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Ozark 4×02 – Let The Great World SpinTEMPO DI LETTURA 3 min

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Ozark 4x02 recensioneSarebbe riduttivo dire che “Let The Great World Spin” non sia una puntata ricca di eventi ma è un commento che va messo in prospettiva. Soprattutto considerando i 67 minuti dell’episodio. È però proprio considerando questo minutaggio e mettendo in prospettiva tutto ciò che è accaduto che questa seconda puntata appare veramente densa, ed è inteso come complimento.
Anche “The Beginning Of The End” con i suoi 62 minuti ha sbandierato tutta la carne che Chris Mundy ha messo a cuocere, qui però si arriva addirittura ad un altro livello, proseguendo quanto iniziato nella puntata precedente e continuando lasciando l’episodio con una nota alta ed un cliffhanger molto stimolante.
Tutto molto bene quindi, eppure, spoilerando il voto finale, manca un qualcosa che faccia scoppiare la scintilla. Un qualcosa che porti Ozark lì dove era già arrivato (“Game Day” o “All In“) e che per ora, pur nella sua eccellente prova, non ha ancora raggiunto.

PSICOLOGIA VS EGO


Come è immaginabile, tenere in piedi una storyline di questo tipo è estremamente complicato. C’è bisogno di creare delle motivazioni per muovere le pedine sulla scacchiera in maniera coerente e razionale, stimolando negoziazioni e spostando i pesi sulla bilancia. Il tutto tenendo ovviamente conto del piano a lungo termine della stagione.
È quindi veramente molto difficile mantenere una certa lucidità nella scrittura e creare situazioni realistiche che non snaturino i character o sembrino farlocche. In tal senso si può guardare all’intera storyline di Ruth-Wyatt-Darlene con una certa ammirazione perché, pur essendoci una soluzione piuttosto razionale e alla portata di mano (nessun distributore, un po’ di soldi da parte ed il Cartello messicano che minaccia di morte se non smetteranno di produrre eroina), Mundy ed i suoi sceneggiatori sono riusciti a far emergere quell’irrazionalità emotiva (leggasi: ego smisurato) che serviva per tenere in vita la loro storyline.

Wendy:What are you doing?
Jonah:Washing money for Ruth.
Marty: “[…] Jesus. Laundering at 14.
Wendy:Do not be proud of him right now.

La stessa irrazionalità/ego la si può riscontrare anche in Jonah che si allea con Ruth principalmente per infastidire Wendy che ha fatto uccidere Ben. Una ripicca comprensibile ma anche farcita dalla voglia di dimostrare il suo valore a tutti e anche a se stesso. Una ripicca che comunque non è stata affrontata né da Wendy, né da Marty in questo episodio e lascia un po’ a desiderare l’assenza di un confronto genitori-figlio che avrebbe potuto offrire più realismo e autenticità alla situazione, mentre Marty semplicemente ne prende atto e prosegue la sua vita.

È TUTTA UNA QUESTIONE DI NEGOZIAZIONE


Se c’è una cosa che ha portato Ozark sull’altare delle serie tv (oltre alla qualità messa in scena da cast e regia), questa è la sceneggiatura. La scrittura della serie è infatti sempre molto curata e affonda le sue radici su degli script solidi che dimostrano un certo studio alle spalle.
In questo episodio quello che emerge ancora di più è la qualità delle negoziazioni che vengono portate in scena. Non c’è solamente un buon ritmo ma anche una cura quasi maniacale della psicologia dei personaggi che emerge specialmente nel meeting al casinò tra i Byrde e la CEO della casa farmaceutica che ora si approvvigionerà direttamente al cartello di Navarro. Si percepisce proprio la scelta ponderata delle parole, la (finta) comprensione di Marty e anche un atteggiamento che, in generale, dà l’imprinting alla negoziazione. Una menzione d’onore che andava fatta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia sempre curatissima
  • Jason Bateman
  • Laura Linney
  • Cliffhanger finale
  • La qualità delle negoziazioni è sempre squisita
  • Assenza di un confronto postumo di Wendy e Marty con Jonah
  • A voler essere pignoli e guardando la mappa, tutti questi personaggi che fanno avanti e indietro da Chicago in così poco tempo sono irrealistici viste le 8 ore di viaggio
  • Manca ancora qualcosa…

 

Come detto all’inizio della recensione, questo episodio è eccellente ma non raggiunge quel tipo di Bless che Ozark ha già dimostrato di poter raggiungere. Non si mette in discussione la qualità eccelsa ma sicuramente, essendo un secondo episodio, non ci si poteva nemmeno aspettare il massimo dei voti. Detto ciò: magari tutte le serie fossero di questa qualità…

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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