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Don't Look Up recensione film
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Don’t Look Up

Adam McKay sfrutta in maniera magistrale una trama apocalittica vista e rivista per criticare duramente la società americana del post-Trump e, più in generale, l'impatto del denaro e dei social network nelle dinamiche sociali.

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Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), una studentessa della Michigan State University scopre casualmente una cometa destinata a distruggere la Terra. Insieme al suo professore Dr. Randall Mindy (Leonardo Di Caprio) comincerà un percorso per informare il mondo dell’imminente cataclisma scoprendo però che, forse, l’umanità è destinata giustamente all’estinzione. Il tutto con solo 6 mesi di preavviso.

La trama da cui Don’t Look Up parte è molto anni ’90: una cometa grossa quanto l’Everest è stata improvvisamente scoperta e nel giro di 6 mesi, se non verrà fermata, distruggerà ogni essere vivente sul pianeta. Per caso did you just say Deep Impact or Armageddon? Il richiamo a questi classici pop-corn movie è tanto palese quanto voluto perché McKay, invece che affrontare il mero lato action di questo cataclisma, si focalizza sull’impatto mediatico e sulle dinamiche sociali che verosimilmente ne scaturirebbero. Ovviamente aggiornate 30 anni dopo, ovvero nell’era di Twitter, Instagram, Facebook e di algoritmi altamente faziosi.
Se si era semplicemente alla ricerca di un disaster-movie, questo film risponderà solo parzialmente a questa esigenza che, di fatto, rappresenta più un MacGuffin per far sfogare la frustrazione di McKay che il vero “villain” della pellicola.

What do these trillions of dollars even matter if we’re all gonna die?

ADAM MCKAY LA TOCCA PIANISSIMO


Dando un rapido sguardo ai voti racimolati dalla critica e dagli spettatori, Don’t Look Up ha palesemente toccato un nervo scoperto di tutta quella porzione di pubblico e giornalisti repubblicana. Un nervo che ha fruttato diverse critiche non propriamente supportate da motivazioni altrettanto valide. E non lo si dice perché c’è semplicemente un cast stellare che basterebbe ed avanzerebbe a garantire una qualità superiore alla media nella recitazione, lo si dice perché il neanche tanto velato sottotesto del film è esattamente ciò che si ha bisogno di sentir dire ora.
Adam McKay, regista (unico) e sceneggiatore (con David Sirota), non è nuovo a girare film con un approccio politico e lo fa spesso (ma non sempre) con un umorismo piccato che addolcisce la pillola. Qui si ride spesso, ma si ride per l’assurdità del realismo che sfortunatamente combacia con una realtà molto più vicina di quanto si voglia ammettere.
Ovviamente, come detto poco sopra, il cast capitanato da Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence vale da solo il prezzo del biglietto dell’abbonamento mensile di Netflix ma è con Meryl Streep e “suo figlio” Jonah Hill che si raggiungono delle vette irraggiungibili. Tutti gli altri nomi del foltissimo cast sono delle ciliegine da aggiungere sopra la torta ma non sono fondamentali alla narrazione tanto da risultare a volte un po’ sprecati, un po’ come accaduto con The French Dispatch.

Kids listen to me: you tell your parents that President Orlean and Isherwell are sociopaths and fascists!

Senza entrare troppo nei dettagli per evitare spoiler, McKay vomita sul pubblico il suo disappunto per come si sia ridotta la società sempre più schiava dei social e sempre più distante dalla realtà. Tra negazionisti della cometa, cariche pubbliche che non dovrebbero essere assegnate a persone non degne ed una politica americana ingombrantissima, il film viene visto con gli occhi dei due protagonisti, Kate Dibiasky e Dr. Randall Mindy, e anche con quelli di Internet. In tutto ciò il ruolo dei social media è enfatizzato moltissimo e serve per capire con che filtro McKay abbia voluto far leggere i suoi intenti bellicosi.

And do you know why they want you to look up? ‘cause they want you to be afraid. They want you to look up because they are looking down their noses at you.

NON IL FINALE CHE SI VOLEVA MA IL FINALE CHE CI SI MERITAVA


Pur non volendo spoilerare niente, bisogna comunque affrontare la scelta di McKay riguardante il finale del film.
McKay è stato palesemente disinibito nello scrivere la sceneggiatura e successivamente nel dirigere le varie scene. Non c’è infatti solo un focus sull’imminente catastrofe ma anche sull’evoluzione dei personaggi e del mondo che li circonda. Tralasciando volutamente se la cometa ucciderà tutti o meno, McKay si focalizza sulla polarizzazione delle informazioni, su cosa tutto ciò provochi a livello sociale e sulla estrema fatica di condividere un’informazione senza che venga traviata.
Fondamentalmente questo finale non piacerà a tutti (tra l’altro vale la pena restare dopo i titoli di coda per due scene extra “You are gonna be eaten by a Bronteroc. We don’t know what it means.“) perché sarà politicamente divisorio a seconda della polarità a cui corrisponde lo spettatore. Tendenzialmente, va capito e apprezzato per la sua coerenza narrativa e per tutto ciò che può essere imparato guardandolo.


Adam McKay sforna un film che non può non aprire un certo livello di dibattito culturale. Il film è diretto con un ritmo molto frenetico, le due ore di visione passano velocissime e la trama, per quanto sappia di “già visto”, è un fiore all’occhiello. La critica sociale e culturale assolutamente non velata di McKay colpisce principalmente gli USA (ovviamente) ma è riferibile a tutto e tutti.
Questo film non verrà capito dagli stolti che affollano i forum dove vengono rimpolpate le teorie dei vari Qannon, Terrapiattisti, 5G e complottisti No-Vax, ed è giusto così in quanto palesemente limitati dal non poter cogliere quanto McKay vuole esemplificare. Questo film è però un must-watch per chiunque altro, specialmente per chi ha ripone ancora una speranza nell’umanità e non vuole farsene una ragione. Spoiler: forse è ora di farsela.

 

TITOLO ORIGINALE: Don’t Look Up
REGIA: Adam McKay
SCENEGGIATURA: Adam McKay; David Sirota
INTERPRETI: Leonardo DiCaprio; Jennifer Lawrence; Rob Morgan; Jonah Hill; Mark Rylance; Timothée Chalamet; Ron Perlman; Ariana Grande; Cate Blanchett; Meryl Streep
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 138′
ORIGINE: USA, 2021
DATA DI USCITA: 24/12/2021

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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