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Rapiniamo Il Duce

Un imprenditore milanese in tempo di guerra forma una banda di disadattati e ladri per inscenare un'elaborata rapina a un leggendario tesoro appartenente a Benito Mussolini.

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Un imprenditore milanese in tempo di guerra forma una banda di disadattati e ladri per inscenare un’elaborata rapina a un leggendario tesoro appartenente a Benito Mussolini.

 

Una commedia italiana con Maccio Capatonda, forse il nome che più di tutti ha calamitato l’attenzione, distribuita da Netflix. Informazioni che se da un lato potrebbero interessare (principalmente per Maccio), dall’altro fanno storcere il naso per il rischio di ritrovarsi di fronte ad un prodotto tutt’altro che valido.
Rapiniamo Il Duce in realtà stupisce proprio perché da una commedia di questa tipologia non ci si aspettava praticamente nulla.
Il lato commedia è curato non solo da Capatonda, ma anche da Pietro Castellito e Alberto Astorri (volto noto de Il Terzo Segreto Di Satira), mentre ai restanti comprimari tocca l’ingrato compito di asservire la pellicola per gli altri generi in cui viene incasellata.
Sia ben chiaro: pretendere, durante la visione di Rapiniamo Il Duce, una trasposizione in qualsiasi modo fedele del periodo della Seconda Guerra Mondiale e del regime Fascista (recluso nella Repubblica di Salò) è una richiesta quanto meno esagerata.
Se si è in cerca di un prodotto leggero e, perché no, di una commedia semplice e senza pretese allora il film di Renato De Maria potrebbe essere una scelta azzeccata.

Interrompiamo le trasmissioni per comunicarvi una notizia straordinaria. Le forze armate tedesche si sono arrese agli angloamericani. La guerra è finita. Ripeto, la guerra è finita.

Come si appuntava poco sopra, la trasposizione del periodo storico viene effettuata con stampo principalmente satirico e macchiettistico. Eloquente la scena di Maccio alle prese con l’imitazione sia del saluto fascista, sia del tono deciso e duro di voce tipico, nell’immaginario collettivo, dei fascisti.
La pellicola racconta del tentativo da parte di un gruppo di ladri (o improvvisati tali) di rubare l’oro di Mussolini, segretamente nascosto in uno dei posti più sicuri dell’intero regime (la Zona Nera).
Un heist movie fatto e finito, quindi, con una venatura comedy ed il tratto di racconto storico. Una formula interessante che sottolinea come se fosse necessario il grande utilizzo del genere heist movie, declinato in ogni modo immaginabile, nel cinema odierno. Una nuova mania dei primi anni di questa seconda decade del 2000.
Come tutti gli heist movie la costruzione di Rapiniamo Il Duce non si discosta dal consueto: presentazione generale dei personaggi; assemblaggio della squadra; esposizione piano; colpo; varie ed eventuali.
L’assemblaggio della squadra, in particolare, ricopre all’interno del film una manciata di minuti visto che, fatta eccezione per Fabbri (Maccio Capatonda) e Molotov (Alberto Astorri), tutti gli altri sono già di loro in combutta ad inizio film.

Pietro: “Basta! Quella che sentite fuori non è la guerra. È la storia. A quelli come noi la storia li incula sempre. Sapete perché? Perché quando la gente ci guarda, vede dei pezzenti. Questo vede. Delle nullità.”
Fabbri: “…grazie, capo.”
Pietro: “Io no, Fabbri. Io vedo dei professionisti. Dei virtuosi. Questa è la vostra occasione per dimostrarlo. E per riprenderci, con qualche interesse, tutto quello che ci hanno rubato. Qualcuno mi ha detto che nessuno è più furbo della storia. Forse aveva ragione. Forse no. Ma non lo sapremo mai, se non tentiamo. Fanculo la storia.”

Tra i volti noti c’è anche quello di Matilda De Angelis (The Undoing) che, non è ben chiaro il motivo, sembra più interessata al proprio ruolo di cantante piuttosto che a quello di attrice. Diversi sono i momenti musicali della De Angelis a cui viene dedicato largo spazio. Certo, il suo personaggio è la cantante del Cabiria (night di Milano) quindi le sequenze di canto non sono un qualcosa di completamente decontestualizzato dalla storia. Ma è anche vero che in un heist movie votato alla commedia, ci azzeccano ben poco.
La recitazione è un altro tasto dolente perché vicino ai volti noti già citati ce ne sono altri che non brillano certamente di luce propria, ma fortunatamente viene ritagliato loro un minutaggio molto ridotto quindi il “danno” è limitato.
Rapiniamo Il Duce ricade poi in cliché tipici del genere con sacrifici a tratti drammatici per far proseguire il colpo, unitamente a catture (abbastanza telefonate) nel momento clou del racconto. Raffazzonata sarà poi la risoluzione di questi “colpi di scena”, esattamente come la chiusura della storia di determinati personaggi (tra i principali fin dall’inizio della storia) che lascia l’amaro in bocca per la gestione.

Fanculo il Duce.

Un altro lato debole del film è la caratterizzazione dei personaggi che manca totalmente di profondità. Tra i singoli membri del gruppo di ladri sono presenti forti legami sia di amicizia, sia di amore. Il problema è che vengono esplicitati senza essere veramente approfonditi o, quanto meno, presi in considerazione come si dovrebbe. Anche i punti di rottura e gli allontanamenti a causa di diverbi, per quanto momentanei e rapidi, non vengono sviscerati ed esaminati con attenzione ma sia il litigio, sia la fase di riappacificazione deve essere presa dallo spettatore quasi come dato di fatto. È naturale che da un prodotto di questo tipo non si possa pretendere un’analisi dei personaggi minuziosa e dettagliata, atta ad investigare il lato umano dei singoli, ma quello che viene messo in mostra è limitatamente sufficiente alla storia principale. E, in certi casi, latita anche da questo punto di vista non ponendo troppa attenzione al riavvicinamento di alcuni personaggi (Pietro e Yvonne).


Ciò che è stato fin qui scritto è riassumibile in un Thank e non in un Save perché la votazione generale supera la misera sufficienza, seppur non di molto. A pesare sono le aspettative con cui occorre approcciarsi ad una pellicola di questa caratura: la mancanza di profondità dei personaggi e un plot narrativo molto blando e prevedibile non possono essere punti estremamente negativi per una commedia italiana (perché di quello si sta pur sempre parlando) che cerca di calarsi all’interno di un heist movie. Rapiniamo Il Duce è ovviamente ben lontano da l’essere il film dell’anno, ma si tratta di un’ora e mezza circa di intrattenimento semplice e non complicato da seguire. Film leggero e, perché no, da famiglia.

 

TITOLO ORIGINALE: Rapiniamo Il Duce
REGIA: Renato De Maria
SCENEGGIATURA: Renato De Maria, Federico Gnesini, Valentina Strada
INTERPRETI: Pietro Castellitto, Matilda De Angelis, Tommaso Ragno, Isabella Ferrari, Alberto Astorri, Maccio Capatonda, Luigi Fedele, Coco Rebecca Edogamhe, Maurizio Lombardi, Lorenzo De Moor, Luca Lo Destro, Filippo Timi, Giorgio Antonini
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 100′
ORIGINE: Italia, 2022
DATA DI USCITA: 26/10/2022

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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