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Your Honor 2×02 – Part TwelveTEMPO DI LETTURA 3 min

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Your Honor 2x02 recensioneMettiamolo subito in chiaro: se si voleva dare un’altra chance a questa stagione attraverso il secondo episodio, si è sbagliata tattica.
Dopo una piatta season premiere, aspettarsi una scintilla dal secondo appuntamento era improbabile, soprattutto data la natura stessa dei secondi episodi. Tuttavia, con “Part Twelve” Your Honor non solo mette in scena altri 50 minuti narrativamente vuoti ma, allo stesso tempo, presenta quelle che saranno le storyline principali per tutto l’arco stagionale. E qui, la delusione se possibile raddoppia.

COSE DI CUI NON CI INTERESSA


Il problema principale di questa stagione è che appare totalmente abbozzata. La prima stagione di Your Honor seguiva una strada ben precisa basata su incidente-occultamento e tutto ciò che ne conseguiva per i suoi protagonisti. In questo caso, invece, a mancare è il plot vero e proprio e, pur di dare adito a ben 10 episodi neanche troppo corti (almeno 50 minuti ciascuno), gli autori hanno iniziato a buttare nella mischia i più disparati personaggi cucendogli intorno svariate storyline con la presunzione che al pubblico potessero interessare.
A rientrare in questa descrizione spicca la figura di Big Mo. La leader della gang Desire sembra aver acquistato un ruolo prominente in questi nuovi episodi, ritrovandosi dal nulla soggetta alla costruzione di un intero background. Seguendo questo schema, si apre una finestra sulla vita sentimentale di Big Mo e sui suoi affari che crescono e trovano interesse proprio nelle vicinanze dell’hotel dei Baxter: un modo abbastanza forzato di dare un prosieguo alla guerra in città.
Sulla stessa falsariga rientra anche Eugene, un bambino che nella scorsa stagione sembrava finito lì per caso, seppur con un ruolo cruciale, ma che adesso si ritrova ad occupare uno screen time importante senza una motivazione valida. Due elementi che sicuramente faranno parte di un circuito maggiore appena tutto prenderà forma ma che, al momento, falliscono nel creare un reale interesse da parte del pubblico.
Infine, nella categoria “cose di cui non ci interessa” vi rientra di diritto anche Fia. In questo caso, però, il disinteresse è più dovuto alla sua petulanza piuttosto che ad una non appartenenza alla trama.

COSE CHE POTREBBERO INTERESSARCI


Gli unici elementi che suscitano interesse per continuare la visione della stagione sono ovviamente i personaggi di Michael Desiato e Jimmy Baxter. Trainati dai loro strepitosi interpreti, questi due character erano già stati il punto più alto della scorsa stagione, alzando notevolmente il livello della storia.
Anche in questo secondo ciclo, dunque, le speranze sono racchiuse tutte nella capacità di iniziativa dei due personaggi, sperando che prendano presto il sopravvento. Lo stallo di questi primi due episodi, infatti, è da ricercare soprattutto nella messa da parte di Desiato e Baxter, un po’ in sordina mentre la serie cerca di presentare tutti gli altri personaggi. Jimmy Baxter su tutti, è quello messo più da parte al momento, mentre Michael Desiato riesce comunque a spiccare grazie all’eccellente interpretazione di Bryan Cranston che, con poche parole e molte lugubri espressioni, riesce a coinvolgere in maniera esemplare nonostante il ruolo marginale di questo inizio.
Desiato e Baxter, dunque, devono necessariamente tornare al centro del gioco per permettere alla stagione di avere una possibilità di riuscita. Indubbiamente questo avverrà nei prossimi episodi, sia a causa del forzato accordo di Michael, sia per la novità di un nipotino condiviso. Il figlio di Fia e Adam appare così come la più semplicistica e raffazzonata mossa per aggiungere un elemento più personale a questa faida ma, come detto, è affidato ai due protagonisti il compito di far diventare la storia accettabile. O almeno si spera.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Bryan Cranston 
  • Regia e fotografia 
  • Troppi personaggi di poco interesse al centro della storia
  • Abuso di elementi raffazzonati usati come scusa per continuare la narrazione

 

Non è tanto la mancanza di idee il problema di questa stagione, piuttosto la scelta sbagliata degli elementi messi al centro di una trama completamente arrangiata.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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