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Extrapolations 1×03 – 1×04 – 2047: The Fifth Question – 2059: Face Of GodTEMPO DI LETTURA 6 min

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Extrapolations 1x03Giunti a metà del percorso stagionale di Extrapolations, al netto di grandissime interpretazioni, una buona scrittura e una cura dei particolari a dir poco maniacale per quanto riguarda la rappresentazione di un pianeta oramai al capolinea, non si può comunque fare a meno di notare una certa discontinuità per quanto riguarda la qualità dei singoli episodi.
Dopo un inizio abbastanza incoraggiante e un secondo episodio portato a casa solo grazie alla presenza di Meryl Streep, seguono due episodi anch’essi tenuti a galla principalmente grazie ai nomi dei loro interpreti. Il terzo episodio ricorda, in particolare nel momento musical, alcune puntate – purtroppo non quelle belle – di un certo Room 104. Un momento che in teoria dovrebbe configurarsi come una pungente metafora, in chiave grottesca, del grave problema delle alluvioni che sta colpendo il pianeta, ma che in pratica non è altro che un momento di “locura” di Borisiana memoria che risulta totalmente casuale visto il tono estremamente catastrofico mostrato finora dalla serie.
Discorso diverso, invece, può essere fatto per il quarto episodio, forse il migliore visto finora. La narrazione scorre in maniera fluida – per fortuna senza inutili siparietti musicali – e si respira finalmente un po’ di sana tensione, preoccupandosi per la prima volta di ciò che sta accadendo ai protagonisti. Si tratta comunque dell’unico segmento diviso in due parti, quindi c’è ancora tempo per confermare o rovinare quanto mostrato in questa puntata.

SHALOM, MOTHERFU*KERS!


Si riparte quindi dal 2047, dove la serie torna a seguire le vicende del rabbino Zacker (Daveed Diggs), a Miami in compagnia della madre e alle prese con le implicazioni morali derivate dall’accettare “favori” da ricchi benefattori evidentemente coinvolti in loschi affari e sempre in sinagoga a sventolare in aria il portafogli quando arriva lo Shabbat.
Questa volta a simboleggiare la figura del villain miliardario causa di tutti i mali del mondo, ci pensa David Schwimmer, nei panni di Harris Goldblatt, personalità influente all’interno della comunità ebraica di Miami e figlio di David Goldblatt (Judd Hirsch), che prende parte alle decisioni riguardanti l’amministrazione della sinagoga insieme al rabbino Zacker.
La puntata si muove su due percorsi strettamente connessi tra loro: il primo riguarda gli sforza compiuti dal rabbino per salvare la sinagoga dall’allagamento e la collaborazione con i Goldblatt; il secondo, invece, si concentra su uno degli elementi ricorrenti in questa serie, ovvero quello della ribellione dei più giovani alla generazione dei padri, quella che, di fatto, rappresenta la causa dell’attuale crisi mondiale. A portare avanti quest’ultimo percorso è Alana, la figlia di Harris, interpretata dalla giovanissima Neska Rose, molto brava nel rendere il suo personaggio estremamente fastidioso pur dicendo sempre cose giuste.
Difficile capire se il suddetto fastidio sia solo una conseguenza di quanto preventivato per il suo personaggio in fase di scrittura, o più semplicemente di un’interpretazione non esattamente irresistibile della Rose.
Poco importa comunque, perché il vero problema dell’episodio sta nell’estrema prevedibilità delle vicende e, in generale, in una scrittura pigra che ogni tanto si abbandona a brevi sequenze in cui momenti di “spensieratezza” affiancano immagini catastrofiche, creando sì situazioni dai toni grotteschi, ma completamente anticlimatiche tenendo a mente l’estremo realismo a cui la serie ha puntato fin dall’inizio.

DRONI AMAZON ALLA CONQUISTA DEL PIANETA


Recensione Extrapolations 1x04Si continua dunque con i consueti time skip e, nel quarto episodio, Extrapolations salta direttamente al 2057. La storia prende in esame tutta una serie di nuovi personaggi, capitanati in questo caso da Edward Norton, altro pezzo da novanta sganciato a tradimento dalla serie, che qui interpreta il ruolo di Jonathan, ex dipendente di Alpha Industries, ora impiegato statale, che per l’occasione veste anche i panni di consigliere scientifico del Presidente degli Stati Uniti.
Grazie alla sua influenza, l’uomo riesce a convincerla a siglare il Climate Intervention Treaty, accordo che impedisce ogni forma di manipolazione climatica da parte dell’uomo, includendo in questa lista anche le società specializzate in geoingegneria che cercano da anni di sradicare i sempre più gravi problemi legati al cambiamento climatico. Ciò scatenerà il disappunto del figlio Rowan (Michael Gandolfini) creando così le prime spaccature nel rapporto con il padre, e ponendo le basi per quanto avverrà diversi anni dopo.
Interessante quindi la scelta di creare questa alleanza tra Rowan e la matrigna Gita (Indira Varma), fulcro dell’intero arco narrativo e centro della tensione per tutto il corso dell’episodio. La donna, seconda ex moglie di Jonathan e amministratrice delegata di New Sky Initiatives, compagnia leader nel mondo in vari settori tecnologici, con un’attenzione particolare alle nuove esigenze ambientali del pianeta, rappresenta (almeno teoricamente) la tradizionale “voce della ragione”, naturalmente inascoltata, in mezzo a un manipolo di uomini in giacca e cravatta che preferisce temporeggiare piuttosto che agire.

Consigliere: “There are better ways Ms. Mishra. Even you must see that.
Gita: “Yeah, of course there are. And if the billionaires this century gave birth to had focused on them instead of proving their manhood by shooting rockets into space, I would not be here now.

Gita finirà col forzare un po’ la mano, diventando di fatto una bioterrorista agli occhi dei consiglieri del Presidente, ma la serie ci tiene a sottolineare come ciò sia soltanto la conseguenza di un mancato intervento passato, e che quindi “desperate times call for desperate measures“.
La presentazione di un nuovo modello di aereo cargo senza pilota e a emissioni zero finirà quindi per nascondere il vero piano della donna, cioè quello di sganciare tonnellate di carbonato di calcio nell’atmosfera per tentare di raffreddare il pianeta. Piano che nasce, come si scoprirà più tardi, da un progetto di quinta elementare di Rowan – fatto quantomeno sotto la supervisione di un adulto visti contenuti e animazioni decisamente fuori dalla portata di un bambino di 10 anni – che mostrava come l’eruzione del vulcano Pinatubo nel 1991 avrebbe contribuito, grazie allo spargimento delle sue ceneri vulcaniche, a raffreddare l’atmosfera terrestre.
Ecco però arrivare l’ennesimo colpo di scena. Gita era solo un mero diversivo e, dopo essere saltata in aria in circostanze non ben chiare, Rowan attiva le centinaia di migliaia di droni di Amazon Alpha Industries per rilasciare il suddetto carbonato di calcio nell’atmosfera. Il risultato però – anche perché basato su un progetto di scienze di un bambino di quinta elementare – finisce col portare a effetti ancor più catastrofici, inquinando l’atmosfera con un quantitativo eccessivo di carbonato di calcio.
Sicuramente il migliore episodio visto finora, sebbene la critica al capitalismo e ai poteri forti stia diventando un po’ ridondante nel modo in cui viene riproposta in ogni singola puntata. Un colpo di scena finale che solleva molti dubbi sul destino del pianeta e che per la prima volta dall’inizio della stagione, porta effettivamente lo spettatore a volerne sapere di più in merito ai protagonisti delle vicende e alle loro sorti future.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sempre grandi nomi e grandi performance
  • Ricostruzione perfetta di un mondo alla rovina
  • Quarto episodio, il più coinvolgente finora
  • Doppio colpo di scena finale in 2059
  • Terzo episodio scritto pigramente e molto prevedibile
  • Neska Rose, interpretazione da rivedere
  • Tematiche un po’ ridondanti
  • Uno dei più influenti ingegneri chimici al mondo decide di seguire il progetto di scienze di un bambino di 10 anni e ovviamente avvelena il pianeta (?)

 

Sebbene il quarto episodio torni a riproporre le stesse dinamiche viste nel pilot, riportando lo show a un buon livello qualitativo, il terzo rappresenta invece il punto più basso raggiunto dalla serie fino a questo momento. La votazione finale è quindi da considerarsi come una media tra i due episodi, finora il peggiore e il migliore di questa prima stagione, ma anche un buon indicatore dell’andamento discostante mostrato dalla serie in questi primi quattro atti.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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