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The Handmaid’s Tale 5×01 – MorningTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Handmaid's Tale 5x01 recensionePrima di immergersi nella visione dei nuovi episodi è bene chiarire un punto fondamentale: questa non sarà l’ultima stagione di The Handmaid’s Tale. Pochi giorni prima del rilascio di questa quinta premiere, infatti, la serie ha ottenuto da Hulu il rinnovo per una sesta e ultima stagione. Un annuncio che non pone comunque fine al mondo creato dalla scrittrice Margaret Atwood, dato che l’ideatore della serie, Bruce Miller, ha in simultanea annunciato lo sviluppo di uno spin-off sequel intitolato The Testaments (basato sempre sull’omonimo romanzo della Atwood, uscito nel 2019).
Una precisazione questa che sembra essenziale per approcciarsi ai nuovi episodi con la consapevolezza di non andare verso una risoluzione immediata. Cosa aspettarsi quindi dalla penultima stagione? L’augurio è che non sia colma di quegli estenuanti punti morti che frenano la narrazione, una caratteristica ben impiantata nel recente passato.
Intanto, poco più di un anno dopo “The Wilderness”, la quinta stagione si presenta al pubblico con il rilascio in simultanea delle prime due puntate, per l’occasione dirette dalla stessa Elisabeth Moss, che torna dietro la macchina da presa dopo l’esordio dello scorso anno.
Dal canto suo, “Morning” si mostra come la solita puntata di presentazione, con una pacatezza narrativa rilevante ma che, al contrario di altre premiere, assesta bene la trama verso quello che sarà il focus dell’intera stagione, ossia lo scontro tra June e Serena. Per ora, però, la season premiere porta in scena in maniera elegante e ben distribuita la differente dualità delle protagoniste, mostrando entrambe all’apice del loro punto di non ritorno.

“Scared can be vary dangerous, Ms. Osborne. […] I think you’ve scared Gilead as well.”

JUNE OSBORNE


“You’re free to go.”

“Morning” riprende da dove si era concluso lo scorso season finale, mostrando June nei momenti successivi all’uccisione di Fred. Una scelta stilistica e narrativa apprezzabile che favorisce anche l’abitudine dello show di accentuare l’attenzione sulle più svariate forme espressive messe in scena da Elisabeth Moss. La June di quest’episodio è infatti un concentrato esplosivo di stati d’animo differenti. Ancora sotto shock per gran parte della puntata, mentre vaga da una parte all’altra ricoperta di sangue, ben presto si delinea una versione isterica del character, ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Una personalità già emersa in precedenza e che appare anche adeguata ai traumi e alle perdite subite ma che, alla lunga, rischia di far perdere concretezza all’intera trama.
Per questo, più apprezzata è apparsa la seconda parte di episodio, dove le emozioni selvagge si sono assestate in favore di una parte più razionale che, di conseguenza, ha portato ad alcuni passi avanti nella storia. Funzionale, a tal proposito, è stato l’accenno di confronto tra June e Luke, una chiacchierata utile per metabolizzare quanto accaduto non solo per la stessa June, ma anche per lo spettatore. I tormenti emotivi dell’ex handmaid ovviamente non finiranno qui, così come mostrato dalla sua necessità di essere punita con il carcere per l’uccisione di Fred e la difficoltà nell’accettare la decisione di Emily. Tuttavia, sul finire di episodio, il venire a patti con la paura di sé stessa sembra un primo piccolo passo verso una “stabilità” maggiore del personaggio. Stabilità che serve per non far arrancare nuovamente la trama.

“I have to pay a fine. Online.”

SERENA JOY WATERFORD


“I’m taking my husband home to bury him. […] I will see that the Commander has a proper burial in the nation that he founded. The Waterford name has power, and that will be respected. And remembered.”

Di pari passo alla crisi psicotica di June, sembra muoversi la sua nemesi. Serena Waterford subisce un primo episodio simile a quello della sua controparte, fatto di alti e bassi emotivi. Di primo impatto la notizia della morte di Fred non viene metabolizzata a causa del pericolo in cui verte la neo vedova, tuttavia, con il passare dei minuti, anche Serena cambia atteggiamento. Da questo punto di vista, il percorso intrapreso dal personaggio interpretato da Yvonne Strahovski appare sempre contraddittorio, con piccoli passi verso una nuova percezione della realtà e altri più corposi che la riportano indietro alla sua dottrina. “Morning” rappresenta così il ritorno netto della signora Waterford conosciuta nelle prime stagioni: indotta dalla vendetta e spinta dalla sua cricca di invasati, Serena riabbraccia il suo fanatismo, apprestandosi a tornare a Gilead. Un’evoluzione degli eventi che intriga più di qualsiasi altra storyline, portando numerose possibilità sia per il personaggio che per la sua interprete.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Come sempre regia e fotografia di primissimo ordine
  • Yvonne Strahovski pronta a brillare 
  • Il finale rimescola le carte con Serena pronta a tornare a Gilead
  • La storyline di Serena sembra la più interessante e portata ad una maggiore evoluzione/ramificazione  
  • Una guerra tra June e Serena combattuta da diversi fronti fa ben sperare per la trama 
  • L’inutile Nick si appresta ad un’altra stagione ancora inutile?
  • Prima parte di episodio più lenta e ferma su sé stessa 
  • Alcune ripetizioni già abusate in passato

 

Una season premiere che mantiene sempre intatta la sua caratterizzazione indolente e ciclica ma che, con alcuni guizzi ben piazzati, presenta un primo episodio più incisivo di quanto ci si aspettasse.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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