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Resurrection 2×13 – Loved In ReturnTEMPO DI LETTURA 4 min

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Il canale di stato nostrano non vanta certo una gestione vincente. Da qualche giorno è possibile vedere trasmesso il trailer della seconda stagione di Resurrection che, con puntuale ritardo, viene presentata anche in Italia. Chi è quella volpe che ha deciso di acquistare i diritti di una serie così in ribasso? Non che ci si stupisca: le atmosfere soap, la tematica pseudo-mistica e vagamente mistery sono elementi ritenuti sufficienti per attirare l’attenzione del pubblico. E questo finale non può che confermare la scelta qualitativamente e prevedibilmente scarsa della RAI.
Appare scontato ormai che la brusca svolta presa dalla trama negli ultimi episodi, riguardante il predicatore esaltato, sia stata presa in previsione di un finale che da season sarebbe divenuto series. Come conseguenza il risultato non può che essere per forza di cose scadente (per usare un eufemismo).
Il crollo qualitativo di Heroes, con conseguente cancellazione, non cambiò comunque un finale di stagione aperto, lasciando un senso perenne di sospensione negli spettatori, in qualche volenteroso sceneggiatore, in qualche intraprendente produttore. Lo stesso avrebbe potuto fare Resurrection, proseguendo per la propria strada: portare avanti la propria idea non sarà mai una mossa fino in fondo sbagliata. Questa seconda stagione è apparsa come un’automobile che, impantanata nel fango, invece che scegliere con pazienza una manovra per uscirne, ha deciso di schiantarsi contro il muro di fronte.
“Loved In Return” si presenta come un confusissimo ibrido. La tematica principale diviene quella di Rosemary’s Baby, l’atmosfera per 2/3 dell’episodio è quella di The Walking Dead (l’assedio alla casa è pur sempre effettuato per lo più da gente morta e poi risorta), il finale ricorda quello di una commedia teatrale italiana (ovviamente con un abisso qualitativo in favore del prodotto nostrano). Ciò che innervosisce è la quantità di storyline di dubbio interesse che sono state propinate ai poveri spettatori. Perché la fabbrica? Perché la moglie di Tom pazza? A che sono serviti i fanatici del paesello? A niente. Ad un certo punto si è deciso di buttare tutto in caciara riportando la gravidanza di Rachael come centro della trama. Paradossalmente, la stessa vicenda principale dei ritornati risulta secondaria nell’economia di una trama mirata ad una gravidanza mistica (tematica abusatissima a livello seriale). Non è neanche un problema di mancanza di risposte. Il vero problema è che le risposte sono state molteplici e vaghe, il ché è peggio. Si tratta di una questione biblico-apocalittica? C’entrava invece la fabbrica? Boh.
L’episodio in sé non era neanche partito malissimo. L’atmosfera tetra e notturna che circondava la claustrofobica minaccia nei confronti dei protagonisti aveva un suo perché. Ma poi tutto si risolve a tarallucci e vino. Centinaia di persone invadono la casa, ma alla bipolarissima Margareth basta scacciare un energumeno per liberare indisturbatamente Robert/Bellamy e permettergli di salire al piano di sopra con la pistola spianata. Una volta freddato il prete, poi, come è stato possibile allontanare quella barbara folla inferocita? Non è dato saperlo.
One year later è uno degli stereotipi più usati nelle commedie, dove con due-tre battute i personaggi fanno interi riassunti della loro vita fino a quel momento, aggiornando in questo modo gli spettatori. E qui avviene il patatrac. Adesso, chi scrive non è certamente un esperto in materia, ma risulta abbastanza risaputo che un aumento ingente della popolazione porterebbe ad intere catastrofi di carattere ambientale e sociale in tempi estremamente brevi. Invece no. Il baretto di Arcadia rimane sempre abbastanza frequentato; sì, c’è qualche disordine qui e lì, però il tutto si presenta all’acqua di rose. Il cliffhanger finale, poi, con questi insetti ricorrenti, cosa mai vorrebbe dire?
Alla fine, l’unica storyline coerente, è quella riguardante la love story tra Bellamy e Maggie. Forse un po’ poco.
È un circolo vizioso: se rinnovassero Resurrection non lo guarderebbe nessuno per colpa di questo finale confusionario e per colpa di questa fallace stagione; non rinnovando l’effetto sarebbe quello di una serie che peggio non poteva essere gestita. E sempre rimarrà così.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Atmosfera notturna e claustrofobica per gran parte dell’episodio
  • Nessuna conclusione e nessun senso dato a tutte le noiosissime storyline presentate durante la serie
  • Finale a tarallucci e vino, geopoliticamente impossibile
  • Interpretazioni sempre sul filo del rasoio da parte dei vari attori
  • “Cliffhanger” finale telefonato nel suo significato, inefficace nella sua rappresentazione

 

Come dice alla fine Robert (neanche il nome del protagonista si sa bene) al pastore galeotto: “I won’t be visiting anymore“. Qualora dovesse esserci un clamoroso rinnovo per una terza stagione, noi di RecenSerie ci potremmo quasi sicuramente trovare a dire la stessa cosa.

 

Steal Away 2×12 3.29 milioni – 0.8 rating
Loved In Return 3.73 milioni – 1.0 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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