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Super Pumped 1×03 – WarTEMPO DI LETTURA 4 min

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Super Pumped 1x03 recensioneChi scrive queste righe ha una particolare passione per il tema delle start-up, per i pochi founder che riescono a coronare il loro sogno e per le conseguenze che tutto ciò ha sulla loro personalità. Super Pumped è molto interessante da questo punto di vista perché sta effettivamente mostrando tutta quella serie di cambiamenti umorali e comportamentali che ci si potrebbe aspettare da un CEO affamato come Travis Kalanick. Tipo mollare la fidanzata storica per una nuova fiamma.
“War” fa un ulteriore passo in avanti in questa direzione e pone in diretto confronto Travis e Bill, con quest’ultimo passato nel corso dell’episodio da angel investor e guida spirituale a peso sulle spalle di cui ci (aka Travis) si bisogna sbarazzare. Un cambiamento che dimostra il cambio di prospettiva di Travis e l’avventatezza derivante da una self-confidence eccessiva che, per diretta conseguenza, non può andare a genio a tutto e tutti. Tutto molto bello per lo spettatore, un po’ meno per chi l’ha vissuto in prima persona.

I want Larry Page there.

LA GUERRA A LYFT


Come spesso accade nel mondo delle start-up, non è chi ha l’idea migliore che riesce a diventare un unicorno ma piuttosto chi riesce a portarla in auge e farla funzionare. Questo può non essere così scontato a chi non fa parte di questa realtà ma alcuni esempi sono piuttosto lampanti nel mondo, vedasi per esempio cosa è successo con Zappos che è l’ecommerce da cui Zalando ha preso ispirazione.
La stessa cosa è accaduta con Lyft che ha preso ampia “ispirazione” da Uber cambiando semplicemente alcuni dettagli ma rimanendo fondamentalmente un competitor. La guerra che TK muove verso John Zimmer e Lyft è senza confronti e, come si può notare spulciando qualche informazione in internet, è ancora viva e vegeta visto che Uber detiene il 70% del mercato negli USA e Lyft il restante 30%.
Quello che Stephen Schiff riesce a fare a livello di scrittura è ottimo perché fa emergere la nuova ingombrante personalità di Travis e prepara al doppio schiaffo in faccia che arriva ai danni sia di Bill che di Zimmer.

L’ANIMA DI BILL GURLEY


Kyle Chandler nei panni di Bill Gurley ha innegabilmente il suo fascino. Nonostante la sceneggiatura finora non gli abbia dedicato poco spazio, qui (e verosimilmente in futuro) verrà compensato questo deficit iniziale. Ed è un bene perchè quello che viene posto di fronte agli occhi di tutti è la responsabilità di una crescita esponenziale di un’azienda mantenendo anche una parvenza di umanità. Ed è qui che, con tutto lo storytelling scenico del caso, emerge un Gurley diverso e quasi inaspettato.
Il conflitto tra Bill e Travis c’è sempre stato più o meno ma i risultati dell’atteggiamento borioso e sfrontato di TK hanno sempre pagato, gli insulti a cena in faccia a Zimmer però non erano necessari e sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. C’è da far notare però che Bill, pur essendo l’investitore iniziale e ora board member di Uber, non abbia affrontato direttamente Travis ma gli abbia mandato un messaggio dal palco di SXSW, un messaggio che è stato recepito con un cartellino rosso all’entrata dell’ufficio.

LA VALENZA NULLA DI QUENTIN TARANTINO


In tutto ciò rimane sempre piuttosto evidente un punto dolente che infastidisce, e non poco, per l’utilizzo (o il non utilizzo) di Quentin Tarantino. Non è solo per una questione derivante dal fatto che Tarantino abbia accettato questo ruolo e che finora abbia detto si e no 4 frasi in 3 episodi, il problema è un po’ tutto quanto: dalla concezione del suo ruolo a quello che dice, passando per quanto spesso viene utilizzato.
Il voice-over è un’ottima tecnica per dare allo spettatore quell’onniscienza necessaria a capire cosa accade senza aver necessariamente i protagonisti a spiegarla forzatamente. Ed è esattamente così che viene utilizzato David “Motherfucker” Drummond, ma questo è un caso praticamente unico nel corso della stagione che, finora, si è permessa addirittura di non utilizzare Tarantino nello scorso episodio. Non sembra esserci alcun modus operandi per il narratore che arriva a caso in alcuni momenti e poi sparisce poco dopo: veramente un qualcosa di estremamente discutibile.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Joseph Gordon-Levitt
  • Kyle Chandler
  • La cena tra Uber e Lyft
  • L’incontro con Larry Page
  • L’approfondimento psicologico dei vari personaggi
  • Il cambio di prospettiva con il riposizionamento nei confronti delle VCs
  • Bill  a SXSW
  • Il minutaggio non si sente affatto, segno di un ottimo ritmo
  • Quentin Tarantino continua ad essere usato completamente a sproposito

 

Tralasciando il fastidioso (non) uso di Tarantino, “War” è un episodio con le palle e le contropalle. Davvero niente da dire: piace da fare schifo.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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