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The Good Wife 5×08 – The Next MonthTEMPO DI LETTURA 3 min

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Il mese dopo la guerra è movimentato, confusionario ma allo stesso tempo eccitante perché ormai quel che è fatto e fatto e non resta che rimboccarsi le maniche e ricominciare. Si riparte dunque, non solo per la Florrick&Agos ma anche per la Lockhart&Gardner o meglio, per la LG: nuova sigla, dritta e immediata che dovrebbe essere più confortante, dovrebbe rassicurare i clienti e allo stesso tempo attrarne di nuovi, lo studio sta crescendo e New York è vicina.
Dietro quest’apparente tecnica pubblicitaria c’è in realtà l’odio viscerale di Will che ormai da un po’ di episodi si sta manifestando in più modi possibili, come una carica in più che spinge l’avvocato dove fino ad ora non aveva bisogno di arrivare, ma che adesso sente un traguardo necessario per sé stesso solo ed esclusivamente per beffa di Alicia.

E mentre Will si strugge per Alicia (e si Isabel, David Lee non mente), Mrs Florrick ha ben altro a cui pensare e felice come una ragazzina che inizia ad emanciparsi riesce a mandare avanti un caso (pro bono) e un gruppo di soci senza badare alla pattumiera in cui attualmente esercitano, ma non è più il salotto di Alicia e questo è quanto basta.
L’episodio ha l’enorme pregio di essere movimentato e ritmato, molto più dei due precedenti che al contrario erano inevitabilmente di stasi dopo lo scoppio della bomba, ma soprattutto vediamo il ritorno attivo di diversi personaggi che in questa quinta stagione fino ad ora erano stati troppo nell’ombra: mi riferisco ovviamente a Robin, divertente ed incisiva allo stesso tempo, si è fatta valere facendo parlare il suo lavoro, anche sporco ma qualcuno deve pur farlo e non può essere sempre Kalinda (“You don’t need to be me”). Altro personaggio trascurato e che in parte viene riscattato nella puntata è Cary. Ci saremmo aspettati molto da lui, infondo è uno dei due soci intestatari della Florrick&Agos e per quanto Alicia sia il motore della guerra, Cary ne è sempre stato parte fin dall’inizio ed un essere messo da parte negli affari dello studio non è giustificabile, specie se al posto delle imbarazzanti scene tra Will e la sua bionda potremmo vedere Cary.

Il ritorno di Natalie non era tanto atteso, devo ammettere di non aver mai sopportato la sua pseudo relazione con Eli nella seconda stagione; storyline troppo melensa e out of character e comunque sarebbe molto meglio vedere Eli in altre faccende che non siano quelle di cuore, dall’inizio della stagione ha vagato senza una collocazione precisa ed è un gran peccato per forse il miglior personaggio della serie.

Nota positiva è sicuramente il caso della settimana: l’oggetto in questione, ovvero l’immigrazione, visto e asilo politico, fornisce il là per una serie di giravolte legali, una corsa contro il tempo passando da una corte all’altra per impedire che Tomas Ruiz metta piede sul suolo messicano ed essere vittima di un potente malavitoso che lo aspetta al varco. Il caso è molto interessante: è chiaro a tutti che l’uomo rischia la morte, ma nessuno può farci nulla perché in ogni corte passata da Alicia e Cary la materia non è ambito di applicazione e nessun giudice ha il potere di fermare il rimpatrio.

 

PRO:
  • Caso della settimana
  • “So, do we have a Yoko Ono problem here?”
  • Howard e i suoi simpatici siparietti
  • Robyn: impetuosa affermazione del suo personaggio
  • Episodio più ritmato rispetto ai due precedenti
  • Movimento dei vari personaggi, alcuni rimasti fermi da inizio stagione
  • Il giudice “Bob Dylan”
  • A fine episodio rivediamo il piccolo stereo regalato ad Alicia dal personaggio di John Noble nella scorsa stagione
CONTRO:
  • Peter e Marilyn: c’è stato un momento tra i due inequivocabile
  • Faccende politiche e non di cuore per Eli per favore!
  • Will e Isabel
  • LG?

Dopo due episodi di stasi torna il ritmo forsennato alla quale ci ha abituato The Good Wife.

VOTO EMMY

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