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Hawkeye 1×01 – Never Meet Your HeroesTEMPO DI LETTURA 4 min

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Recensione Hawkeye 1x01Il buzz che si è creato ultimamente intorno alle serie Marvel distribuite su Disney+ è ormai diventato incontenibile. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che la qualità cinematografica è di fatto riproposta settimanalmente in episodi di ottima fattura.
Wandavision ha aperto questo bellissimo vaso di Pandora, The Falcon & The Winter Soldier ha fatto proseliti ma sotto un altro punto di vista, Loki ha definitivamente alzato il livello precedentemente imposto. Ed ora è il turno di Hawkeye, un turno non facilissimo ma con delle ambizioni anche diverse rispetto ai suoi tre predecessori. Ambizioni che, tendenzialmente, potrebbero essere riassumibili con il titolo Young Avengers e con la faccia di Kevin Feige.
Hawkeye non è infatti una serie qualunque perché, come confermato anche dal creatore e showrunner Jonathan Igla, ha come intento principale il passaggio di testimone del ruolo di Occhio Di Falco da Clint Barton a Kate Bishop. Un intento piuttosto chiaro sia dalle necessità di Renner off-screen (la carriera cinematografica e seriale sono più che lanciate) che da quelle on-screen (la voglia di ritirarsi con la sua famiglia).
Ecco quindi pronti gli ormai “classici 6 episodi” Marvel/Disney+ (fatta eccezione per Wandavision) per effettuare il passaggio di ruolo e introdurre nel modo più adatto Kate Bishop al pubblico. Un numero che non è casuale e che sembra essere legato a doppia mandata anche al momento dell’anno in cui Hawkeye incomincia, ovvero a 6 giorni da Natale.

And who the hell are you?

PIACERE DI CONOSCERTI KATE BISHOP


La domanda di Clint Barton con cui si conclude l’episodio è probabilmente quella che si sono fatti molti spettatori: chi diavolo è Kate Bishop? Domanda più che legittima a cui Jonathan Igla ha dovuto ovviamente rispondere per tutti i quaranta minuti della puntata, sia per introdurla correttamente ma soprattutto per farla anche apprezzare al pubblico.
Inutile dire che l’obiettivo non sia dei più facili ma Hailee Steinfeld è magnetica nel suo ruolo e riesce a far subito breccia oltre la quinta parete nel cuore del pubblico. L’ironia da classico supereroe Marvel, unita ad un carattere smaliziato ed un imprinting dato dalla morte del padre durante la Battaglia di New York sono una formula più che rodata che non può fallire. E infatti non fallisce. Bisogna ora solo attendere di capire come si svilupperanno le dinamiche tra lei e Clint Barton e che alchimia si creerà (o no) tra gli attori.

Thanos was right.

UN’INTRODUZIONE MOLTO INTRODUTTIVA


Il contraltare di un episodio così introduttivo e così focalizzato su Kate Bishop apre però a tutta una serie di conseguenze negative che non possono non essere considerate. Specialmente se si pensa che il pubblico non si è avvicinato ad Hawkeye per assistere (solamente) alla Steinfeld che muove i primi passi nel MCU ma per rivedere Renner nel ruolo di Hawkeye. E ovviamente in molti rimarranno delusi.
Tralasciando un musical sugli Avengers molto metateatrale, Clint Barton ricopre un ruolo marginalissimo per tutto il corso dell’episodio, salvo poi apparire magicamente in soccorso di Kate senza un chiaro motivo e anche senza alcuna spiegazione. Il che lascia ovviamente un po’ interdetti e rappresenta il primo vero buco della sceneggiatura insieme alla “classica macchina lasciata aperta” in centro a Manhattan.
In tutto ciò, poi, il problema principale è che manca un vero fattore scatenante per dare il via alla serie. Se da un lato il costume di Ronin è una motivazione valida per scomodare Clint, dall’altro c’è anche la palese mancanza di un villain (che verosimilmente verrà ricoperto in futuro all’interno della rinnovata famiglia Bishop). Una mancanza che ovviamente salta all’occhio in tutta la sua ombra ingombrante.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Hailee Steinfeld veramente molto brava a farsi apprezzare come character principale
  • Introduzione molto nostalgica e ben fatta con i Chitauri e la Battaglia di New York
  • Il costume di Ronin
  • Papà Lalo Salamanca
  • Thanos was right
  • Sigla molto ben fatta e allineata allo stile della run fumettistica di Matt Fraction e David Aja da cui questa serie prende ampiamente spunto
  • Episodio molto introduttivo, troppo introduttivo
  • Il pretesto per mettere in moto la storyline è molto futile
  • Clint Barton trova magicamente Kate Bishop nel bel mezzo di New York

 

Non l’episodio che ci si aspettava ma l’episodio che ci si meritava purtroppo era necessario per dare il via alla serie. Con buona pace di tutti.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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