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Des 1×01 – Episode 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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Andata in onda dal 14 al 16 settembre del 2020 – e passata decisamente in sordina in Italia – Des è una miniserie inglese in tre atti che racconta la storia di Dennis Nilsen, serial killer di origine scozzese che tra il 1978 e il 1983 uccise (almeno) una dozzina di giovani uomini nei suoi due domicili a Londra.
Dopo aver attirato a casa le sue vittime, Nilsen era solito strangolarle, o in alcuni casi affogarle nella vasca da bagno, avendo premura poi di lavare e vestire i cadaveri così da poterli conservare in casa, la maggior parte delle volte finendo per eiaculare su di essi, fino al momento della loro dissezione o incenerimento.
I crimini perpetrati da Nilsen vennero scoperti grazie alla segnalazione di Michael Cattran, impiegato della Dyno-Rod (società di drenaggio e idraulica che opera nel Regno Unito) contattato in merito a problemi riscontrati in alcune tubature condominiali, otturate da pezzi di carne ed ossa di origine sconosciuta. Una volta collegati tutti i tasselli, la polizia attese Nielsen fuori dal suo appartamento, il quale, una volta resosi conto della vera ragione della loro visita, decise di collaborare con le autorità allo scopo di, parole sue, levarsi questo peso dalla coscienza.
Proprio a partire da questo avvenimento prende il via il primo episodio di Des, e senza troppi fronzoli lo spettatore viene immediatamente catapultato nella testa di Nilsen, un David Tennant – tanto per cambiare – in stato di grazia, in grado di restituire la natura violenta e l’estrema imperturbabilità nel corso dei vari interrogatori ma al contempo mostrando al pubblico la figura dell’impiegato statale triste, solo e spesso discriminato a causa della sua omosessualità che si cela dietro la figura di “semplice” assassino seriale senza scrupoli.

SERIAL KILLER, PERCHÉ UCCIDONO?


Mr. Moss:Why did you do this?
Des:I don’t really know… I was rather hoping you could tell me that.

Con il termine serial killer non si vuole soltanto indicare chi, banalmente, commette una serie di omicidi, in momenti diversi oppure nello stesso momento, bensì coloro che agiscono per il ripetersi di una specifica motivazione di base: la violenta e sadica associazione di sesso e morte. Uccidere spinti da ragioni di natura sessuale, quindi per sesso o facendo sesso, è senza dubbio uno dei moventi tradizionalmente più comuni (ma non l’unico) quando ci si trova a definire la figura dell’assassino seriale tout court, e Des non rifugge da questo schema comune.
Nel corso degli anni gli studiosi che hanno avuto a che fare con questo fenomeno hanno stabilito che un tratto comune a tutte queste personalità è il contesto sociale di provenienza, il quale, combinato alle caratteristiche fisiologiche del singolo individuo, assume un ruolo estremamente rilevante nell’attivazione di questa particolare tipologia di impulsi devianti. Secondo questo approccio il serial killer risulta essere un mero prodotto della famiglia di provenienza e del sistema di valori genitoriale, che in qualche modo influenza la percezione della realtà dell’individuo portandolo a mettere in atto modalità comportamentali aberranti che spesso portano alla violenza fisica.
Nel caso di Des, uno degli aspetti predominanti nella creazione di questi impulsi omicidi va ricondotto al suo orientamento sessuale, causa di scherno e discriminazione fin dalla sua infanzia e ragione del suo allontanamento dalla famiglia negli anni Settanta. Ed è proprio a partire da questo elemento che la serie imposta un approccio più umano nella rappresentazione del serial killer, tenendo conto delle ragioni che lo hanno spinto ad agire (spesso oscure allo stesso assassino) e non soltanto focalizzandosi sull’aspetto più macabro della vicenda.
Inutile dire che dietro al successo di questa operazione abbiamo un monumentale David Tennant, protagonista di una delle interpretazioni più intense messe in scena dall’attore scozzese nel corso della sua carriera. La consueta eccentricità dei suoi personaggi televisivi più famosi (basti pensare al decimo Dottore, al Kilgrave di Jessica Jones o al Crowley di Good Omens) lascia posto alla più totale imperturbabilità, ad uno sguardo di ghiaccio che in più di un’occasione lascia trasparire tutta la tristezza e la solitudine del povero impiegato tormentato dai propri demoni interiori. Una performance da pelle d’oca che non potrà far altro che tenervi incollati allo schermo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interpretazione magistrale di Tennant
  • Approccio più “umano” alla vicenda
  • Episodio ipnotizzante nonostante ci si muova in 2/3 location e ad un ritmo tutt’altro che incalzante
  • Non piacerà a quelli che si aspettavano di vedere il lato più feroce del serial killer

 

Un inizio senza dubbio impeccabile. Nonostante i requisiti per un’eventuale benedizione ci siano tutti, questa volta si decide di optare “solo” per un Thank Them All, in primis perché ci sarà sicuramente modo di provvedere negli episodi successivi, e inoltre perché, oggettivamente, per uno spettatore non molto avvezzo al genere potrebbe configurarsi come una visione lenta e piuttosto impegnativa.

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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