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Il Collezionista Di Carte

L'esistenza spartana di William Tell (Oscar Isaac) è sconvolta quando viene avvicinato da Cirk, un giovane vulnerabile e arrabbiato che cerca aiuto per portare a termine il suo piano di vendetta su un maggiore militare in pensione, un fantasma del passato di William.

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L’esistenza spartana di William Tell (Oscar Isaac), da semplice giocatore di casinò, viene sconvolta quando viene avvicinato da Cirk, un giovane vulnerabile e arrabbiato che cerca aiuto per portare a termine il suo piano di vendetta su un maggiore militare in pensione, un fantasma del passato di William.

 

“Production halted five days before wrap by my pussified producers because an LA day player had the coronavirus. Myself, I would have shot through hellfire rain to complete the film. I’m old and asthmatic, what better way to die than on the job?”

Questa fu la reazione di Schrader allo stop delle riprese, il 16 marzo 2020 (a cinque giorni dalla fine), per un test positivo al Covid-19 di una delle comparse. Stop che si è poi protratta considerata la successiva chiusura di tutti i casinò di Biloxi, location del film, proprio a causa della pandemia negli Stati uniti.
Un avvio scoppiettante, ancor prima della messa in onda, per il film di Schrader, presentato in concorso alla Mostra di Venezia di quest’anno. Un film rifiutato da Netflix e Amazon Studios e solo a luglio 2020 (a ridosso dell’effettivo termine delle riprese) acquisito da Focus Features per la distruzione all’interno delle sale cinematografiche. Un film che accoglie le tematiche tipiche del regista americano: solitudine, sensi di colpa, lotta contro se stessi, redenzione.
Il cast, composto da pochi attori ma d’alto livello, finisce con l’impreziosire la pellicola grazie ad una recitazione coinvolgente e molto intimista sia di Oscar Isaac (William “Tell” Tillich), sia di Tye Sheridan (Cirk). Da menzionare inoltre sia Tiffany Haddish (La Linda), sia Willem Defoe (John Gordo), per quanto il minutaggio a loro dedicato sia decisamente risicato per ovvi motivi.

There were a handful of soldiers that were bad apples, who were punished, but those who are really responsible are still walking around out there, giving lectures at conventions, getting honorary degrees. The apples weren’t bad. The barrel they came from was bad.

William Tillich è un giocatore di blackjack che ha imparato durante la sua reclusione di otto anni in un carcere militare come contare le carte. Il conteggio delle carte, la cui spiegazione è presente all’interno del film, è una pratica di gioco di fatto non illegale, ma osteggiata dai casinò che cercano di bandire dai propri tavoli di gioco tutte quelle figure che, a parer loro, starebbero contando le carte. Un rischio che William non intende correre in quanto il suo modo di giocare è metodico, semplice e punta a piccole vittorie che gli permettano di condurre una vita spartana senza intoppi. Proprio per questo motivo abbandona i tavoli da gioco avendo raggiunto un ammontare di denaro esiguo, accontentandosi, soggiornando per breve tempo in hotel e motel, vivendo alla giornata. Una vita fatta di routine che è rimasta nella testa di William anche a causa del soggiorno in un carcere militare per otto anni. Un soggiorno su cui inizialmente si tace e che verrà portato alla luce allo spettatore solamente con la comparsa di Cirk: William Tillich, infatti, venne condannato per il suo ruolo come torturatore nella prigione di Abu Ghraib, un fantasma che spesso ancora ricompare e che aiuta il pubblico a cogliere tutti i sensi di colpa di un personaggio intimamente devastato.
Come detto, William viene avvicinato da Cirk Baufort che è il figlio di un altro dei torturatori di Abu Ghraib, congedato con disonore, progressivamente avvicinatosi ad alcool ed ossicodone per nascondere i fantasmi del passato e infine suicidatosi con un colpo d’arma da fuoco. Cirk contatta William con il desiderio di farsi aiutare per vendicare il padre eliminando un “nemico” comune, il Maggiore John Gordo, la figura che ad Abu Ghraib insegnò a Tillich e Baufort le tecniche di interrogatorio, ma che grazie ad un cavillo burocratico evitò qualsiasi tipo di condanna o colpa durante il processo che invece condannò William e il padre di Cirk.

We are each responsible for our own actions.

I fantasmi del passato tornano a movimentare le notti di William che, rifiutando la proposta di Cirk, si propone piuttosto di convincerlo a tornare sulla retta via, riavvicinandosi alla madre che era fuggita di casa per colpa delle violenze del marito tornato dall’Iraq. William non ha intenzione di intaccare la propria routine, ma soprattutto sa altrettanto bene che il desiderio di vendetta non troverà sosta con la morte di Gordo.
Un accostamento tra vittima-carnefice questo di Schrader che rende interessante la visione del film perché lo allontana dalla facile retorica del carnefice di Abu Ghraib. Fattore che chiaramente non giustifica quanto di disumano accaduto all’interno di quelle prigioni, ma che avvicina l’opera di Schrader al documentario del 2008 di Errol Morris, Standard Operating Procedure in cui il regista sottolineava, come fatto da William Tillich, che “it was easy to blame them because, after all, they were in the photographs… photographs don’t tell us who the real culprits might be… They can also serve as a coverup, they can misdirect us… Photographs reveal and conceal, serve as exposé and coverup“. A pagarne le conseguenze furono le persone identificate in quelle fotografie, complici e carnefici di uno dei più grandi scandali collegati alla guerra irachena, ma un’operazione giudiziaria non può circoscriversi solamente a delle fotografie, deve cercare di scavare più a fondo e non fermarsi al primo capro espiatorio disponibile.

Tillich… I like you. I think you got what it takes. You got the right stuff. I’m gonna put you on night shift. That’s where all the good stuff happens. Okay, let’s fuck this Ahmed up! Greer. Wipe that shit off of him. Your easy days are over, Ahmed. Come on. Get him up. Get him up.

Il film risulta decisamente interessante da questo punto di vista anche per i flashback di Abu Ghraib utili a ricordare al pubblico la lontananza tra il William di Abu Ghraib e ciò che ne rimane ora tra le sale dei casinò, essendo riuscito a costruire un arco di redenzione per sé stesso. Cosa che sta cercando di fare anche con Cirk.
Una pellicola che si addentra in uno degli scandali più imponenti dell’inizio degli anni 2000 e lo espone con una chiave di lettura da documentario di denuncia, non da banale film drammatico. Parallelamente alla parte di redenzione, il film continua a mostrare la routine di gioco e di vita di William attraverso le sue stesse parole e dal diario che sembra tenere giornalmente per trascinare fuori da sé parte di quei fantasmi che giornalmente lo attanagliano.
L’unica nota negativa del film, se così la si vuole intendere, è la storia d’amore tra La Linda (contatto tra giocatori d’azzardo e finanziatori) e William. Questa permette da un lato d’introdurre del romanticismo e perfezionare l’arco di redenzione di William con una figura femminile al suo fianco; dall’altro, tuttavia, risulta un di più che ben poco trasmette al pubblico. Un surplus narrativo che non riesce a suscitare interesse o attaccamento nonostante l’impegno di Schrader per avvicinare il pubblico al sentimentalismo della coppia.

I never imagined myself as someone suited to a life of incarceration. As a boy, I was afraid of confined spaces. I feared elevators. When I was old enough, I just wanted to get in the car, roll the windows and drive, drive… drive wherever my eyes would take me. I was an American kid. Confinement of any kind was terrifying to me. So, to my surprise, having been sentencedto ten years in prison, I found I adjusted quite well. I liked the routine. I liked the regimen. Same activities, same time, every day. […] I found a life for myself that had been beyond my imagination. It was in prison I learned to count cards. What separates blackjack from other games is that it’s based on dependent events, meaning past affects the probability in the future.


Il Collezionista Di Carte affronta la tematica di Abu Ghraib con attenta distanza, cercando di porre l’attenzione sui capri espiatori della situazione (riuscendo a non giustificarli in alcun modo) e sottolineando l’ingiustizia dietro il processo. A livello tecnico non c’è nulla da dire a Schrader che confeziona un prodotto d’altissimo livello e impatto: i flashback ripresi quasi in fish eye e la sequenze della vita eremitica di William sono esempi di una fotografia e una regia curatissime nei dettagli e che non ha lasciato nulla al caso. Una pellicola da vedere e da cui lasciarsi ammaliare.

 

TITOLO ORIGINALE: The Card Counter
REGIA: Paul Schrader
SCENEGGIATURA: Paul Schrader
INTERPRETI: Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Dafoe
DISTRIBUZIONE: Focus Features
DURATA: 112′
ORIGINE: USA, 2021
DATA DI USCITA: 02/09/2021, 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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