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Tulsa King 1×03 – CapriceTEMPO DI LETTURA 3 min

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Tulsa King 1x03 recensioneMentre la serie arriva alla sua terza puntata, iniziano ad arrivare i primi numeri su Tulsa King. E sono numeri che lasciano il segno.
Il primo episodio della nuova serie del duo Taylor Sheridan e Terence Winter, “Go West, Old Man“, ha infatti raggiunto un record di tutto rispetto: con 3.7 milioni di telespettatori è risultata la premiere più vista del 2022 tra le reti via cavo, superando addirittura la HBO con l’esordio di House Of The Dragon. Un risultato favorito dalla quinta season premiere di Yellowstone che ha aperto la serata del 13 novembre di Paramount e ha poi lanciato l’anteprima di Tulsa King ma che, allo stesso tempo, promuove un eccellente biglietto da visita per la serie con Sylvester Stallone. Un risultato non certo passato inosservato che ha portato Paramount a rinnovare subito Tulsa King per una seconda stagione.

NARRAZIONE IN MOVIMENTO


Il rinnovo per una seconda stagione arriva proprio in concomitanza con il rilascio del terzo episodio che segna un cambio di passo all’interno della trama. Se infatti i primi due episodi erano risultati ampiamente di presentazione, sia dei personaggi che della nuova realtà di Tulsa e conseguente ambientamento, “Caprice” inizia a seguire un percorso più concreto per quanto riguarda la storia.
A tal proposito, si aprono due strade apparentemente parallele ma che, presto o tardi, potrebbero convergere. E non è un caso se a mantenere queste due sottotrame c’è da un lato Dwight Manfredi (Sylvester Stallone) e dall’altro l’agente Stacy Beale (interpretata da Andrea Savage), con quest’ultima che si stabilisce nel ruolo di “spalla narrativa” del protagonista. Ed è proprio la storyline dell’agente Beale a creare un intreccio interessante in questo episodio. Il caso con cui si è aperto l’episodio, infatti, apre un primo scenario trasversale alla trama finora fatta per lo più di riscossione del pizzo da un weed shop. Nonostante gli elementi a disposizione siano ancora pochi, l’interesse per un possibile intreccio si fa più sostanzioso.
Dall’altra parte c’è ovviamente la trama personale di Dwight, alle prese con attentati alla propria vita e costruzione di un suo “impero”. Anche in questo caso, è da qui che la narrazione acquista sostanza, con i primi accenni di azione che donano finalmente dinamismo ad una storia che, per come è concepita, non può farne a meno. L’aria di guerra mette così le prime radici a Tulsa e apre ad una narrazione decisamente più coinvolgente. Un fattore indispensabile per far salire di livello la serie che finora mancava di sostanza per l’assenza di un vero assetto narrativo.

TRA AZIONE E VENA COMICA


Ma se c’è un elemento che ha contraddistinto Tulsa King fin dall’inizio è sicuramente il suo carattere ambiguo. La serie, concepita come crime drama con protagonista capi mafia e criminalità organizzata, ha dalla sua un fattore un po’ insolito che risalta nelle dinamiche narrative: la vena comica.
Con un Sylvester Stallone sempre sul pezzo, a caratterizzare lo scorrere degli episodi vi è infatti un lato comico che spesso e volentieri prende il sopravvento migliorando parecchio la distribuzione di fatti, personaggi o azioni. Un utilizzo convinto dell’ironia che forse appare un po’ estranea al genere, o almeno a ciò che ci si aspettava da un prodotto firmato Taylor Sheridan e ambientato nel mondo criminale.
Eppure, oltre le semplici battute, l’intera portata di Stallone insieme all’assurdità delle variegate situazioni narrative che si susseguono, donano allo show un carattere surreale che alleggerisce la visione e coinvolge in un modo diverso ma gradevole.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Episodi che non superano i 40 minuti
  • Primi accenni di azione mentre la trama inizia a mostrare le sue carte
  • Sylvester Stallone sempre sul pezzo 
  • La vena comica
  • La trama però appare ancora debole, con pochi spunti davvero sostanziosi e funzionali nel lungo periodo (gli episodi in totale sono 10)
  • C’è la sensazione che manchi ancora qualcosa per elevare ulteriormente il livello 

 

Tulsa King si conferma un prodotto diverso dalle aspettative proponendo una modalità più leggera ma comunque efficace. L’episodio segna l’inizio dell’azione e si aggiudica una sufficienza abbondante in attesa di ingranare maggiormente.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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