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Poldark 5×05 – Episode 5TEMPO DI LETTURA 5 min

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E’ sempre cosa buona e giusta quando in Poldark la Storia con la S maiuscola diventa uno dei protagonisti della serie, non solo lo sfondo di avventure sentimentali e dispetti reciproci. La scelta di intrecciare le vicende particolari dei personaggi con il percorso che avrebbe portato all’abolizione della schiavitù nel Regno Unito permette alla serie di trattare un tema impegnato e quantomai attuale quale il razzismo verso le persone di colore, senza per questo snaturarsi o scadere nell’anacronismo o nella noia più totale (vero American Gods?). E quel che è meglio, la naturale rivalità fra Poldark e Warleggan permette di inserirli all’interno del dibattito tra abolizionisti e sostenitori della schiavitù in maniera naturale, tutt’altro che forzata.
Lo stesso si può dire per la questione cattolica, qui sfruttata addirittura per mettere su un complotto  che faccia passare Ross e Ned per due traditori della Corona. Fortunatamente la parte più dannosa del diabolico piano fallisce, un po’ per pura casualità, un po’ per provvidenziale intervento di Dwight e Caroline, ma l’intera sequenza è creata e girata in modo da mantenere alta la tensione e la suspense, condannando lo spettatore a rimanere col cuore in gola e a temere il peggio per Ross. Un po’ meno per Ned, che con le sue spacconate e i suoi colpi di testa si sta rivelando sempre meno un simpatico guascone con idee progressiste e sempre più un idiota che non prende in considerazione le conseguenze delle proprie azioni. Purtroppo le nubi nere all’orizzonte non si sono diradate e anzi Ned rischia di trascinare a fondo lo stesso Ross, ma il mancato ritrovamento del falso giuramento alla causa cattolica potrebbe quantomeno limitare i danni al nostro eroe.
Purtroppo non è oro tutto quel che luccica, e non tutto quello che succede a Londra è narrativamente pregevole quanto le parti appena citate. Il plot twist su Merceron, che da bonario magistrato si trasforma nell’eminenza grigia e diabolica dietro Hanson, non solo è collocato male (avrebbe avuto più effetto nel finale dello scorso episodio, non dopo pochi minuti dall’inizio di questo) ma non apporta grosse novità, anzi sembra inserito per ridimensionare un antagonista già piuttosto “tiepido” come Hanson. D’altro canto, il ritorno di George Warleggan sul campo di battaglia cancella con un colpo di spugna tutta la sottotrama della pazzia che, offrendoci un George più umano e fragile, era decisamente più gradita di questo ennesimo gioco di dispettucci e frecciatine con Ross. Probabilmente l’argomento della follia non sarà completamente abbandonato, ma l’impressione è che da adesso in poi riguarderà più che altro gli studi di Dwight e i suoi tentativi di far riconoscere le proprie idee cliniche dagli altri medici inglesi.
Anche la vicenda sentimentale di Geoffrey Charles e di Cecily non convince. Siamo di fronte all’ennesima coppia di innamorati contrastata dal fato e dalla famiglia di lei, di cui in Poldark non sono mancati esempi illustri: Dwight e Caroline, Drake e Morwenna… abbiamo davvero bisogno di rivedere lo stesso copione? L’unica cosa positiva è che, essendo questa l’ultima stagione di Poldark ed essendo ormai rimaste poche puntate, non potranno tirarla per le lunghe. A differenza della storia di Drake e Morwenna, che continua ancora a regalare dosi massicce di dolore e di sofferenza e a far intuire solo molto in fondo al tunnel uno spiraglio di felicità anche per loro. Tremendamente toccanti tutte le scene che ruotano attorno al dramma materno di Morwenna separata forzatamente dal suo John Conan, ma proprio per questo si ha l’impressione che Poldark stia tirando troppo la corda con questa coppia e che stia scadendo nel patetismo fine a se stesso. A scapito, duole dirlo, anche della scrittura: il “rapimento” di John Conan, così confuso e persino irrealistico nelle modalità in cui si risolve (possibile che la signora Whitworth non sospetti minimamente che possa essere stato preso dallo stesso ragazzo che poco prima si era presentato a casa sua chiedendo di portarlo con sé?), è uno dei punti più bassi della scrittura di Poldark in cinque stagioni. Chissà, forse Debbie Horsfield vuole seguire l’esempio di Benioff e Weiss e mandare all’aria la sua serie proprio nel finale.
Chi invece esce più che bene dall’episodio è Demelza. Dopo diversi episodi in cui la pragmatica signora Poldark è sembrata più ingenua e naive del solito, sottovalutando la perfidia di Tress e il malcontento dei disoccupati, la nostra eroina rossa ha finalmente aperto gli occhi e tirato fuori gli attributi: e così, dopo il licenziamento della domestica ribelle è arrivata anche la severa ma giusta presa di posizione dopo la scoperta della distribuzione di banconote false. Non si può non apprezzare questo ritorno della Demelza dolce e comprensiva ma anche forte e decisa quando serve, e non si può che sperare che il personaggio continui su questa strada, mentre suo marito ha i suoi bei problemi da risolvere in quel di Londra.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’intreccio delle narrazioni personali e della Storia
  • Demelza tira fuori gli attributi
  • Le sequenze al cardiopalma del complotto Halson & Warleggan
  • Merceron nuovo antagonista
  • La pazzia di George curata
  • Geoffrey Charles e Cecily ennesima coppia sfortunata e anche un po’ scialba
  • Drake e Morwenna sempre prigionieri in una spirale di dolore e sfighe
  • Il “rapimento” di John Conan piuttosto confuso

 

La narrazione di Poldark prosegue sul doppio binario Cornovaglia-Londra, ma la scelta di basarla interamente su materiale inedito invece di seguire i libri sta ormai mostrando tutti i suoi difetti: plot twists scialbi, riproposizione dei soliti canovacci, spunti interessanti liquidati in pochi attimi. All’inizio della stagione non sembrava possibile, ma ora è un dato di fatto: quest’ultima stagione di Poldark un po’ delude. Confidiamo nei rimanenti episodi.

 

Episode 4 5×04 ND milioni – ND rating
Episode 5 5×05 ND milioni – ND rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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