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The Great 1×01 – The GreatTEMPO DI LETTURA 4 min

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Huzzah!

Già l’asterisco che compare nella schermata iniziale, rimandando alla dicitura “an occasionally true story“, la dice lunga sul tono che lo show vuole assumere.
La giovinezza di Caterina di Russia viene infatti trattata con passo leggero ed uno stile satirico paragonabile, per certe perle di umorismo britannico, a diverse trasposizioni effettuate in questi ultimi anni delle opere di Jane Austen. Basta vedere come vengono rappresentati corte e cortigiani dello zar, o meglio ancora il tentativo di suicidio, brillantemente sventato dalla serva nel finale di puntata.
Rispetto ad un’altra miniserie dedicata alla grande zarina, concentrata però sugli ultimi anni di vita della sovrana, qui ci sono minori pretese di rappresentare su larga scala il quadro generale degli eventi e forse anche di esattezza storica.
La narrazione si concentra su pochi personaggi. Innanzitutto c’è la protagonista, fanciulla colta, arrivata in Russia dalla natia Pomerania con la testa piena di sogni rosa, destinati ben presto a crollare dopo l’incontro con il marito, zar Pietro, il quale aggiunge alla propria stupidità e noncuranza generale un tocco orripilante tutto particolare, perché, ad esempio, tiene il corpo mummificato della madre esposto in una teca di vetro e vi si reca in visita regolarmente. Nel Settecento vi era effettivamente l’uso, presso le famiglie aristocratiche, di non seppellire i morti, ma di lasciarli esposti. Di solito, però, a questo scopo veniva scelta una cripta, o un’apposita cappella.
All’augusta e male assortita coppia fanno da contorno Miral, battagliera nobildonna degradata a serva della zarina e soprattutto l’arcivescovo, a cui è delegato il potere di decidere cosa è lecito e cosa no in ambiti che vanno ben oltre la sfera delle faccende strettamente ecclesiastiche e di culto. Un po’ più in disparte, c’è il bistrattato generale Velementov. Dovrebbe infatti esserci in corso una guerra contro la Svezia, il condizionale è d’obbligo in quanto gli echi del mondo giungono assai ovattatati nell’ambiente della corte, dove quasi nessuno si interessa di politica o di filosofia. Per fortuna ci sono le eccezioni, come il conte Orlov, timido colle donne ma grande studioso, qui interpretato dall’attore anglo-indiano Sacha Dawan in nome della rappresentazione della diversità.
Questa scelta di circoscrivere l’ambiente e il numero di persone che si muovono al suo interno si rivela, almeno per quanto riguarda il pilot, vincente. Il limitato numero di figure introdotte, oltre a facilitare la comprensione da parte dello spettatore, si sposa bene con la rappresentazione della corte di Russia come ambiente molto limitato dal punto di vista mentale e culturale, del tutto impervio, per esempio, alle idee illuministe sull’istruzione in generale e della donna in particolare, tema invece molto caro a Caterina.
L’azzeccata chiave di lettura è tutto merito di Tony McNamara, il quale ha sviluppato per Hulu questa miniserie a partire da una sua opera teatrale.
Elle Fanning non ha sicuramente la consumata esperienza di Helen Mirren, per quanto sia lei e sia il suo partner di scena, Nicholas Hoult, recitino sin dalla più tenera età, ma risulta efficace nel rappresentare, in una cinquantina di minuti, il passaggio di una ragazza dalle dolci fantasie, ancora un po’ infantili, alla spietata durezza di chi si prepara a regnare. L’inquadratura finale di lei in primo piano dice tutto, soprattutto se messa a confronto con quelle iniziali, sull’altalena.
Everybody wants to rule the world” dichiara l’inconfondibile voce di Patty Smith, prestata per l’occasione all’omonima canzone dei “Tears For Fears”. Il potere piace anche alle donne. Già nel finale di questo pilot si sono presentate le avvisaglie di quello che dovrebbe essere il tema principale dello show: la congiura di cui Caterina si metterà a capo per spodestare il marito.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tono umoristico
  • Scelta di rappresentare un quadro limitato
  • Madre mummificata nella teca di vetro

 

La scelta della chiave satirica, pure nel narrare pagine di storia cupe e tragiche, dona al prodotto una compattezza stilistica decisamente apprezzabile. Gli interpreti principali sembrano proprio fornire adeguate garanzie di mantenere sino alla fine le buone premesse. Certo il prodotto non è per tutti, per il modo esplicito in cui vengono trattati certi argomenti, perché richiede di apprezzare un certo tipo di umorismo e, forse, anche una certa conoscenza pregressa della storia. Se giungerà alla fine bene come è cominciato, però, potrà riservare agli spettatori molte soddisfazioni.

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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