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R.I.P. (Recenserie In Peace) – The Night OfTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Night Of recensioneOrmai è ampiamente dimostrato che il nome HBO è sinonimo di qualità. Nel corso degli anni, sono tanti i prodotti di rilievo che questo network ha regalato al suo pubblico: a partire da serie intramontabili come The Sopranos e The Wire dei primi anni 2000, fino a The Leftovers o Westworld. E questo solo per citarne alcuni.
Come se non bastassero le serie a lungo termine, però, recentemente la HBO sembra essersi specializzata nella produzione delle cosiddette limited series. Progetti limitati che nascono come miniserie destinate ad una sola stagione di massimo 10 episodi e che, a volte, riescono a portare a casa un seguito grazie all’alto livello di apprezzamento (tra gli esempi più recenti spicca senza dubbio Big Little Lies).
Una qualità costante, quella della HBO, che ovviamente caratterizza anche la quasi totalità di queste sue miniserie: tra le prime a saltare in mente c’è Chernobyl, prodotto del 2019 che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della tv recente; senza contare che anche quest’anno il network si ritrova protagonista tra le candidature agli Emmy nella suddetta categoria grazie a Mare Of Easttown.
Tra quest’infinità di miniserie di alto livello, nell’estate del 2016 sulla HBO arriva il crime drama The Night Of. Appena otto episodi che, ancora una volta, confermano l’assoluta qualità portata in scena dai prodotti della Home Box Office.

UN CRIME INTROSPETTIVO


Ideata, scritta e diretta da Steven Zaillian, The Night Of è in realtà basato sulla prima stagione di Criminal Justice, un british drama della BBC One risalente al 2008 che tra gli scrittori degli episodi contava Peter Moffat. Le due stagioni di Criminal Justice si presentavano in versione antologica mantenendo di base lo stesso scopo, ossia quello di raccontare l’esperienza dall’interno di coloro che si ritrovano inghiottiti nel sistema giudiziario.
Nel 2016 dunque, The Night Of si rifà proprio alla prima stagione di Criminal Justice per raccontare la storia di un ragazzo accusato di omicidio dopo una serata a base di sesso, alcol e droga di cui l’imputato non ricorda assolutamente nulla.
Il protagonista della serie targata HBO è Nasir Naz Khan, giovane studente del College, americano di origini pakistane appartenente ad una normalissima famiglia di lavoratori residente nel Queens. A causa di una serie di svariate circostanze, quella che doveva essere una qualunque serata fatta di musica, divertimento e qualche drink, si trasforma in un incubo da cui sembra impossibile uscirne. Naz, infatti, si ritrova ben presto accusato di omicidio, surclassato da prove a suo sfavore e con nessunissimo ricordo della notte incriminata.
Con queste premesse, gli otto episodi che compongono la miniserie sembrano palesarsi davanti agli occhi dello spettatore con un pattern ben definito. E infatti, per la maggior parte del tempo la narrazione non delude le aspettative, raccontando gli avvenimenti all’interno di una trama ben definita fatta di arresti, interrogatori, avvocati e processi. Un percorso quasi semplice e lineare ma che mantiene la storia sempre all’erta, catalizzando l’attenzione dello spettatore di episodio in episodio e riuscendo a coprire nel miglior modo possibile tutti i passaggi della trama.
Tuttavia, questo sviluppo “scontato” della narrazione non è l’unica strada intrapresa dalla serie e, soprattutto sul finale, questo viene reso sempre più palese. The Night Of, infatti, pone sotto la lente d’ingrandimento molti altri temi di forte interesse e sempre di estrema attualità. A partire dalla problematica del razzismo, in questo caso ancora fortemente radicata sulla scia dell’11 settembre e, come sempre in questi casi, guidata da un alto tasso di ignoranza e luoghi comuni. La tematica del razzismo nella serie risulta così uno degli elementi principali, utilizzato in maniera ambivalente sia come fonte accusatoria che come veicolo per l’assoluzione.
Altro elemento centrale dello show, che si pone in realtà come scopo primario del messaggio che la serie voleva far passare, è senza dubbio la problematica del sistema giudiziario. Un sistema marcio e corrotto che oltre a non assicurare la riabilitazione sociale dei detenuti porta gli stessi in meandri ancora più scuri da cui sembra impossibile uscire. E anche in questa rappresentazione The Night Of fa un lavoro eccelso.

IL CAST


Come tipico prodotto HBO, The Night Of si presenta con una regia e fotografia impeccabile, coadiuvata da una sceneggiatura decisamente egregia. Ma tutto questo non avrebbe sortito lo stesso effetto senza il cast di livello che ha dato vita agli otto episodi.
Nei panni del giovane Naz la serie presenta l’attore Riz Ahmed, in un ruolo che gli è valso l’Emmy nella categoria Outstanding Lead Actor in a Limited Series. Una performance, quella di Ahmed, che è risultata d’impatto e convincente dall’inizio alla fine, accompagnando il suo personaggio in un percorso minuzioso e stratificato da ingenuo studente ad astuto calcolatore fino a cupo “sopravvissuto”.
Ma non si può parlare di The Night Of senza dare il giusto merito all’altra indiscussa star della serie. Nei panni dell’avvocato John Stone, infatti, si erge un grandissimo John Turturro, per un ruolo in realtà giunto dopo diverse defezioni. Con il pilot della serie ordinato addirittura nel 2012, infatti, tra i protagonisti doveva esserci niente meno che James Gandolfini; dopo la morte improvvisa dell’attore nel 2013, la produzione aveva trovato come sostituto Robert De Niro, poi venuto meno a causa di altri impegni. Un casting articolato dunque quello di Turturro, che tuttavia ha saputo presentarsi al meglio attraverso una perfetta rappresentazione di un apparente mediocre difensore legale, con disagiati problemi cutanei (portati in scena in maniera efficientissima dall’attore) ed una professionalità latente che cercava solo la giusta opportunità per emergere.
Non si può infine sorvolare neanche sugli altri componenti del cast, anche qui alcuni già volti noti in casa HBO: a partire da Michael K. Williams (l’ex Omar Little di The Wire), per seguire con Bill Camp, Payman Maadi, Poorna Jagannathan, Amara Karan fino all’ormai scomparsa Glenne Headly.

PIANI FUTURI ANCORA INCERTI


Come sottolineato ad inizio recensione, The Night Of basa la sua storia sulla prima stagione di Criminal Justice e, in qualità di limited series, rimanda la possibilità di un seguito a seconda del risultato. A cinque anni di distanza dalla sua messa in onda, il risultato ottenuto dalla serie di Steven Zaillian rimane ancora altamente positivo, portando The Night Of ad essere sempre molto considerata tra le miniserie migliori della HBO. Anche per questo, le discussioni riguardo una seconda stagione non si sono mai fermate. Lo stesso ideatore ha più volte ribadito di aver lasciato una porta aperta ad un possibile seguito. Un’idea spalleggiata anche da John Turturro che aveva già avanzato ipotesi favorevoli verso un approfondimento maggiore del suo personaggio, confermando nel gennaio 2020 dell’esistenza di storie interessanti su cui cast e crew sono attualmente ancora disposti a discutere.

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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