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Evil 3×10 – The Demon Of The EndTEMPO DI LETTURA 5 min

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Rockne S. O’Bannon non è un nome nuovo per gli spettatori di Evil, infatti i più attenti lo ricorderanno per la sceneggiatura della season premiere (“N Is For Night Terrors“) e del season finale (“C Is For Cannibal“) della 2° stagione, oltre che per “The Angel Of Warning” in questa stagione scritta a quattro mani insieme a Erica Larson. Tre episodi che hanno ricevuto altrettante valutazioni diverse, spaziando dal Save Them All al Bless Them All con una particolarità: il voto peggiore è coinciso con lo scorso finale e sfortunatamente, pur con un peso differente, anche questo non è esente da imperfezioni.
Si potrebbe dire che l’abbondanza di situazioni e di plot twist di questo season finale sia in realtà il peso principale che “The Demon Of The End” si deve portare dietro, dovendo forzatamente allacciare tutti i diversi pezzi del puzzle che, per diretta conseguenza, a volte non combaciano.
Piccolezze, ma piccolezze che pesano perché si è a conoscenza della potenzialità e della qualità dello show. Se si è stati abituati bene non è colpa dello spettatore esigere la stessa qualità sempre, specialmente prima di un arrivederci di 12 lunghi mesi che non può essere focalizzato solo sull’utilizzo (comunque sapientissimo) di plot twist e cliffhanger.

38 days. Woe to Babylon.

CIÒ CHE VA


Partendo direttamente dalla fine, il plot twist che vede Leland diventare padre con l’ovulo di Kristen impiantato nell’utero dell’assistente di Sheryl è un qualcosa di enorme, iconico ed imprevedibile. Uno schiaffo gigantesco in faccia allo spettatore sbigottito ed inebetito da questa trovata dei coniugi King, tanto geniale quanto letale a livello narrativo perché, nel caso ci fossero ancora dei dubbi sulla volontà di Leland o sulle coincidenze che lo discolpano agli occhi altrui ogni volta, qui si entra in un territorio completamente inesplorato e che farà da trama portante alla prossima stagione.
L’apparizione divina arrivata a David va oltretutto ad avvallare anche l’importanza e la predestinazione di questa nascita che sembra impossibile da prevenire e che sembra portare alla nascita di una nuova Babilonia, se si vuole inserire le parole dette dall’angelo a David. Praticamente uno spoiler: la fine è abbastanza vicina, tipo una o due stagioni al massimo.

CIÒ CHE POTREBBE ANDARE


Ci sono poi due elementi fondamentali che, a seconda di come verranno gestiti, potranno riservare grandi sorprese o cocenti scottature: il passaggio di testimone tra Monsignor Korecki e Padre Ignatius ed il ritorno senza memoria di Andy.
Partendo dal primo, la morte di Monsignor Matthew Korecki, arrivata per mano di Leland nella scorsa puntata, era inaspettata e dispiace per via del legame affettivo costruito col pubblico ma questo cambiamento apre anche ad una dinamica diversa visto che a sostituirlo ritorna l’ottimo Wallace Shawn già visto nel ruolo di Father Frank Ignatius nell’ottima season premiere di questa stagione. La sua morte e resurrezione possono infatti offrire degli ottimi spunti narrativi ed una svolta interessante nella relazione tutta da costruire con David, Ben e Kristen.
E proprio parlando di quest’ultima, il ritorno a casa di Andy dalla finta escursione sull’Everest organizzata da Leland e Sheryl crea non poca confusione nel pubblico che fondamentalmente si divide tra scettici e apprezzatori. Nella prima schiera (di cui fa parte anche chi scrive queste righe) ci sono coloro che vedono nella gestione di questa trama un’occasione persa, specie nell’approfondimento della relazione tra marito e suocera che poteva essere sviscerato ulteriormente durante la prigionia ed ora c’è il rischio di gettare alle ortiche una trama succulenta; nella seconda schiera c’è chi invece apprezza l’imprevedibilità della scelta dei King che optano per un escamotage tecnico piuttosto banale (la perdita di memoria) al fine di sfruttarlo per mettere Andy in una posizione più centrale nella trama ora che è capace di vedere i demoni intorno a lui.
Dipende tutto da come i King sceglieranno per il futuro ma per ora la bilancia rimane in bilico.

CIÒ CHE NON VA


Non è tutto oro ciò che luccica, specie nella sceneggiatura che sta perdendo colpi preferendo sorprendenti giravolte nella trama ad una scrittura più coesa. Facendo un rapido confronto con le scorse due stagioni quando ci si riferiva alla scelta (comoda) di non rispondere mai al quesito sulla soprannaturalità o meno del caso del giorno, in questa stagione e specialmente in questo episodio tutto perde ulteriore valenza.
Basta guardare all’esorcismo di Sister Andrea a base di badile e pentole, un qualcosa di apprezzabilissimo dal punto di vista metanarrativo (ed in puro stile Evil) ma anche altrettanto discutibile se messo insieme ad una Lynn che nel mentre discute la possibilità di diventare una suora. Lo stesso si può dire della visione di Andy in casa sua, circondato da demoni che accolgono il bambino demoniaco e a cui poi si aggiunge dal nulla Kurt Boggs, la cui entrata crea l’effetto shock voluto a cui poi subentra tutta una serie di domande che sovvertono l’opinione su questa scelta.
Last but not least: Sheryl. Un character interessantissimo le cui intenzioni non sono assolutamente chiare per via di un’ambivalenza che l’ha portata sempre di più a propendere per Leland piuttosto che per Kristen, il tutto lasciando comunque ampi margini di manovra che lasciano intendere possibili plot twist vista la generale assenza di motivazione nel danneggiare la sua famiglia. Essere scoperta nel finale da Kristen non può mantenere il rapporto delle due sullo stesso livello e, se i King giocheranno lo stesso gioco in cui si preferisce lo shock alla razionalità, sarà un grosso problema. Ancora più grande di quanto non sia ora.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • “Esorcismo” di Sister Andrew
  • Plot twist finale con Leland che diventerà padre
  • Andy e le sue visioni
  • Padre Ignatius
  • Visione finale
  • “Esorcismo” di Sister Andrea
  • Ben utilizzato all’inizio e poi incomprensibilmente abbandonato
  • La gestione di Sheryl, specie per il rapporto con la figlia, rimane alquanto difficile da giustificare

 

Un season finale piuttosto intenso e denso di eventi che però preferisce creare stupore perdendo pezzi importanti per strada. Ed è un peccato perché sarebbe bastato molto poco per fare meglio.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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