concitati minuti conclusivi
  • La ricostruzione degli attimi precedenti all’evento scatenante e la sequela di coincidenze (s)fortuite

 

Si poteva fare decisamente di più. Oppure stiamo pretendendo troppo da un prodotto marchiato YouTube?

 

Lost On Both Sides 1×02 ND milioni – ND rating
Bright Star 1×03 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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