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American Horror Stories 2×05 – Bloody MaryTEMPO DI LETTURA 4 min

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American Horror Stories 2x05 recensioneDopo un episodio flop come “Milkmaids” che si è discostato totalmente dal DNA di American Horror Stories, “Bloody Mary” ritorna prepotentemente al modus operandi di Ryan MurphyBrad Falchuk portando alla sceneggiatura la misconosciuta Angela Harvey che riesce a creare un qualcosa di nuovo ed inaspettato ri-vistando una leggenda horror ancora piuttosto sconosciuta.
“Bloody Mary” può infatti fregiarsi serenamente del titolo di miglior episodio della stagione fino a questo punto, se non addirittura della serie tanto è l’innovazione che porta a livello di plot twist nella seconda parte dell’episodio. Un’innovazione che si lega a doppio filo con uno studio della mitologia di Bloody Mary che non è semplicemente votata a concedere più spazio a personaggi afroamericani ma ha anche un senso più ampio.

Bloody Mary.
Bloody Mary.
Bloody Mary.

BLOODY “UNDERGROUND RAILROAD” MARY


Nella cultura popolare non esiste una chiara indicazione di chi sia veramente Bloody Mary ma ci sono diverse figure a cui è stata collegata:

  • Mary I d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII, è la più nota per aver mandato al rogo oltre 300 dissidenti protestanti che si rifiutavano di aderire al cattolicesimo (in Italia è più conosciuta come Maria La Sanguinaria);
  • Erzsébet Báthory, più nota come Contessa Dracula o Contessa Sanguinaria, nel 16° secolo è assurta agli onori delle cronache per essere stata accusata di aver ucciso e torturato tra le 100 e le 300 persone per puro divertimento, in un misto di sadismo e magia nera che hanno portato all’accusa di essere un vampiro.
  • Margareth “Mary” Worth è invece una figura di cui non si ha certezza ma sembra facesse parte della Reverse Underground Railroad e attirasse a sè afroamericani promettendogli una via di fuga salvo poi venderli agli schiavisti o ucciderli.

Tra le varie versioni, Angela Harvey sceglie proprio quest’ultima Bloody Mary per la sua storia, proponendo una Margareth Worth (interpretata da Maggie Carney che ricorda moltissimo Ann Dowd di The Handmaid’s Tale) che ha radici più americane delle altre ma al tempo stesso si discosta dalla figura. Questo per aggiungere dell’esoterismo proponendo addirittura l’intervento della divinità Mami Wata che ha poi causato la creazione di Bloody Mary.
La reinterpretazione della storia è veramente apprezzabile e fornisce più unicità alla riproposizione di una leggenda metropolitana che è già nota ai più, soprattutto in USA, e che, proprio per questa ragione, si accosta ancora più facilmente alle radici del Nuovo Continente e pertanto alla serie. Touchè.

IL CORAGGIO DI SORPRENDERE


American Horror Stories non è nuovo nel sovvertire i ruoli all’interno delle sue storie, con le presunte vittime che si rivelano essere dei serial killer spietati (“Drive” è un ottimo esempio in tal senso ma anche “Aura” non si discosta dal genere) ed è sempre piacevole constatare dove gli episodi vadano a parare perché si dimostra lo sforzo ed il tentativo di fare qualcosa di nuovo e non semplicemente copiare lo stesso format horror costantemente.
Il caso di “Bloody Mary” è perfetto per esemplificare come si riesca ancora a sorprendere il pubblico non appena si esce dai classici binari narrativi che, tendenzialmente, avrebbero visto le due sorelle tentare di uccidere Bloody Mary per salvarsi con il possibile risultato di morire provandoci. Il che sarebbe comunque risultato in un qualcosa di diverso con la morte di tutte le protagoniste.
Bisogna quindi dare adito ad Angela Harvey per aver depistato piuttosto bene lo spettatore giocando sull’affetto e sulla relazione tra le due sorelle, salvo poi privilegiare (al solito) la componente egoistica che porterà l’essere umano di turno a compiere la classica scelta sbagliata e a pagarne le conseguenze. Qui però si va ben oltre con la liberazione della Bloody Mary originale per bontà di Bianca che si accolla involontariamente sulle sue spalle questa maledizione diventando la nuova Bloody Mary. Un plot twist più che interessante e che coglie di sorpresa dando al pubblico esattamente ciò che vuole: stupore.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Rivisitazione piuttosto interessante di Bloody Mary che dimostra una certa profondità nello studio della mitologia
  • Plot twist nel rapporto tra le sorelle
  • Plot twist con la liberazione di Bloody Mary
  • Ritmo e scrittura dei personaggi molto buono
  • Prima parte dell’episodio piuttosto classica

 

Un Bless Them All un po’ tirato, se si vuole, ma comunque più che guadagnato se rapportato agli altri episodi della serie. La rivisitazione della mitologia di Bloody Mary ed il plot twist nell’ultima parte della puntata meritano di essere premiati.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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