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Andor 1×07 – AnnouncementTEMPO DI LETTURA 4 min

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Andor 1x07 recensioneAndor chiude il secondo arco narrativo iniziato con “Aldhani” e terminato lo scorso episodio con il successo della rapina alla base imperiale.
Dopo una puntata ricca di azione, dunque, c’era da aspettarsi un brusco rallentamento del ritmo ed un minutaggio dedicato alla componente strategico-politica, che era stata messa momentaneamente in stand-by.
“Announcement”, infatti, concentra il focus sulle conseguenze del furto ribelle su Aldhani: l’Impero risulta scosso, quasi inebetito dalla facilità con la quale uno sparuto gruppo di ribelli è riuscito ad impossessarsi di un succulento bottino. La ferita più grande, naturalmente, non è quella economica, bensì quella al cuore dell’orgoglio imperiale.
Il contraccolpo è durissimo e colpisce tutti gli abitanti della galassia sotto il controllo di Palpatine. Le pene vengono inasprite, così come le tasse e le libertà vengono ancora più rosicchiate dal morbo del totalitarismo imperiale.
Pur essendo una puntata di raccordo, “Announcement” gioca bene le sue carte e muove le pedine sulla scacchiera sia di una fazione che dell’altra. L’unico neo dell’episodio si trova nei minuti finali, dove uno stacco netto e poco fluido finisce con il mandare in confusione lo spettatore.

ALL’INTERNO DELL’IMPERO


Nonostante un immeritato anonimato, Andor è nettamente superiore agli ultimi prodotti a marchio Star Wars usciti di recente. Forse la creatura di Tony Gilroy è meno patinata e scenograficamente meno appagante, ma è senza dubbio più matura, addirittura quasi reale.
Per la prima volta sullo schermo viene dato maggior rilievo alle dinamiche interne all’Impero, che non viene presentato solo come l’antagonista di turno, ma ne vengono evidenziati tutti gli ingranaggi.
I due personaggi del lato oscuro che ricevono una maggiore attenzione narrativa sono Syril Karn e Dedra Meero. Se il primo character risulta ancora troppo impelagato in un morboso rapporto madre-figlio, l’ambiziosa Supervisore dell’ISB si delinea come la prima vera minaccia per Cassian ed i ribelli.
La sua intuizione e la sua tenacia, infatti, riescono a fare breccia nel gelido Maggiore Partagaz (Anton Lesser, il Qyburn di Game Of Thrones) che sembra prenderla, finalmente, sul serio.
Il regista Benjamin Caron e lo screenwriter Stephen Schiff portano il pubblico dietro le quinte di questo regime dittatoriale, seguendo le vicende di personaggi secondari e sconosciuti, proprio per dare un taglio più realistico alla narrazione.

SI VIS PACEM, PARA BELLUM


Un’altra importante porzione di puntata viene dedicata alle mosse strategiche di Mon Mothma. La senatrice, infatti, si trova sempre più tra l’incudine ed il martello, tra la voglia di ribellarsi ad un sistema oppressivo e la paura di fare crollare la sua facciata.
Mon Mothma e Luthen, pur credendo nella stessa causa, hanno un approccio totalmente diverso: Mon Mothma vorrebbe intraprendere una strada più diplomatica, fatta di tattiche, bugie e sotterfugi, mentre per Luthen il tempo di nascondersi è terminato.
La scintilla della ribellione è ormai nata e sarebbe controproducente impedire all’incendio di divampare, nonostante si debbano mettere in preventivo anche le perdite ed i danni collaterali.
Dello stesso avviso è Maarva, la madre adottiva di Cassian, interpretata da una intensa Fiona Shaw. Il colpo assestato all’Impero ha risvegliato nella donna dei sentimenti di speranza, orgoglio e dignità che la spingono a voler rimanere a Ferrix per combattere l’Impero con le unghie e con i denti.
“Andor”, dunque, analizza a 360 gradi non solo le dinamiche e la gestione imperiale, ma anche la nascita dell’Alleanza Ribelle: un’alleanza che non ha avuto origine dal nulla, ma è frutto di ideali e sacrifici.

LO STACCO FINALE


“Annoucement” è un episodio che fa da ponte tra due archi narrativi, con un ritmo più lento e maggior attenzione al lato spy-story della vicenda. La puntata mantiene comunque un ottimo livello qualitativo, se non fosse per il finale che fa vacillare la solidità della narrazione.
Lo stacco tra l’ambiente decadente di Ferrix e quello da party sulla spiaggia di Niamos è troppo netto e poco naturale, per non parlare del cambio di musica che poco ha a che vedere con Star Wars.
Al pubblico ci vuole qualche minuto per rendersi conto di non aver saltato alcun passaggio e di stare guardando sempre la stessa puntata, come se le ultime sequenze fossero state aggiunte in un secondo momento.
L’arresto di Cassian per un semplice malinteso (la comparsa del droide KX è stato un colpo da maestro) ha la duplice funzione di evidenziare il peggioramento della tirannia imperiale e di dare il via al nuovo capitolo narrativo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un’analisi più approfondita delle dinamiche all’interno dell’Impero
  • Le mosse strategiche di Mon Mothma
  • La presa di coscienza di Maarva
  • La ribellione è fatta anche di ombre e terribili sacrifici. Ma ne vale sempre la pena
  • Per adesso la storyline di Syril Karn è quella più debole di tutte
  • Puntata che smorza il ritmo dell’episodio precedente, ma essendo di raccordo, ci può stare
  • Finale di puntata poco fluido che non si amalgama bene con il resto del minutaggio

 

Un episodio di transizione per Andor che fa da ponte tra due archi narrativi. Ottime le mosse strategico-politiche di Mon Mothma, così come il non volersi arrendere di Maarva. Peccato per lo stacco troppo repentino e confusionario sul finale di puntata.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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