);

The Andy Warhol DiariesTEMPO DI LETTURA 3 min

/
()

recensione The Andy Wharol DiariesDal genio creativo e instancabile del regista-produttore Ryan Murphy, ecco arrivare una nuova docuserie targata Netflix che racconta la vita del più noto esponente della Pop art, in un formato e con una visione assolutamente inedita.
Prendendo spunto dai diari omonimi, pubblicati dalla ghostwriter e amica intima Pat Hackett, The Andy Warhol Diaries ricostruisce la vita dell’artista prendendo spunto dalla sue stesse parole e ricostruendo uno spaccato della storia americana che va dai primi anni del dopoguerra alla fine degli anni ’80, ponendosi come riflessione su cosa abbiano significato effettivamente quegli anni più da un punto di vista sociale che non solamente artistico e umano.

L’ANDROIDE ANDY WARHOL


“Machines have less problems. I’d like to be a machine, wouldn’t you?”

Innanzitutto non si può non parlare dell’aspetto forse più caratterizzante di questa docuserie: la scelta della voce narrante.
Come già detto, infatti, la narrazione riprende quanto dettato dallo stesso Warhol nei suoi diari, le sue sensazioni e la sua visione del mondo e degli eventi che lo hanno riguardato. Le parole dell’artista sono state qui riprodotte grazie all’utilizzo di un’intelligenza artificiale che ne riproduce l’esatto tono di voce. Una tonalità che in realtà appare alquanto metallica ed ovattata, ma che paradossalmente ricalca quello che era il reale tono di voce di Warhol, che per tutta la sua vita ha giocato sul concetto di identità, nascondendosi dietro vari alter ego. A livello concettuale, dunque, questa docuserie è ciò che maggiormente si avvicina alla filosofia di vita e artistica di Warhol e, in questo senso, si può dire più che riuscita.

ANDY E GLI ALTRI


Quello che appare maggiormente forzato e retorico, invece, è tutto il resto. I sei episodi di cui si compone lo show sono disposti in ordine cronologico. Si assiste dunque all’infanzia di Warhol, al successo newyorkese della Factory passando al momento forse più tragico della sua esistenza (l’attentato nei suoi confronti da parte di Valerie Solanas) fino agli ultimi giorni di vita.
In questo lasso di tempo l’attenzione è rivolta principalmente sulla vita privata dell’artista. Il che è normale essendo il tutto basato sui suoi diari intimi, ma in questo modo l’elemento che risulta più sacrificato è proprio l’arte di Warhol. L’attenzione è quasi tutta concentrata sulle storie d’amore (vere e/o presunte) di Warhol, da Jon Gould a Jed Johnson passando per Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Un’attenzione quasi maniacale e ossessiva per la vita dell’artista che, solo in alcuni momenti, appare coerente con il percorso artistico del personaggio. La figura di Warhol viene ridotta ad un’opera monotematica, non aggiungendo nulla al discorso in merito alla grandezza dell’artista.

L’UOMO-L’ARTISTA


Non che manchino certamente riflessioni sull’arte di Warhol. Ma queste vengono relegate ai commenti fatti da quei pochi curatori e artisti (innumerevoli da commentare in una sola recensione) che prendono parte alla docuserie.
Per il resto l’attenzione è tutta concentrata sul “contesto sociale” che circonda Warhol e sui personaggi che ruotano attorno a lui. Vengono affrontate varie tematiche legate all’omosessualità e quindi la storia della nascita del movimento per i diritti americani, fino ad arrivare all’inevitabile declino dovuto al proliferare dell’AIDS. Tutto questo però mescolato in maniera abbastanza confusa con la vita dell’artista.
L’attenzione sull’uomo-Warhol appare fin troppo preponderante rispetto all’artista-Warhol. Il che potrebbe anche essere interessante per gli appassionati di biografie (poco però per gli amanti della storia dell’arte), ma anche in questo caso la sensazione finale è che tutto questo sia più frutto del riflesso di Ryan Murphy sulla storia di Warhol e quindi ben poco “oggettivo” nonostante l’intento di dare un ritratto a 360° dell’artista.
Un’operazione fin troppo “falsa”, perfino per un’amante della falsità come lo stesso Warhol.

…THEM ALL!


 

Smoke Signals 1×01
Shadow: Andi & Jed 1×02
A Double Life: Andy & John 1×03
 Collab: Andy & Basquiat 1×04
15 Minutes 1×05
Loving the Aliens 1×06

 

Una docuserie dai toni prettamente agiografici che tuttavia non sembra cogliere il punto sulla grandezza artistica di Andy Warhol. Rimane comunque un bell’esperimento che mescola materiali d’archivio, ricostruzioni in studio e uso dell’AI per “ricreare” materialmente Andy Warhol. E già solo per questi motivi, merita comunque un’occhiata.

Quanto ti è piaciuta la puntata?

Nessun voto per ora

Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

Rispondi

Precedente

The Last Days Of Ptolemy Grey 1×01 – ReggieTEMPO DI LETTURA 4 min

Prossima

Peaky Blinders 6×03 – GoldTEMPO DI LETTURA 6 min

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.