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The Last Of Us 1×08 – When We Are In NeedTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Last Of Us 1x08 recensioneA soli due episodi dal termine, tutti coloro che hanno giocato al primo capitolo di The Last Of Us si saranno chiesti in che modo la serie creata da Craig Mazin e Neil Druckmann possa adattare l’enorme quantità di materiale rimasto, visto che a detta degli autori con la prima stagione si concluderà anche la storia del primo gioco. La risposta in questo ottavo episodio, come nei precedenti, è molto chiara: accorciando molti scenari, ma questo non è detto che sia per forza un bene.
Certo visto la diversità del medium a disposizione nessuno si aspettava ore e ore passate da Joel e Ellie tra i palazzi ad ammazzare banditi e infetti come accade nell’opera videoludica, e ben vengano i tagli che rendono più dinamica la narrazione, ma alcuni passaggi, come quello di Silver Lake, avrebbero meritato maggiore spazio ed approfondimento. Oltre che un maggior numero di infetti che non vengono nemmeno mostrati ma solo fatti sentire in lontananza.

I CANNIBALI


La piccola comunità di Silver Lake è guidata da David, interpretato da un ottimo Scott Sheperd, uomo violento e manipolatore ma timorato di Dio almeno sulla carta, affiancato dal suo braccio destro James, interpretato da Troy Baker, attore che nei giochi doppia Joel, ennesima prova di quanto la serie omaggi continuamente il videogame.
Nonostante il poco screen time a disposizione, l‘approfondimento psicologico del character di David è ottimo e il personaggio risulta molto più tridimensionale rispetto al videogioco. Lo show non si fa problemi a rivelare il cannibalismo che ha permesso al gruppo di sopravvivere e la violenza psicologica che permea il gruppo di sopravvissuti. Numerose scene sono riprese esattamente dal gioco, così come alcune linee di dialogo, ma senza scadere mai nel becero fan service, ma anzi migliorando alcuni aspetti e adattandoli a un prodotto televisivo.
L’elemento negativo è riscontrabile invece nella fretta con cui si sviluppa e poi volge a termine l’arco narrativo dedicato a questa porzione della storia, per una comunità interessante dove violenza e fede si intersecano fortemente e di cui ci sarebbe stato molto altro da mostrare, invece la rapidità con cui Joel arriva al resort e si chiude la storia rende il tutto un pò forzato.
Ci si lamenta sempre che le serie ormai durino troppo a lungo, The Last Of Us invece è uno dei rarissimi casi in cui servirebbero più puntate per sviluppare al meglio la trama, per una narrazione che anche in questo episodio è impreziosita da un comparto tecnico di altissimo livello dove tra location, regia, fotografia e colonna sonora risulta impossibile trovare qualcosa non all’altezza.

IL PREZZO DELLA SOPRAVVIVENZA


L‘intensità messa in scena in questo episodio è fuori discussione, ma la rapidità con cui Joel guarisce dalla ferita riportata in “Kin” è eccessiva, visto che anche nell’episodio precedente veniva mostrato praticamente moribondo, mentre qui non solo si salva ma riesce a combattere e sconfiggere degli avversari come se niente fosse. Tra l’altro, non a caso, molte volte il tutto avviene off-screen.
The Last Of Us continua a sviluppare la trama senza giudizi moralistici, come già avvenuto per la Fedra o per le Luci, in uno spietato mondo post apocalittico dove non esiste solo bianco o nero, bene o male, ma conta solo sopravvivere a ogni costo e con ogni mezzo. Lo show quindi non si fa problemi a mostrare bambini che diventano infetti, comunità di cannibali, o l’efferata violenza di Joel che uccide a sangue freddo i propri avversari. Il tutto assume connotati impressionanti (e apprezzabili) con lo scatto d’ira di Ellie sul finale di puntata, dove massacra brutalmente David, uccidendolo.
Come al solito Bella Ramsey non smette di convincere con una recitazione degna di nota e continua a fugare ogni dubbio sulla validità della scelta di affidarle tale ruolo, nonostante i dubbi iniziali di molti, compreso chi scrive, visto la poca somiglianza dell’attrice con la Ellie del videogame.
La chiusura del capitolo dedicato a Silver Lake dimostra ancora una volta come la serie sia concentrata esclusivamente sul rapporto tra Joel ed Ellie e sul percorso intrapreso insieme, mentre tutti gli altri personaggi siano un semplice contorno, non importa se nemici o alleati, tanto da durare al massimo un episodio o due, per una scelta molto rischiosa a livello narrativo ma che per ora ha pagato quasi sempre.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tecnicamente la serie si conferma di grande qualità
  • L’ottimo approfondimento psicologico di David nonostante il poco tempo a disposizione
  • La serie non si fa problemi a mostrare gli aspetti più cupi del nuovo mondo
  • La splendida prova attoriale di Bella Ramsey
  • I continui richiami al gioco in numerose scene, ma senza scadere mai nel becero fan service, ma spesso migliorando diversi aspetti
  • La guarigione di Joel è un pò troppo rapida e improvvisa vista la gravità della ferita riportata
  • Per questo capitolo sarebbe servito un altro episodio visto che tutto accade un po’ troppo repentinamente

 

Una delle puntate più cupe della serie che si conferma un prodotto di altissima qualità, nonostante qualche risvolto narrativo non sia impeccabile. La valutazione sfiora il massimo dei voti ma si opta per una gradino più in basso per colpa della frettolosità, nonostante la serie continui a essere splendida e forse ha abituato il suo pubblico fin troppo bene.
Una cosa è certa: questa prima stagione di The Last Of Us è il miglior adattamento di un videogioco che sia mai stato fatto sino ad ora sul piccolo schermo, in grado di settare un nuovo standard per un settore in forte espansione dove presto Prime Video adatterà God Of War e Netflix Horizon. Sarà dura eguagliare questo piccolo capolavoro targato HBO.

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