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Succession 4×01 – The MunstersTEMPO DI LETTURA 8 min

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Recensione 4x01 Succession HBOLogan: “I fucking win”

Succession si era congedato al suo pubblico così, con l’epico, e allo stesso tempo tragico, trionfo di Logan sul tentativo di “colpo di stato” dei propri figli, in un momento di Heisenberghiana” memoria che li ha di fatto estromessi dalla compagnia. Dopo stagioni di lotte di potere fratricide, di #TeamShiv, #TeamKendall o #TimRoman (o #TimConnor per i sognatori più impavidi), d’un tratto sembra tutto finito, perché semplicemente quella tanto agognata “successione” non esiste più.
Riparte da qui l’atto conclusivo dell’ultima “serie più bella della tv” (e come ci è capitato spesso di dover fare negli ultimi dieci anni di recensioni, da Leftovers alla più recente Last of Us, ringraziamo HBO con tutto il cuore), che dopo aver fatto incetta di Emmy Awards e Golden Globes, nonché di sperticati elogi da parte di critica e addetti ai lavori, si appresta a dare il suo saluto finale. Un addio che , viste le premesse, si appresta ad essere non solo tra i più seguiti, visto il cammino in crescendo degli appassionati dello show, ma soprattutto assolutamente memorabile.

BIRTHDAY ROAST


Nel 1964 sulla CBS debuttavano i The Munsters o come in Italia sarebbero stati comunemente ri-nominati “I Mostri”, ovvero nient’altro che una versione rivisitata e televisiva della bizzarra e “orrorifica” famiglia disegnata da Charlie Addams sulle strisce del New Yorker (il tutto mentre contemporaneamente esordiva sulla concorrente ABC la “vera” e storica Addams Family, tanti Mercoledì fa). Una famiglia, quindi, di “mostri”, che Logan Roy ritrova amaramente che popola la sua casa il giorno del suo compleanno. Non fa che ripeterlo, quasi compulsivamente, sfogando tutta la propria frustrazione addosso ad un’accondiscendente Kerry. Certo, dato il suo carattere burbero, per usare un eufemismo, la sua rabbia potrebbe non apparire affatto insolita, eppure, altrettanto chiaramente, la reale ragione è più chiara che mai e non tarda ad arrivare. Mancano i “suoi” di mostri, come esplicita nella sottile e trattenuta richiesta alla stessa Kerry, sul possedere o meno loro notizie. Una presa di coscienza che passa dall’intimo momento al ristorante col fidato Colin, in cui lo si vede discutere sulla vita dopo la morte, sull’assoluta certezza del “niente” che lo attende. Nient’altro che una “solita” scena alla Succession, in cui lo sguardo di Brian Cox, in una sola battuta, è capace di racchiudere un mondo di significati.
Perché se si può sopravvivere davvero alla morte è soprattutto tramite la propria famiglia, la sua “immortalità” non poteva che passare attraverso quei figli a cui ha voltato le spalle, scegliendo l’“altra” sua eredità, colei attorno al quale ruota l’intero concetto della serie stessa, ovvero il suo impero. Logan ha scelto la sopravvivenza della Waystar, quindi, ed è con lei che adesso passa le nottate, in completa solitudine, come nel finale in cui lo si vede sbraitare al telefono invocando il licenziamento dell’anchorman dell’ATN. Di fatto è con la propria azienda, con i propri collaboratori, che passa controvoglia il suo “Birthday Roast“, totalmente fallito. E anche chi è rimasto con lui, tra coloro che condividono il suo sangue, non lo ha fatto certo per affetto. Vedasi Connor, naturalmente, la cui propria fetta di eredità si sta via via dilapidando, in preda alle sue continue follie. Vedasi, soprattutto, gli auto-nominatosi Disgusting Brothers, il nipote e il marito (sempre più ex) di sua figlia, dalle origini più “umili” e proprio per questo tanto succubi, più del potere e della posizione sociale che scegliere Roy gli ha “donato”, piuttosto che del denaro stesso. Emblematica, ovviamente, è la scena in cui Logan praticamente implora chi è nella stanza di fare battute su di lui, come si confà a un “Birthday Roast” appunto, finendo solo col ricevere pallidi e timorosi tentativi. Addirittura lo scambio di umiliazioni con Greg si ribalta a sfavore di quest’ultimo, con una battuta che è già entrata di diritto negli annali della serie.

PICCOLI ROY CRESCONO


Questo perché Greg, e Logan lo sa, ha colto nel segno. Gli unici in grado di regalargli un vero “roast”, a sapergli rispondere a tono, a conoscerlo come nessun altro e, quindi, a poterlo “ferire”, sono proprio i grandi assenti. E addirittura finiscono col farlo sul serio, seppur a distanza, seppure a modo loro. Partono con le battute sferzanti alla consulente/segretaria/concubina del padre, ossia a Kerry, per poi soffiargli sotto i baffi l’accordo con i Pierce, battendolo proprio nel campo a lui più congeniale, quello dei “soldi” (come sottolinea loro sprezzante lo stesso Logan). I “kids”, come vengono nominati continuamente da Karl e Gerry, ossia proprio da coloro che li hanno visti crescere nella loro compagnia, si prendono la loro “piccola” rivincita, in una circolarità perfetta partita proprio da quell’“I fuckin win” del padre che li aveva invece visti crollare sonoramente.
Più che demolirli, allora, quella sconfitta sembra piuttosto averli rafforzati, sortendo esattamente l’effetto inverso. Addirittura, saldando ancor più il loro legame. Dopo tre stagioni all’ombra del padre, in cui non hanno fatto altro che tramare ognuno alle spalle, la confessione di Kendall in lacrime al matrimonio di Caroline (semplicemente uno dei momenti più alti del piccolo schermo) sembra averli uniti più che mai. È una situazione completamente inedita, tanto per i personaggi quanto per la serie stessa, perché in un modo o nell’altro la Waystar, nella persona e nell’infinita esperienza di Logan nel mondo degli affari, era sempre stata il loro punto di appoggio, di riferimento, o anche solo il posto in cui misurarsi. Adesso, invece, si ritrovano insieme a testare la propria crescita proprio contro colui che tutto gli ha insegnato, pur con sentimenti contrastanti (visibilmente Roman, su tutti), ma con l’euforia di potercela fare davvero, di avere quantomeno una possibilità. Il progetto comune “The Hundred”, con cui si apre l’episodio, era il tentativo romantico di evitare lo scontro, ma la velocità con cui colgono l’opportunità di battere il padre, i sorrisi con cui trattengono a stento la gioia di averlo battuto, testimonia solo quanto la guerra sia inevitabile.

MR. AND MRS. SMITH


Una guerra che, dopo una giornata tanto intensa, Siobhan si trascina fin nelle mura domestiche, una volta rientrata a casa. Un appartamento che in tante altre occasioni era stato teatro di sfogo per lei o per Tom, entrambi schiacciati dalle terribili prove e dalle mortificazioni che suo padre e il suo mondo riservava loro, trovandosi così a sostenersi fortemente l’un l’altro. Un luogo che invece, ora, appare solo circondato da un’atmosfera vuota e triste. Perché Shiv avrà pure annunciato davanti ai suoi fratelli e ai Pierce la fine del suo matrimonio, ma deve ancora riportarlo al diretto interessato.
Tom Wambsgans, esaltato anche dalla sublime prova di Matthew McFadyen, è stato senza dubbio IL personaggio di questa serie, o perlomeno quello che ha avuto lo sviluppo più incredibile di tutti. Sembra passato un secolo da quando doveva assumere il ruolo di capro espiatorio per le malefatte delle crociere Waystar, portandolo alla disperazione. Una vita, da quando si trovava ad accettare a malincuore la concezione “libertina” di Shiv nei riguardi della loro unione coniugale. Tutto è confluito nel clamoroso tradimento perpetrato nel finale della scorsa stagione proprio ai danni della sua (ormai ex) moglie, in cui, esattamente come Logan, ha scelto la Waystar. A tal proposito, più che significativo quel breve dialogo tra lui e Logan, sul turno del loro rapporto nel caso la separazione da sua figlia diventasse effettiva, dominata dall’inquietante e cinica freddezza del magnate. Dopo aver intrapreso questa strada, infatti, Tom deve ora dimostrare di possedere la stessa pasta di Logan, di essere simile a lui non solo nelle scelte, ma anche e soprattutto nelle sue privazioni, su tutte l’amore.
E allora cos’è quella malinconia che si avverte nella struggente e potentissima scena a letto, in cui i due ormai ex-coniugi si dicono addio, tenendosi per mano? Qualcosa, dopotutto, avrà spinto Tom a chiamare Siobhan e a piazzare la “soffiata” fatidica del suo incontro con Naomi, scatenando di fatto la successiva catena degli eventi. È stato solo rimorso per quanto fatto in precedenza, un vigliacco tentativo di porre rimedio, oppure i suoi sentimenti per Shiv sono ancora vivi (se mai ci sono davvero stati, nel profondo)? Fatto sta che per adesso, al contrario di Mr. e Mrs. Smith, la coppia di spie che di giorno tentava di uccidersi a vicenda, per poi dividere di notte lo stesso letto, il loro sembra essere un matrimonio arrivato al capolinea, con un finale che si profila decisamente meno lieto. Oppure no?

Logan: Congratulation on saying the biggest number, you fucking morons!

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Who want to smell Greg’s fingers?
  • L'”imbruttita” a Kerry, al telefono, da parte dei Fratelli Roy 
  • Tom e Shiv e la stupenda scena finale
  • L’unione dei “Kids” 
  • La solitudine di Logan, la vita dopo la morte…
  • … ed il concetto di “successione” che dopo quattro stagioni, si fa totale 
  • La scelta del nome Willa Ferreyra per l’ormai storica consorte di Colin: omaggio di Jesse Armstrong al suo produttore Will Ferrell, o memorabile imposizione del mai dimenticato Anchorman? Alla fine sarà tutto merito di Adam McKay… 
  • Ma davvero è l’ultima stagione? Siamo sicuri? 

 

Quest’ultima season premiere non fa che confermare la grandezza di questa serie, far crescere a dismisura l’hype per il proseguo di questo atto finale e consolidare l’unica e incontrovertibile verità: sia benedetto Jesse Armstrong e gli autori tutti, sia benedetto l’intero e straordinario cast dello show, sia benedetta HBO.

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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