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The Handmaid’s Tale 3×09 – HeroicTEMPO DI LETTURA 4 min

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TheHandmaidsTale 3x09Il punto di forza di The Handmaid’s Tale è, da sempre, l’immagine. Una serie piena di silenzi significanti, dove la maggior parte delle volte il colpo al cuore proviene da ciò che non viene detto più che dai dialoghi parlati. Ogni scena è curata così minuziosamente nel dettaglio da rappresentare, pur nella sua staticità, un flusso di considerazioni, emozioni e prese di coscienza che difficilmente si trovano in altri lidi senza tramutarsi sotto forma di spiegone.
In The Handmaid’s Tale tutto parla senza che nulla venga pronunciato, anche il solo accostamento di colori non è mai causale: questo dualismo tra il rosso delle ancelle e il verde padronale che viene spesso richiamato all’occhio, ricorda costantemente il mondo in cui la serie ci ha catapultato. La dittatura di Gilead è misogina e classista: il potere non è nemmeno concesso al più forte, ma al più fortunato. Appartenere o meno ad una classe piuttosto che ad un’altra è un lancio della moneta e forse nemmeno piegarsi alla dottrina e alla religione del potere dominante può portare chissà quali benefici in un mondo fatto di apparenza e finzione, dove c’è già chi ha deciso lo stato delle cose (basti pensare alla povera Ofmatthew, totalmente devota alla sua patria e abbandonata completamente a se stessa come un cane).
In questa dicotomia tra schiavitù e potere si inserisce per la prima volta una nuova considerazione: il rosa candido delle bambine che stanno, di lì a poco, per sviluppare l’apparato riproduttivo. Ancora collocate in un colore tenue, fanciullesco, le giovani ragazze sono ignare del mondo in cui si stanno affacciando che le considera solo come un organo, indispensabile e necessario per mandare avanti la specie. Tutto ciò a ricordare, come sopra detto, che Gilead è un governo misogino dove la donna è serva del padrone. E in questo non c’è nessuna differenza tra rosso e verde: June e Serena sono entrambe private della propria libertà ed entrambe ne sono perfettamente consapevoli, semplicemente Serena ha scelto deliberatamente di sottomettersi, June è stata costretta. E così vale anche per Zia Lydia e tutte le Marte.
La regia, il focus su ogni scena carica di emotività ed empatia rendono la serie Hulu un prodotto veramente sopraffino. Ogni episodio è visivamente disturbante, a partire dallo stupro praticato nell’indifferenza totale fino al dolore fisico e psichico di June in quest’ultimo episodio, costretta a dover pregare in ginocchio giorno e notte per una persona che l’ha allontanata sempre di più dalla figlia. Eppure, sul finire di puntata June riacquista la lucidità persa e riscatta la propria coscienza. In questo racconto misogino di donne, narrato dalle donne, June capisce che non è mettendosi l’una contro l’altra che si uscirà vivi dall’inferno, ma unendo le forze sotto l’unica speranza che le accomuna tutte quante, quella che i bambini possano conservare un’infanzia fatta di arcobaleni e non di colori discriminanti.
L’irresistibile punto di forza della serie è purtroppo bilanciato dalla pecca più grande, rappresentata dalla presunzione degli autori di sapere di star mettendo in scena una serie di qualità. Questa presunzione di fare una serie oggettivamente bella, fa sì che la stessa possa proseguire inarrestabile senza muovere un passo verso la trama orizzontale. Purtroppo il giudizio finale sul prodotto risente di quest’attitudine della serie di stagnarsi nel racconto. Per quanto ogni scena sia uno schiaffo di realtà, non bisogna dimenticare l’intrattenimento: che The Handmaid’s Tale fosse una serie che si è sempre presa i suoi tempi nella narrazione a favore di un alto livello qualitativo lo abbiamo sempre saputo e accettato, tuttavia questa terza stagione fatica davvero a tenere lo spettatore attaccato allo schermo. Il problema non è la lentezza, di cui si è ben consci, ma il focus della trama che non pare ben definito. June è rimasta volontariamente a Gilead per Hannah, ma tutta la stagione si è concentrata su altro e, adesso, pare che i piani di June siano mutati nuovamente, con la promessa fatta ad Ofmatthew.
Anche il racconto politico sembra ormai essersi perso: sappiamo tutto della dittatura di Gilead, sulla schiavitù delle ancelle e sulla filosofia del potere, occorre pertanto un cambio di rotta e di narrazione per portare la serie nuovamente al primo posto nella scena seriale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Soundtrack
  • Regia e potenza scenica, una resa sempre ottima
  • Episodio visivamente ed emotivamente disturbante
  • The Handmaid’s Tale è una serie raccontata dalle donne e dai loro colori
  • Non è tanto la lentezza, quanto il cambio di focus di volta in volta a stancare lo spettatore
  • Rapporto Serena – June si è stagnato diventando ripetitivo e superfluo
  • L’aspetto politico si sta pian piano perdendo
  • La serie pecca di troppa vanità

 

La bellezza scenica e la qualità di The Handmaid’s Tale non possono perdersi in un racconto che ormai ha messo le radici nel fango, correndo il rischio che la serie diventi una celebrazione di se stessa.

 

Unfit 3×08 ND milioni – ND rating
Heroic 3×09 ND milioni – ND rating

 

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1 Comment

  1. Secondo me la puntata è sconfinata nella noia più assoluta, si prende tempo perché non si sa più dove andare a parare…
    qualsiasi altra ancella al posto di June sarebbe finita al muro, mentre a lei è concesso aggredire una delle mogli di un comandante senza pagarne le conseguenze.

    Andiamo sempre peggio qui. Se ci sarà una prossima stagione, dovrà necessariamente essere l’ultima, perché si rischia proprio di cadere nel ridicolo.

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