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Better Call Saul 6×11 – Breaking BadTEMPO DI LETTURA 4 min

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Better-Call-Saul-6x11“No details.”

Uno dei momenti più attesi di questa sesta stagione di Better Call Saul era l’irruzione nella trama di Walter White e Jesse Pinkman. Ecco quindi che “Breaking Bad”, titolo evocativo, riesce a trasporre alla perfezione l’altra faccia della medaglia che “Better Call Saul” (ottavo episodio della seconda stagione di Breaking Bad) non aveva messo in scena.
Il concitato falso rapimento di Saul, i primi dialoghi attorno all’attività illecita di produzione di metanfetamina, l’incontro a scuola tra Walter e Saul. Pezzi di puzzle che si incastrano alla perfezione con una regia che impreziosisce per l’ennesima volta il prodotto di casa AMC. Ma è davvero tutto oro ciò che luccica?
Per una parte di puntata ineccepibile nella sua costruzione ce n’è un’altra di dubbio gusto: la porzione di storia riguardo il “futuro” di Saul (Gene), in bianco e nero, continua a tergiversare attorno a meccanismi che faticano ad intrattenere. Tanto che si potrebbe supporre, senza troppa difficoltà, che il decimo e l’undicesimo episodio avrebbero potuto benissimo essere condensati in una puntata unica ed il risultato sarebbe stato il medesimo.

QUEL MALEDETTO FLASHFORWARD…


Le problematiche della storia, probabilmente, partono dalla decisione di accelerare i tempi nel finale di “Fun And Games”, mettendo in campo un flashforward che scaraventa lo spettatore più vicino alla timeline di Breaking Bad ma eclissando le principali figure di Better Call Saul di scena. Se per Gus e Mike il problema è marginale dal momento che lo spettatore è perfettamente a conoscenza delle evoluzioni occorse ai due personaggi in Breaking Bad, lo stesso non si può dire di Kim Wexler, lasciata totalmente in disparte negli ultimi due episodi e qui solamente menzionata durante una conversazione non udibile (ma visibilmente agitata) con Saul/Gene. Qual è stato il futuro riservato alla dolce metà di Saul? Possibile si sia semplicemente allontanata dall’uomo come se niente fosse? La loro storia è veramente terminata così? Domande a cui Gilligan e Gould tenteranno di dare risposta, con molta probabilità, nei due episodi finali.
Questo flashforward non ha solamente costretto la storia a tagliare fuori dal racconto alcuni personaggi, ma ha tramutato uno show votato al progressivo dispiegamento della trama ad un’accelerazione senza senso seguita da un’immediata diluizione di trama per guadagnare nuovamente tempo (“Nippy”). Un qualcosa che “Breaking Bad” cerca di migliorare forte sia dei due iconici volti dei protagonisti della serie madre, sia di un parallelismo tra passato e presente che vede Saul/Gene ancora bloccato nella solita vita da truffatore di piccola levatura.

BREAKING BAD INCONTRA BETTER CALL SAUL: PARTE 2


L’intro dell’episodio è totalmente votata al fan service. L’interno del famoso camper si intravede in veloci sequenze, ma tanto basta per il pubblico: lo sdraio, i materiali chimici, i fori nel portellone. Tanti piccoli elementi che profumano di “casa dolce casa”, seguiti, a metà puntata circa, dalla comparsa vera e propria dei due beniamini. Aaron Paul e Bryan Cranston tornano a vestire i panni di Jesse Pinkman e Walter White, quindi, ma senza poter aggiungere nulla (per ovvi motivi) alla loro personale storia. Il risultato è una comparsata che fa piacere, ma abbastanza insipida.
La parte di storia riguardante Gene, come si diceva poco sopra, fatica ad intrattenere cercando di ruotare attorno alla abbastanza banale chiave di lettura che Saul (anche se sarebbe meglio dire Jimmy) non è affatto cambiato: nel giro di alcune settimane ricostruisce la propria personale squadra di truffatori partendo dal niente, quasi fosse annoiato dalla vita che si ritrova costretto a fare, lontano dai riflettori a cui tanto anela. Il fattore scatenante potrebbe essere la telefonata con Kim, ma al momento non è ancora dato saperlo.
Interessante, inoltre, come l’intromissione in casa della vittima malata di cancro, così come l’entrata a scuola per incontrare Walter venga presentata dallo show come un punto di ritorno nella vita di Saul/Jimmy/Gene. All’epoca, l’incontro con Walter, aveva dato il là all’incarico di Saul di riciclare il denaro sporco proveniente dalla produzione di metanfetamina. E ora, invece, cosa si cela dietro la porta varcata con coraggio e sfrontatezza da parte di Saul? Il destino, ancora non scritto e non conosciuto dal pubblico, lo attende.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ritorno di Jesse e Walter: bello ma insipido
  • Regia, fotografia ed attenzione ai dettagli sempre inattaccabile
  • I dettagli evocativi del camper
  • Telefonata tra Saul e Kim
  • Il punto di non ritorno di Jimmy/Saul/Gene
  • Saul potrà allontanarsi quanto vuole, cambiare identità ancora una volta…ma Jimmy ed il suo stile di vita continueranno ad accompagnarlo per sempre
  • Squadra di truffatori costruita da Gene
  • La gestione di Kim continua a lasciare a desiderare
  • Ritorno di Jesse e Walter: bello ma insipido
  • Decimo ed undicesimo episodio potevano forse essere condensati in un solo episodio?

 

Forse verremo accusati di essere snob o superficiali, ma a queste due ultime puntate di Better Call Saul continua a mancare qualcosa. Quel quid in grado di emozionare, catturare il pubblico e farlo sobbalzare come in altri episodi è invece avvenuto. Forse si è stati abituati troppo bene da questo come da altri show, ciò nonostante le pecche evidenziate nella recensione ledono la votazione finale e bloccano lo show lontano da quel Bless tanto agognato.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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