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1899 1×07 – The Storm – La TempestaTEMPO DI LETTURA 5 min

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1899 1x07 RecensioneThe Storm è un po’ una boccata d’aria per lo spettatore. I misteri accumulati da Baran bo Odar e Jantje Friese iniziavano ad essere fastidiosamente troppi, così un episodio esplicativo arriva proprio a pennello per fare un po’ di chiarezza, prima di alzare certamente la posta in palio col finale di stagione (qualcuno ha pensato a Dark?). La situazione a bordo della Kerberos è confusionale a dir poco, con questo alone onirico di falsa rappresentazione storica che permea il tutto. Non serve più seguire ogni singolo personaggio tra carbone e tempeste, in quanto è chiaro che la partita di 1899 si stia giocando ad un livello più alto, che solo ora lo spettatore sta iniziando a toccare
Vengono a galla parecchi retroscena, alcuni già intuiti da uno spettatore più smaliziato, ma ogni rivelazione genera altri interrogativi. Temi come il loop, il futuro post-apocalittico, la caverna di Platone, oppure l’amore che trascende il tempo (in Dark) e la memoria (in 1899) sono più che delle semplici coincidenze. La coppia di autori ha scelto di spingere, almeno apparentemente, ancora una volta su queste tematiche, effettuando una scelta forse un po’ ridondante. L’effetto è quello di richiamare nella mente dello spettatore fin troppo la loro opera prima per evitare un paragone che invece diventa automatico.

Daniel:La realtà è ben più dell’attività dei neuroni nel cervello. La realtà non è ciò che c’è dentro: è ciò che avviene fuori.

PADRE E FIGLIO


Stavolta è il turno di Daniel, il misterioso uomo futuristico salito a bordo della Kerberos durante la ricognizione sul Prometheus. Una scena iniziale che dice tanto e aiuta a costruire le teorie sulla vera natura dei personaggi e della nave. Daniel è il marito di Maura, e sembra conoscere più di tutti la vera realtà della situazione a bordo della “nave”. Nonostante ciò nemmeno lui è, però, esente da questi sogni/ricordi (che si scopre possono anche venire impiantati) e dalla voce (che sembra essere proprio quella di Maura) che lo invita a svegliarsi.
La rivelazione più grande invece è proprio quella riguardante il misterioso bambino silenzioso, che ora ha un nome e un ruolo. Si chiama Elliot ed è il figlio di Maura e Daniel. Sin dal pilot questo bambino ha rappresentato una specie di MacGuffin. Conteso prima tra i personaggi a bordo della nave come causa delle sventure della Kerberos, poi dal padre di Maura (siamo proprio sicuri che sia il padre?) per consegnargli l’artefatto a forma di piramide. Mentre continua a rimanere ignoto il potere di questa piramide, così come un po’ tutta la tecnologia futuristica, di cui sembrano essere dotati i personaggi in contatto con l’esterno della nave, è impossibile non notare una cosa. Elliot si celava proprio sotto la tomba, presente nel mondo accessibile attraverso il passaggio nella cabina di Maura. In più, Daniel sembra ad accennare al fatto che Maura non ricordi nulla di suo figlio proprio perché lei sembra averlo voluto rimuovere. Due indizi abbastanza ghiotti per non pensare a una possibile svolta in stile Eternal Sunshine of the Spotless Mind.

MATRIX


Alcune teorie formulate nella scorsa recensione si sono rivelate corrette: la nave altro non è che una simulazione e la serie di 1899 ha soltanto il titolo, certamente non l’ambientazione. Un elemento abbastanza fuorviante per lo spettatore che inconsciamente aveva dato per scontato il setting di fine diciannovesimo secolo, senza però notare i vari indizi sparsi (la torcia, le misteriose pulsantiere) nelle puntate. In realtà i protagonisti stanno vivendo in un programma, probabilmente influenzato dalle esperienze traumatiche che ognuno dei passeggeri (capitano compreso) ha vissuto. Addirittura i personaggi potrebbero essere tutti dei pazienti dell’ospedale psichiatrico, presente in alcuni ricordi Maura. Magari immersi in una specie di realtà virtuale per effettuare test psicologici o neurologici.
In questo contesto risulta infatti abbastanza ambigua la figura di Maura, presentata come dottoressa specializzata nello studio del cervello umano e probabilmente impiegata del misterioso istituto di sanità mentale. Tuttavia alcuni spezzoni di flashback la raffigurano legata e sottoposta a esperimenti (le siringhe) che potrebbero rappresentare proprio come Maura si sia in realtà sottoposta come cavia volontaria ai suoi studi. O che forse Maura in realtà non sia nemmeno una dottoressa. Sapendo che i ricordi possono essere impiantati è difficile distinguere la realtà dalla simulazione, facendo crollare tutte le certezze accumulate in questi sette episodi.

RESET


“The Storm” è un countdown. Un lungo conto alla rovescia che dura circa 50 minuti (come anche tutti gli altri episodi, in teoria, non nella realtà dei fatti: strano) per arrivare alla finale dismissione della Kerberos. Una simulazione andata male, un fail, un’altra run in cui il personaggio di Anton Lesser, Henry Singleton, ha ottenuto un successo parziale. Il misterioso padre di Maura aveva acquistato la compagnia navale (bugia) e pare essere molto interessato a conoscere approfonditamente la psiche e il cervello umano. Tutte queste simulazioni, infatti, sembrano essere state progettate proprio per rapire il piccolo Elliot, per arrivare alla piramide. Piramide che però presenta una serratura, probabilmente accessibile dalla chiave che Maura porta al collo da inizio serie, utilizzata per effettuare una specie di backup in modo da rientrare nella prossima run e continuare il lavoro svolto finora. Una rivelazione che traspone tutto ciò che è stato mostrato su un altro piano, e che necessita ancora di altri dettagli per avere un quadro perlomeno chiaro, nell’attesa che bo Odar e Friese rimescolino di nuovo le carte in tavola, come solo loro sanno fare.

Maura:Tutto questo non esisterebbe se non fosse la mente a sperimentarlo. Se ci spingiamo oltre potrebbe persino non esistere affatto, quindi non sapremo mai se gli stimoli nel cervello sono causati da realtà o da un suo costrutto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I dialoghi: ci sono sempre più livelli di lettura
  • Ulteriore dimezzamento dell’equipaggio
  • La Kerberos nel vortice d’acqua
  • Elliot nascosto nella sua cameretta sotto la lapide
  • I protagonisti si trovano all’interno di una realtà virtuale
  • Segreti svelati che chiamano altri segreti
  • Il finale: impossibile fermarsi e non saltare subito alla prossima puntata
  • Le trame relative ai personaggi di contorno ormai interessano ben poco
  • Le tematiche di 1899 non si discostano da quelle di Dark

 

Un ottimo episodio per una serie che sta però forse seguendo fin troppo pedissequamente i passi compiuti dal suo predecessore ideologico, ovvero Dark. Tutti i segnali che lasciavano presagire un qualcosa che non andava trovano una spiegazione, seppur ancora incompleta e parziale. Non resta che godersi gli ultimi 50 minuti.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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