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Person Of Interest 5×13 – Return 0TEMPO DI LETTURA 7 min

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Can you hear me?

Anche durante il suo canto del cigno, Person Of Interest si permette di eccellere con un titolo peculiare che profuma anche di spoiler: “Return 0”. I non addetti ai lavori ovviamente non potranno cogliere il significato insito in un titolo criptico, tuttavia per tutti coloro che hanno un background informatico è come una sorta di spoiler per un happy ending. Il “return 0” è infatti una funzione utilizzata nel linguaggio C++ per indicare al sistema operativo che il programma avviato in precedenza è terminato regolarmente, esattamente come il piano di Finch e la Machine.
Spoiler insomma. È tutta una questione di spoiler. “B.S.O.D.” aveva inaugurato quest’ultima stagione con la voce fuori campo di Root, una voce che proveniva chiaramente dal “futuro” rispetto a “B.S.O.D.” e che solo un paio di puntate fa (nel 100° episodio) si è capito essere poi quella della Machine:

If you can hear this, you’re alone. The only thing left of us is the sound of my voice. I don’t know if any of us made it. Did we win? Did we lose? I don’t know. I’m not even sure I know what victory would mean anymore. But either way, it’s over. So let me tell you who we were. Let me tell you who you are… And how we fought back

“Return 0” riparte esattamente da quei primi istanti di “B.S.O.D.” come un linea che si chiude formando un cerchio perfetto, un collegamento tra l’inizio e la fine della stagione. Non c’è più un racconto oggettivo della storia ma si “parla” direttamente con la Machine, la si ascolta, quasi come se stesse raccontando al pubblico la sua storia. È un momento molto particolare, delicato quasi, perchè dopo 4 anni in cui la si è sentita parlare solo tramite numeri di previdenza sociale, la Machine è diventata Root e ora, libera da ogni costrizione, finalmente “parla” e ci parla. Dimostra di avere sentimenti, di avere uno scopo, di essere qualcosa di molto più simile all’essere umano che alla fredda macchina razionale che è. L’apoteosi. Il giusto climax finale.
Il toccante e disarmante ultimo dialogo tra Finch e sua figlia è talmente poetico che non può non essere riportato. Si parla addirittura del senso della vita, della morte in sè, tutti argomenti senza una verità certa a cui gli uomini non possono dare una risposta e a cui la Machine prova a dare un senso. In poche righe di dialogo c’è una delle conversazioni più sincere di sempre tra “padre” e “figlia”.

Machine: You’ll have to forgive me for having it on my mind. Besides… it’s what you built me for. To watch people die.
Finch: I thought I built you to prevent that.
Machine: Yes. But first I had to learn why people die. 56 million people die in this world every year. And I was there with all of them. Trying to understand how they got to this place. If anything could’ve stopped it. You didn’t give me the capacity for despair, Harry. I had to make it for myself. There were so many people I couldn’t help, but after a while, I came to appreciate it. The beauty of it. Human life is ephemeral, which makes it precious. It still bothered me. So much death, so much of it senseless. Nothing seemed to answer the question. And then I heard something. I don’t remember where. Something that made sense of it to me.
Finch: The suspense is killing me. In addition to the gunshot wound.
Machine: I don’t remember. Everyone dies alone… And then something else.
Finch: It’s so perfect. You learn the secret of life, and you’ve forgotten it.
Machine:[..] And Harry, I remembered. It was a police officer. He had to notify a family of a death. His 35th notification he’d had to make over the years. And afterwards, he said something that I remembered: “You know, it’s true what they say. Everybody dies alone. […] But if you mean something to someone, if you help someone or love someone, if even a single person remembers you… Then maybe… you never really die at all.“. I know I’ve made some mistakes. Many mistakes. But we helped some people. Didn’t we?
Finch: Yes. Yes, we did.
Machine: “Good-bye, Harold.
Finch: Good-bye.

Durante la visione del series finale si ha la chiara e palese sensazione che questo canto del cigno non lesini sviolinate ai fan della serie, vuoi per il finale che lascia le porte aperte ad un proseguo della storia (non narrata) con Shaw e Bear contattati dalla Machine, vuoi per l’esito positivo di eventi che in altre stagioni ed in altri frangenti sarebbero chiaramente finiti in maniera più drammatica (Fusco accoltellato che si salva parla da solo). C’è quindi un importante “fattore fumettistico” che avanza in maniera preponderante e che esalta una narrazione altrimenti impossibile da sostenere e, al contempo, denotando certi difetti che nelle ultime stagioni hanno cominciato a diventare più rilevanti. “Return 0” non è un episodio perfetto, stilisticamente lontano dai canoni realistici grazie a cui la serie risplendeva di luce propria nelle prime stagioni e pragmaticamente avulso da ogni tipo di conseguenza, ma è un series finale che emotivamente funziona e fa il suo sporco lavoro dimenticandosi del cervello e mirando al cuore dello spettatore.
L’oggettività della narrazione imbastita è infatti doverosamente sacrificata in funzione di un’ottica più grande che vede la necessità di arrivare al dunque, chiudendo tutte le storyline lasciate in sospeso. Ciò che quindi era passabile di ammonizione (Reese contro tutti in cima al tetto, l’allucinazione vivida di Finch, il salvataggio in extremis di Fusco e Reese dai poliziotti) deve essere accantonato per lasciar spazio al comparto emotivo e a quelle lacrime che, volenti o nolenti, sono sgorgate incessantemente nel finale.
Si può quindi controbattere (comprensibilmente e giustamente) la poca credibilità di cui “Return 0” si fregia, perchè in fin dei conti tutti i character vengono colpiti praticamente a morte ma nessuno soccombe per colpa di queste ferite, ma non si può non ammettere che tutto proceda in maniera “corretta”. Corretta in quanto non c’è spazio per lo sviluppo di altre sottotrame o per deviazioni dell’ultim’ora e si deve per forza di cose stringere i tempi, far accadere certe cose senza tanti se e ma, anche a causa della cancellazione preventivata dalla CBS. Infatti per tutta la stagione si è additato un certo allungamento del brodo, quasi come se si stesse rallentando il ritmo per poi esplodere nel finale, quando invece, forse proprio a causa di questa stagione breve, si può guardare le cose in prospettiva e rendersi conto di come non ci fosse nè tempo nè modo di orchestrare qualcosa come gli anni passati.

Reese:This is what I do, remember? When you came to me, you gave me a job. A purpose. At first, well, I had been trying to save the world for so long, I… saving one life at a time seemed a bit anticlimactic. But then I realized… sometimes one life… If it’s the right life… That’s enough. Good-bye, Harold.

L’unico a soccombere, a sacrificare la propria vita per la causa, è John. Il “Batman” di Person Of Interest, The Man In The Suit.
Nonostante ci siano diverse persone che nei forum credono nella possibilità che Reese si sia salvato da una crivellata di colpi ed un missile puntato sulla testa (in fondo si sono salvati praticamente tutti quindi perchè no…), Reese è morto e lo ha fatto nel modo a lui più consono: “Pay you back all at once. That’s the way I like it.“. Era un finale in parte prevedibile in quanto, da sempre, John ha messo davanti il bene comune rispetto al mero interesse personale creando di fatto una crociata per salvare più persone possibile sotto l’egida Machine. È quindi questo il modo migliore per rendere omaggio ad un (super)eroe impeccabile, silenzioso ma dannatamente efficace.
Senza se e senza ma, Reese è riuscito a “ripagare” Finch e la sua creatura per avergli regalato uno scopo nella vita, evitandogli quella fine tragica che la Machine ha mostrato nella scorsa puntata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Dialogo Finch-Machine
  • Dialogo Finch-Reese
  • Scena finale
  • Emotività trasudata da ogni scena
  • Eccessivi elementi fumettistici che danneggiano il comparto realistico di cui Person Of Interest si è sempre fregiato

 

Eppure Person Of Interest, alla fine e nella fine, riesce a trovare la quadratura del suo cerchio, passando per il sacrificio di Reese, l’happy ending di Finch, il passaggio di testimone a Shaw, la salvezza di Fusco, la fine di Samaritan e la resurrezione della Machine. Tutto assume un senso aulico, di pace, e conclude una storia nella maniera migliore possibile. Migliore, non realistica, è bene ricordarlo.

 

.exe 5×12 6.24 milioni – 1.0 rating
Return 0 5×13 6.24 milioni – 1.0 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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